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mercoledì 13 febbraio 2008

Un mondo in transizione



UN MONDO IN FASE DI TRANSIZIONE
 
Probabilmente viviamo in un  tempo di crisi, contrasti e rivolgimenti profondi, un tempo di trapasso  caotico verso un mondo possibilmente nuovo, diverso, ma non sappiamo ancora se  migliore o peggiore di quello esistente.

Da ogni parte del  globo, persino dagli angoli più remoti e isolati del pianeta,  provengono segnali che inducono a pensare che stiamo vivendo una fase  storica di transizione verso un'epoca in cui gran parte delle precedenti  categorie politiche, filosofiche, etiche e spirituali, potrebbero  essere rovesciate, quantomeno di senso.

Tanto per citare qualche esempio  banale ma efficace, un atteggiamento di carattere (ottusamente) protestatario  rischia di invertirsi nel suo valore opposto, ossia in un gesto  qualunquistico e reazionario. La ribellione si rovescia nel  suo termine contrario, l'obbedienza. Il (falso) progresso nasconde in  realtà un pericoloso regresso. La verità copre la menzogna.
E via  discorrendo.
A me pare che in questo  discorso risuoni l'eco di "vecchie", ma sempre attuali, riflessioni  pasoliniane come quelle contenute negli "Scritti corsari" e nelle  "Lettere luterane", pubblicate postume nel 1976. Nell'ultimo anno della  sua vita (nel 1975) Pasolini condusse, dalle colonne del "Corriere della  Sera" e del "Mondo", un'appassionata requisitoria contro l'Italia  del suo tempo, "distrutta esattamente come l'Italia del 1945″,  che per certi versi assomiglia in  modo raccapricciante all'odierna società italiana.

Muovendo  dall'analisi dei mutamenti culturali degli anni del "boom economico",  Pasolini rinveniva i segni e le testimonianze di un inarrestabile degrado:  "la crisi dei valori umanistici e popolari; le lusinghe del consumismo, più  forte e corruttore di qualsiasi altro potere; le distruzioni operate dalla  classe politica; un'invincibile e diffusa "ansia di conformismo"; le  mistificazioni di certi intellettuali autoproclamatisi progressisti."  

A conferma che la Storia non procede sempre in avanti: l'individuo e  la società possono (purtroppo) regredire.

Ebbene, cosa c'è di più  degradante ed inquietante dell'immondizia e della grave crisi sociale scatenata  dai rifiuti (e non mi riferisco solo alle attuali vicende, ossia alla drammatica  vertenza napoletana) che ha fatto emergere dai cumuli di immondizia e dalle  macerie civili, etiche e spirituali, una ben peggiore spazzatura, di  natura morale e politica?

Oggi servirebbe  probabilmente un nuovo grande Processo giudiziario contro l'attuale classe  politica dirigente a livello locale (in Campania) e nazionale.
Un processo di carattere penale, da celebrare nelle aule di un tribunale, come quello  suggerito e proposto da Pasolini nelle "Lettere luterane".

Il grande  Processo (la maiuscola, che lo apparenta a quello di Kafka, è stata scritta da  Pasolini) alla classe politica italiana (il "Palazzo" ), e rivolto  contro i "gerarchi democristiani", in particolare: "Parlo proprio  di un processo penale, dentro un tribunale."

I politici (a maggior ragione  anche quelli di oggi) dovrebbero essere "accusati di una quantità sterminata  di reati, che io enuncio solo moralmente […]: indegnità, disprezzo per i  cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con  i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione  straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid,  responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna […], distruzione  paesaggistica e urbanistica dell'Italia, responsabilità della degradazione  antropologica degli italiani […], responsabilità della condizione, come suol  dirsi, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria,  responsabilità dell'abbandono 'selvaggio' delle campagne…".
Cioè la  responsabilità di tutto, e quindi un processo imperniato su tutto  il mondo degli italiani del 1975 (e del 2008!). 

Tra i capi d'accusa appaiono  anche responsabilità di natura morale, più che penale: ad esempio la  "degradazione antropologica degli italiani", (tra)passati nel giro di  una generazione dalla campagna alla città, e sedotti dal consumismo, imposto  prima della costruzione di un tessuto sociale serio e civile.

"In ciò non  c'è niente di sfumato, di incerto, di graduale, no: la trasformazione è stata un  rovesciamento completo e assoluto." Una trasformazione alienante, brutale e  disumanizzante, insomma distruttiva.

Il Processo non doveva  essere un Processo di stampo kafkiano ― ossia simbolico, allegorico,  letterario e immaginario ― ad un Palazzo kafkiano (il Castello: un simbolo  allegorico, letterario e immaginario).

L'ipotesi pasoliniana puntava invece  alla realtà, con il solo difetto di essere espressa da un poeta-scandalo e in uno stile da poeta (iterazioni, anafore, iperboli), che non poteva avere né  rispetto umano né un ascolto scientifico: "Nessuno ha mai risposto a queste  mie polemiche se non razzisticamente, facendo cioè illazioni sulla mia persona.  Si è ironizzato, si è riso, si è accusato. Ciò che io dico è indegno di altro;  io non sono una persona seria."

Mi domando cosa  scriverebbe oggi lo "scandaloso" Pasolini contro gli scandali del  nostro tempo, contro lo scandalo di un territorio sommerso ed  infestato dagli scarti e dai veleni d'ogni genere, ma ancor più contro  lo scandalo di un'immondizia ben più fetida e nauseabonda, quella della classe  politica più inetta e criminale d'Europa.

Riflettendo sulle  possibili tecniche da adottare per risolvere l'angosciante problema che  turba un pò tutti (chi per un motivo chi per un altro, chi perché inquisito e  sotto inchiesta, chi perché sepolto da cumuli di pattume, e via  discorrendo) ho pensato che, se la raccolta differenziata è il metodo più  intelligente, facile, ecologico ed economico per smaltire i rifiuti, la vera  rivoluzione da compiere in futuro investe il modo stesso di produrre beni di  consumo, ridimensionando il tenore di vita materiale vigente nelle società  occidentali, eccessivamente consumistiche e distruttive.

Ovvero  attuando una drastica riduzione dell'opulenza e della produzione di  immondizia, che in tal modo è più facile da recuperare e valorizzare in  termini di materiale riciclabile.
 


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From: Lucio Garofalo <garofaloluc@tiscali.it>

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