La rivoluzione energetica è gia in atto.
Quale spazio si ritaglieranno le grandi aziende energetiche?
Giovedì 12 febbraio a Roma, presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio, un convegno organizzato da Kyoto Club in occasione del decennale della sua fondazione
Kyoto, transizione energetica, rinnovabili
Le grandi aziende energetiche verso Copenaghen e gli obiettivi 2020
La rivoluzione energetica è già in atto e ci troviamo di fronte ad un fase di rapido cambiamento del panorama energetico, anche se con risultati molto diversi tra i vari paesi.
Il settore dell'energia tradizionale in parte resiste (è il caso della Exxon), in parte si converte e punta a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel nuovo mercato che vede ancora la leadership dell'Europa, dove l'eolico nel 2008, in termini di nuova potenza installata, è al primo posto (35%), seguito dal gas (29%) e dal fotovoltaico (19%). Ma il fatto più eclatante riguarda il periodo 2000-2008: se consideriamo le variazioni nette della potenza elettrica installata in Europa in questo lasso di tempo, l'eolico si posiziona al secondo posto (45%), dopo il gas (68%) e il fotovoltaico è al terzo posto (7%). Le centrali nucleari, a carbone e ad olio combustibile hanno invece registrato un saldo negativo.
L'Europa primeggia nelle fonti rinnovabili, ma in questo comparto i paesi asiatici restano temibili concorrenti. Un nuovo slancio avverrà con il deciso ingresso nel settore degli Stati Uniti di Obama.
Gli attori di questa rivoluzione energetica saranno le start-up (o new companies, aziende produttrici di celle e moduli fotovoltaici, turbine eoliche, caldaie a biomasse, ecc.) che finora hanno fatta la parte del leone, le compagnie energetiche (spesso multinazionali) e le aziende con un diverso core business, ma che hanno ritenuto opportuno diversificare le proprie attività.
Il Kyoto Club in occasione del decennale dalla sua fondazione e per il quarto anniversario dell'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto organizza giovedì 12 febbraio un convegno a Roma proprio per analizzare il ruolo della seconda categoria di attori del processo di transizione energetica attualmente in marcia, cioè delle multinazionali energetiche operanti nel settore elettrico e delle fonti fossili.
Il convegno, dal titolo "Kyoto, transizione energetica, rinnovabili. Le grandi aziende energetiche verso Copenaghen e gli obiettivi 2020", si svolgerà presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio dalle ore 9,30 alle ore 13,30. Parteciperanno rappresentanti di diverse grandi aziende energetiche (Enel, Eni, Sorgenia, Edison, ecc.) che presenteranno le loro strategie presenti e future nel campo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Lo scopo è capire come si proporranno e che ruolo avranno i grandi gruppi energetici italiani nel periodo post-Kyoto, che inizierà il suo iter in dicembre a Copenaghen, e alla luce degli obiettivi vincolanti definiti per il 2020 dal pacchetto europeo energia e clima.
Per Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, "molte utilities, in parte per far fronte ad obblighi previsti dalle normative nazionali e in parte per diversificare la propria produzione, considerano ormai di importanza strategica il comparto delle rinnovabili e stanno incrementando notevolmente gli investimenti nell'energia verde, aumentando la quota di rinnovabili nel proprio portafoglio".
Nel settore petrolifero e delle fonti fossili, invece, dopo un forte interesse negli anni '90, le multinazionali non hanno ottenuto quei risultati dichiarati nelle loro campagne informative. "E' il caso di Shell, Bp e della nostra Eni – dice Silvestrini – che dopo un decennio da quel loro iniziale impegno, non hanno fornito quel contributo concreto ad una transazione energetica, forse anche per l'avvicendarsi di amministratori delegati che avevano creduto e imposto il cambio di strategia".
Per l'Italia ai fini del raggiungimento degli obiettivi europei al 2020 (17% dei consumi finali di energia) il ruolo di questi attori energetici sarà fondamentale. "Occorre un deciso innalzamento dell'attenzione di chi governa e delle imprese" conclude il direttore scientifico del Kyoto Club. "Va attivata perciò una politica chiara e decisa per scongiurare il riscaldamento del pianeta, e questa nuova rivoluzione può rappresentare anche una straordinaria opportunità per la nostra industria".
Per informazioni sul convegno: www.kyotoclub.org
Il Kyoto Club è un'organizzazione non profit nata nel 1999. E' costituita da oltre 200 tra imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali che hanno l'obiettivo del raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, attraverso iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione nei campi dell'efficienza energetica, dell'utilizzo delle rinnovabili e della mobilità sostenibile.
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