CIPSI E CHIAMA L'AFRICA ONORANO LA SUA MEMORIA: "CI HA INSEGNATO A SCOPRIRE LA DIGNITA' DELL'AFRICA, AD AMARLA, E A CERCARE FORME NUOVE DI COOPERAZIONE. DAVA VOCE AL SUO CONTINENTE. PROPONIAMO DI CREARE UNA FONDAZIONE INTERNAZIONALE PER NON DISPERDERE IL SUO ARCHIVIO".
Roma, 5 dicembre 2006 – "Insegnandoci la storia dell'Africa ci ha insegnato a scoprirne la dignità e a vedere in una dimensione diversa i problemi africani. Ci ha fatto capire che l'Europa della colonizzazione ha il dovere di restituire all'Africa ciò che per secoli le ha rubato, soprattutto la sua cultura, le sue tradizioni, la sua storia, oltre che le sue risorse. Con Ki-Zerbo, in definitiva, abbiamo imparato ad amare l'Africa, e amandola a cercare insieme con gli africani forme nuove di cooperazione. Ki-Zerbo lascia un archivio ricchissimo con migliaia di documenti inediti. Nella nostra ultima visita in Burkina Faso abbiamo preso l'impegno di non disperdere questo tesoro: stiamo valutando l'ipotesi di creare una fondazione a suo nome a livello internazionale". Questa la dichiarazione congiunta di Chiama l'Africa e del CIPSI – Coordinamento di 37 Ong e associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale – per onorare la memoria di Joseph Ki-Zerbo, scomparso ieri a Ouagadogou.
Lo scrittore e storico Joseph Ki-Zerbo - (Toma, Alto Volta, 21 giugno 1922), esponente dell'opposizione, considerato uno dei principali intellettuali africani – è morto ieri a Ouagadogou, Burkina Faso. Lo ha annunciato Etienne Traoré, docente di filosofia all'Università della capitale, che ad agosto scorso prese il suo posto come deputato in Parlamento, dove era stato rieletto nel 2001. Joseph Ki-Zerbo fu uno storico e politico di fama internazionale, uomo d'azione del Burkina Faso e fondatore del maggiore partito di opposizione del suo Paese.
Chiama l'Africa e CIPSI erano a lui legati da un rapporto intenso di stima, amicizia e stretta collaborazione. Ki-Zerbo ha inaugurato a Firenze la prima campagna di Chiama l'Africa –un tour attraverso l'italia per far conoscere il continente africano-, ha partecipato a due convegni, "L'Africa in piedi" oltre che a nostre altre iniziative. Chiama l'Africa lo incontrò nel novembre 2005 nella sua casa di Ouagadougou, in Burkina Faso. L'occasione si presentò grazie all'amicizia che lo legava da anni ad uno dei partecipanti al nostro viaggio di studio sul continente africano, Anastasio Ferrari, e nonostante le sue condizioni di salute precarie. Il Professore burkinabé dava lezioni di approfondimento e dava voce all'Africa. "L'unità africana è la vera priorità, senza la quale non ci sarà mai democrazia, perché senza un mercato interno africano non ci può essere il valore aggiunto che viene dalla lavorazione delle merci; e così non ci può essere la classe media che è alla base della democrazia. Ora abbiamo solo pochi ricchi che si arricchiscono sempre più, mentre le masse sono sempre più povere; in questo modo rimarremo sempre solo produttori di materie prime per gli altri; non "soggetti della nostra storia", ma "oggetti della storia degli altri". Un proverbio burkinabé dice che "I legni bruciano solo quando stanno vicini". Noi ora siamo divisi, e nessun paese da solo può farcela ad uscire dalla crisi. Dobbiamo riunirci per accendere il fuoco, solo allora potremo donare un colore nuovo all'arcobaleno della storia umana, il colore dell'Africa. Solo uniti potremo avere una personalità ed è in questo che abbiamo bisogno non tanto di aiuti economici, ma di ricostruire il tessuto delle relazioni.
