Più fondi a ricerca e università?
Meglio cambiando le regole e formando nuova
classe dirigente fra gli scienziati
Palermo e Cambridge (14/11/07) - In Italia solo il 2 percento della popolazione considera gli scienziati e gli esperti come personalità guida della società, ovvero esponenti della classe dirigente. Gli scienziati vengono classificati come “gruppi sociali deboli” e la causa della loro bassa influenza starebbe nella mancanza di risorse e nel generale anonimato in cui opera la gran parte di loro.
Ora, un articolo del ricercatore del Cnr Mario Pagliaro appena pubblicato a Cambridge da Science in Context contribuisce a spiegare perché la scienza ha una reputazione così bassa in Italia. Come e perché si è venuta a creare questa situazione? E quali sono i rimedi per affrontarla al di là di un mero aumento dei fondi pubblici?
«Questa analisi – dice Pagliaro – è interesse diretto dei giovani ricercatori che desiderano che il loro Paese evolva da un sistema corporativo e opaco in uno capace di competere a livello internazionale per attrarre giovani di talento e risorse finanziarie».
L’articolo è un’analisi storica che prende spunto da come Marcello Carapezza e Alberto Monroy crearono a Palermo due centri di ricerca in geochimica e biologia dello sviluppo leader a livello internazionale. «Il compito dei ricercatori – dice Pagliaro -- è quello di agire sulla contemporaneità. Progettare e costruire per il presente guardando verso il futuro.
«Il fatto che da un lato imprese e comunità abbiano sete di soluzioni per lo sviluppo basate sulla ricerca, e che gli scienziati lavorino in isolamento è solo apparentemente paradossale. Perché in realtà ricercatori e docenti universitari italiani sono stati ‘formati’ allo specialismo e alla marginalità sociale».
Nell’articolo Pagliaro ricostruisce la vicenda scientifica ed umana di Carapezza e Monroy a Palermo e a Napoli, dove Monroy concluderà la sua carriera, fra gli anni ’50 e ’70 del ‘900. Racconta quindi la vasta attività pubblica di entrambi: le polemiche di Carapezza con Antonio Cederna; la critica dell’opera di Guttuso e Pirandello; il ruolo del Cnr, e quello del Partito comunista nelle cui liste Monroy sarà eletto al Consiglio comunale di Napoli.
Pagliaro recepisce le ricerche degli economisti Roberto Perotti e Luigi Zingales sull’inefficienza del sistema accademico italiano, ma obietta che al posto di una visione economicista dovremmo tornare: «ad una metodologia dell’insegnamento superiore che ispirava i professori negli anni ‘30 e che era basata sull’approccio che dovremmo insegnare il ragionamento, e non fatti. Perché così si apre la mente dei giovani: e solo così potremo formare gli scienziati polivalenti che servono alla nuova classe dirigente del Paese».
Coordinatore a Palermo delle attività del costituendo Institute for Scientific Methdology, Pagliaro insiste sulla necessità di comunicare le esperienze migliori di interazione feconda fra scienza e società. Recentemente ha quindi raccontato alla Scuola della Pubblica Amministrazione come la creazione della Soprintendenza del Mare della Sicilia o il formidabile censimento dei beni dello Stato appena realizzato dall’Agenzia del Demanio siano “opera di intellettuali italiani polivalenti che danno già oggi al Paese i contributi che, cambiando le regole di selezione dei docenti e l’approccio alla formazione superiore, potremo attenderci presto dalla comunità scientifica”.
L’articolo: Mario Pagliaro «“Of sea urchins, volcanoes, earthquakes... and engagement”: The lives of Marcello Carapezza and Alberto Monroy as a source of inspiration in facing the threats and the opportunities of Italy’s university system», Science in Context, 20 (2007) 679-691.
http://dx.doi.org/10.1017/S0269889707001494
Ulteriori informazioni:
Dr. Mario Pagliaro – Cnr
Tel: 328 628 03 99 – 091 680 93 70
E-mail: mario.pagliaro @ ismn.cnr.it
Il Gruppo di ricerca di Mario Pagliaro al Cnr:
www.qualitas1998.net/ismn <http://www.qualitas1998.net/ismn>



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