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venerdì 23 marzo 2007

Fotovoltaico: il film sottile

La nuova tecnologia sul fotovoltaico si chiama "film sottile". Essa è formata da una pellicola trasparente a base di telloruro di cadmio, racchiusa fra due lastre di vetro, che cattura i raggi del sole producendo elettricità.

Rispetto alle celle fotovoltaiche al silicio, il film sottile costa molto meno ed ha una capacità di assorbimento dell'energia solare pari al 12%, contro l'8% dei pannelli tradizionali.

Non molto, ma avanti così si migliorerà ulteriormente.

Questa tecnologia garantisce buone performances pur in presenza di tempo nuvoloso e per elevate temperature dei moduli.

Uno dei più grandi impianti al mondo dove si è deciso di usare celle in film sottile (CdTe) si trova a Meiring, in Germania, dove la Epuron, azienda leader nelle energie rinnovabili ha installato 28.500 moduli di First Solar pari a 1,78 MW su un'area di oltre 6 ettari. L'impianto, costato 7 milioni di euro, è sufficiente al fabbisogno di circa 500 famiglie, con un risparmio sulle emissioni inquinanti pari a 1450 milioni di tonnellate di CO2 l'anno.

In Italia, è stato sperimentato un brevetto dell'Universita' di Parma, che ne ha migliorato ulteriormente l'efficienza e ridotto i costi. I pannelli sono stati sperimentati nei paesi mediterranei del Maghreb e del Medio Oriente. Quindi, e' stata avviata la produzione industriale, affidata alla lombarda Marcegaglia Energy.

Secondo uno studio del NIEHS (National Institute of Environmental Health Sciences) il cadmio, un metallo presente nel cibo, nell'acqua e nelle sigarette, distrugge il sistema di riparazione delle cellule fondamentale per prevenire il cancro. Il metallo, usato sopratutto per fare batterie, e' un noto cancerogeno e causa cancro ai polmoni nelle industrie che lo usano quando non vengono adottate adeguate protezioni.

Dice Wikipedia, a proposito del cadmio: Circa tre quarti della quantità di cadmio prodotta vengono usati nelle pile al nichel-cadmio, mentre il quarto rimanente è principalmente usato per produrre pigmenti, rivestimenti e stabilizzanti per materie plastiche.

Scrive Stefano - in un commento del post il film sottile: il cadmio è altamente tossico e rappresenta un problema sia in fase di lavorazione che di smantellamento, oltre alla (remota) possibilità di rilascio durante l'esercizio.

Risponde Luca - La tossicità del Cadmio è un problema reale, ma nei moduli al CdTe tale metallo si trova confinato e sotto forma di composti molti stabili (il telloruro appunto). Durante la lavorazione i rischi di diffusione di cadmio nell'ambiente sono ben controllabili e sono previsti piani di riciclo dei moduli che tra l'altro sono economicamente interessanti visto che il Tellurio è un metallo abbastanza raro e costoso.

Poi c'è Vil, che si lamenta che questi pannelli di terza generazione non sono ancora in produzione ne in commercio.

Avvalendomi d'Internet oltre che di riviste specializzate, cerchiamo allora di capirne di più su questa tecnologia.

Il film sottile oggi copre una fetta di mercato assai inferiore rispetto a quella del silicio cristallino, anche perchè la produzione su scala industriale è insufficiente. Questo impedisce d'altronde gli studi sistematici sull'impatto ambientale della tecnologia, oltre ad una mancanza di un database completo, come nel caso della tecnologia cristallina. Solo quando la tecnologia in film sottile inizierà a guadagnare quote di mercato significative, si potrà dire che questa lacuna verrà colmata.

Uno degli studi più approfonditi sull'argomento riguarda i moduli in CdTe (tellururo di cadmio) sviluppati dall'azienda americana First Solar.

Il Tellururo di cadmio, nel caso dei moduli in film sottile, nella sua forma metallica risulta essere una sostanza tossica che ha tendenza ad accumularsi nella catena alimentare, anche se il composto CdTe è da considerare più stabile di altri composti contenenti cadmio e non è solubile in acqua.

Tuttavia, nel caso dei moduli rotti, la dispersione ambientale di Cadmio si può considerare bassa. Inoltre, l'utilizzo di cadmio nei moduli fotovoltaici è piccolo (5-10 gr x m2) e il materiale è completamente incapsulato nei moduli.

Anche il rischio che il cadmio venga emesso in seguito a un incendio è limitata se si utilizza un incapsulamento a doppio vetro. Le emissioni di cadmio durante le fasi di produzione delle celle sono molte basse e quindi si può concludere che l'utilizzo nel fotovoltaico rappresenta un'ottima modalità di sequestro di questo elemento, che è un'inevitabile sottoprodotto nella produzione di zinco. First Solar attua già il ritiro dei moduli in CdTe usati e una linea pilota di riciclaggio ha dato dei risultati molto promettenti.

Difatti da indicatori per la tecnologia CdTe vengono confrontate le emissioni di Cadmio per diverse tecnologie e le emissioni dirette di Cadmio della tecnologia CdTe sono minime, in realtà questo elemento viene disperso nell'ambiente a causa dell'inquinamento prodotto nella produzione di elettricità da olio combustibile e carbone utilizzata per realizzare i moduli.

Come vengono riciclati i moduli - Nell'analisi dell'impatto sull'ambiente del fotovoltaico c'è tuttavia da considerare anche la fine del ciclo di vita dei materiali. Oggi il problema è relativo perchè le installazioni fotovoltaiche giunte alla fine del loro ciclo sono ancora poche ma, secondo alcune stime, nel 2040 si prevedono 33.5000 tonnellate di moduli usati contro le 290 tonnellate del 2010... Le installazioni fotovoltaiche sono considerati e-waste, rifiuti elettronici e tuttora non esiste una direttiva europea per lo smaltimento del fotovoltaico. In Europa è nata di recente una fondazione non profit dal nome PV Cycle, la quale si propone di realizzare un sistema certificato di raccolta, riparazione, riuso e riciclo dei dispositivi fotovoltaici usati.

Fonte: il professor €chos.com

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