"Meglio perdere il cappello che la testa" recita un proverbio, oggi l'Africa sembra più preoccupata del suo cappello che della sua testa e il rischio è quello dell'omologazione culturale. Senza unità africana avremo non solo povertà ma un continuo impoverimento e questo sta portando ad una urbanizzazione sempre più rapida che ha un duplice effetto negativo: spopola le campagne che invece avrebbero tanto bisogno dei loro giovani, e ingrossa le file dei disperati nelle città;
Un'Africa unita fa paura a molti. Ma noi non chiediamo più potere per dominare, ma solo per poter essere liberi e indipendenti davvero. Quanto ci vorrà? Nessuno può saperlo. Credo però che dobbiamo cercare di realizzarla nel medio periodo, in decenni, perché se ci adagiamo a ragionare sui tempi lunghi, sui secoli, forse non ci arriveremo mai".
Joseph Ki - Zerbo crebbe nel contesto rurale del suo villaggio natale, nella parte settentrionale del paese, figlio di Alfred Ki-Zerbo (da alcuni considerato il primo cristiano dell'Alto Volta) e Thérèse Folo Ki. Lo stesso Joseph affermò che l'ambiente contadino, nel quale trascorse i primi undici anni della sua infanzia, influenzò profondamente la sua personalità. La sua radice africana, la sua concezione di grande famiglia ed il suo rapporto con la natura affondano le origini proprio in quel periodo.
Ki-Zerbo pubblica diversi scritti inerenti la cultura e la storia africana; in tali pubblicazioni espone il suo pensiero e le sue idee sociali. Nel 1963 redige un manuale di didattico di storia e nel 1972 pubblica il celebre Histoire de l'Afrique noire, des origines à nos jours, opera di riferimento sulla storia africana in cui espone concetti rinnovati ed in antitesi con la descrizione riduttiva, discriminante e razzista in auge al tempo nella cultura europea.
Ki-Zerbo sostiene e comprova, nella sua opera, che l'Africa avesse raggiunto un elevato sviluppo sociale, politico e culturale prima del declino del continente determinato in buona parte anche dalla tratta degli schiavi prima dal colonialismo poi.
Tra il 1972 ed il 1978 Ki-Zerbo è membro del consiglio dell'UNESCO e lavora, per conto della stessa organizzazione, alla storia dell'Africa in otto volumi intitolata Histoire générale de l'Afrique. Nel 1980 fonda il Centro studi per lo sviluppo africano (CEDA) e sulla base di una attenta analisi critica dell'imperialismo conia il concetto di sviluppo endogeno. Con l'avvento di Thomas Sankara alla presidenza (1983-87), Ki-Zerbo fu costretto a lasciare il paese e condannato poi in contumacia essenzialmente per motivi politici, mentre la sua biblioteca di oltre 11.000 volumi venne saccheggiata. Nonostante i successivi ripetuti inviti di Sankara a rientrare in Burkina, vi ritornerà solo dopo la morte del giovane presidente.
Ki-Zerbo, storico e politico, ma soprattutto intellettuale africano che ha coniugato scienza e azione politica, non si è limitato a proseguire la carriera scientifica ma, attento osservatore degli avvenimenti, ha preso posizione per mutare l'ordine delle cose in Africa associando la dottrina con l'impegno quotidiano, impegnandosi per l'affermazione della democrazia in Burkina Faso e nell'Africa intera. " I suoi libri costituiscono punti di riferimento imprescindibili per la conoscenza della storia africana. Qualcuno ha scritto che il solo nome Ki-Zerbo è per molti africani e l'Africa un modo di andare alle fonti della propria identità. Oggi si terrà una veglia in sua memoria e giovedì dovrebbe essere seppellito nel suo villaggio natale a Toma, nella provincia occidentale di Nayala.
Nicola Perrone | Ufficio Stampa | Rivista Solidarietà Internazionale
Cipsi | Viale Baldelli, 41 - 00146 Roma | T 06.5414894 | F 06.59600533 | E rivista@cipsi.it | W www.cipsi.it
Nessun commento:
Posta un commento