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- CUMUNICATU STAMPA -
ALLARME UNESCO: LA VERGOGNA DELL'ABBANDONO E DELLO SFRUTTAMENTO RICADA SUI POLITICANTI ASCARI
Sono proprio le cave di pomice di Lipari a preoccupare ed indignare la più alta autorità mondiale in fatto di cultura: gli scavi, lo sfruttamento, l'erosione continuano incessanti. A ciò si aggiunge la dissennata gestione turistica, e le tentazioni edilizie.
Non c'è che dire: un risultato aberrante per la classe politica italiana in Sicilia. Come al solito, si continua a ragionare secondo il vecchio adagio "passatu 'u Santu, passatu 'u scantu". I politicanti locali si producono in mille promesse pur di ricevere il prestigioso "marchio", salvo poi, come da consolidata prassi (anche e soprattutto nei confronti dell'elettorato), lasciar perdere tutto, permettendo un incancrenimento della situazione - non prima, però, di essersi fregiati dei "risultati ottenuti".
Ecco quali sono i risultati: il nostro patrimonio culturale e paesaggistico palesemente distrutto e dissennatamente sfruttato. Senza che gli artefici di tutto ciò provino assolutamente vergogna. Anzi: siamo certi che non mancheranno le indignate invettive contro questa "ingerenza esterna".
Certo, perché le istituzioni internazionali sono buone solo quando fanno comodo...ma non quando fanno ragionare, e dicono palesemente la verità negata, affermando che il Re è nudo.
La stessa Unesco, ad esempio, ha sancito l'individualità e la vitalità della Lingua Siciliana come idioma del tutto indipendente e florido. Cosa negata dallo Stato Italiano e dai parlamentari eletti in Sicilia o di origine siciliana.
Le elezioni sono passate da poche settimane, le promesse di cambiamento sono già sepolte nei cassetti. Cosa intendono fare i "nostri rappresentanti" ed amministratori, oltre a "prendere atto" ed "esprimere preoccupazione"?
Qui è in gioco non solo il prestigio della Sicilia, ma ciò che questo prestigio in millenni ha recato: una cultura ed un paesaggio unici al mondo. Che non possono prestare il fianco a speculazioni edilizie, incuria, abbandono, pregiudizio, italianizzazione delle politiche amministrative. La Sicilia, nel suo complesso, deve essere offerta al turismo di qualità: non c'è spazio per la massificazione qui.
Noi indipendentisti siciliani lo ribadiamo da tempo, anche per quanto riguarda l'ambito più strettamente produttivo, da quello agroalimentare a quello artigianale ed industriale. È la qualità, l'efficienza, la valorizzazione la chiave del progresso e dello sviluppo per la Nazione Siciliana.
Ma siamo al tempo stesso certi che questa strada da noi indicata (e tanto cara e gradita al Popolo Siciliano tutto) non potrà essere attuata dalla classe politica dei partiti italiani, dallo Stato Italiano colonizzatore e oppressore. Anzi, tali "metodologie di sottosviluppo", come da noi sottolineato in più occasioni, fanno parte di una strategia ben precisa che ha illustri precedenti: la colonie africane e asiatiche delle "potenze occidentali".
Ove, tanto in campo militare quanto in quello civile ed amministrativo, era consueto l'utilizzo di ascari, sepoy, gurkha, al soldo dell'oppressore.
I nostri ascari, sepoy, gurkha sono i poltronisti dei parlamenti di Palermo, Roma, Bruxelles.
A loro il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia aspira di sostituire una classe dirigente e politica del tutto nuova, votata al sacrificio per la Patria Siciliana. I membri di questa nuova generazione sono i giovani che, in Sicilia e all'estero, maturano le urgenti necessità della nostra terra. In cima, il raggiungimento, come sancito dall'inalienabile diritto di autodeterminazione dei popoli, in ambito culturale, sociale, economico e politico dell'agognata INDIPENDENZA NAZIONALE.
Concludiamo esprimendo tutta la nostra solidarietà e vicinanza al compagno di lotte indipendentiste Alessandro Lanza. Eoliano di nascita, da alcuni mesi, seguendo l'esempio dei grandi saggi e patrioti d'oriente, Alessandro si è votato al silenzio di protesta per la situazione in cui versano le sue amate isole. La sua protesta rischia di portarlo all'atrofia delle corde vocali.
Stesso destino che colpì un grande patriota, il leader sudafricano Robert Sobukwe, durante la prigionia in isolamento cui fu sottoposto (analogamente a Nelson Mandela, Walter Sisulu, Govan Mbeki) a Robben Island. Ironia della sorte, anche questo un sito proclamato "patrimonio dell'umanità" dall'Unesco.
Catania, 13 riustu 2006
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Andrea Finocchiaro Aprile, 1944



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