Comunicato Stampa 19 novembre 2007Inviato da:
Grandi potenzialità per l’incremento di raccolta e riciclaggio di rifiuti elettronici in Europa, secondo il rapporto delle Nazioni Unite
Il rapporto della United Nations University per la Commissione Europea evidenzia bassi tassi di raccolta e consapevolezza dei consumatori, nonché crescente necessità di armonizzare i provvedimenti legislativi.
Solo circa il 25% degli elettrodomestici di medie dimensioni ed il 40% dei grandi sono raccolti per recupero e riciclaggio in Europa, lasciando sostanziali possibilità di miglioramento, secondo lo studio effettuato da un consorzio coordinato dalla United Nations University per la Commissione Europea. I piccoli elettrodomestici, eccetto rare eccezioni, hanno invece un tasso di raccolta prossimo allo zero.
“Lo studio suggerisce un possibile tasso di raccolta nel medio-lungo termine di circa il 60% per piccoli elettrodomestici quali lettori Mp3 o asciuga-capelli, così come per apparecchiature di medie dimensioni quali Hi-Fi, microonde e TV e di circa il 75% per grandi elettrodomestici quali frigoriferi o lavatrici. Se implementati, tali tassi di raccolta porterebbero a raggiungere circa 5,3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici raccolti per il 2011, contro i 2,2 milioni attuali” dice Ruediger Kuehr, manager dello studio, dall’ufficio UNU di Bonn, Germania.
Lo studio prevede che i rifiuti elettronici crescano nell’UE27 (vedi http://europa.eu/abc/european_countries/index_en.htm), con un tasso annuo del 2,5 – 2,7%, dai circa 10,3 milioni di tonnellate generate nel 2005 (circa un quarto del totale mondiale) a 12,3 milioni nel 2020.
La Direttiva RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) stabilisce un tasso di raccolta obiettivo di 4 kg ad abitante. In ogni caso lo studio evidenzia grandi differenze negli attuali tassi di raccolta tra i diversi Stati Membri. Tuttavia, mentre può essere facilmente conseguito dai paesi con maggiori disponibilità economiche ed infrastrutture, l’obiettivo di 4 kg per abitante rappresenta un target impegnativo per i nuovi Stati Membri.
I bassi tassi di raccolta attuali, in parte dovuti a scarsa consapevolezza dei consumatori, rappresentano uno dei motivi di preoccupazione secondo Steve Ogilvie, di AEA Technology, che ha calcolato l’ammontare di apparecchiature elettroniche che diverranno rifiuto nei prossimi anni.
“Ci sono chiari benefici per l’ambiente nel raccogliere e trattare ogni tipologia di rifiuto elettronico” dice Jaco Huisman, di UNU, l’autore principale dello studio. “I molteplici benefici variano tuttavia nel raccogliere e riciclare le diverse tipologie di apparecchiature, dalla riduzione delle emissioni di sostanze tossiche, alla preservazione delle risorse naturali, dalla riduzione dell’utilizzo di energia, alla prevenzione di emissioni responsabili del surriscaldamento globale e del buco nell’ozono. Raccomandiamo quindi target di raccolta differenti in funzione delle diverse tipologie di apparecchiature”.
“Per esempio, in cima alle priorità dal punto di vista ambientale c’è il controllo dei cloro-fluoro-carburi (CFC) nei vecchi frigoriferi” dice Jaco Huisman, che ha condotto l’analisi ambientale nello studio. “Aumentando il tasso di raccolta dal 27%, ufficialmente dichiarato nel 2005 nell’UE27, al 75% suggerito entro il 2011 sarebbero non solo ridotti gli agenti chimici responsabili dell’allargamento del buco nell’ozono, ma si preverrebbe anche l’emissione di circa 34 milioni di tonnellate di CO2”.
Aumentare il tasso di raccolta è anche un elemento chiave per prevenire emissioni di sostanze tossiche. Una stima di 4,3 tonnellate di mercurio è contenuta nei circa 660 milioni di lampade a basso consumo vendute in Europa nel 2006, e ulteriori 2,8 tonnellate sono contenute nei pannelli LCD.
“I consumatori devono dare il loro contributo per garantire controllo su tali sostanze tossiche, in particolare disfandosi delle apparecchiature a fine vita in modo tale che giungano ad operatori qualificati per il loro trattamento” dice il dottor Huisman.
Lo studio evidenzia come le aziende del mondo dell’elettronica e gli altri attori coinvolti vedano una chiara necessità di maggiore consistenza ed armonizzazione in merito ai requisiti legislativi e alle attività di registrazione e reporting, così come una maggiore consapevolezza degli attori coinvolti in merito alle loro specifiche responsabilità. Un gran numero di piccole e medie aziende è ancora all’oscuro degli obblighi di legge.
“Il nostro studio evidenzia un onere economico nell’UE27 per le attività di registrazione e reporting di circa 40 milioni di euro all’anno, assumendo una base di 8 ore necessarie per la compilazione di ogni report” dice Federico Magalini, di UNU, responsabile della valutazione economica. In ogni caso la preoccupazione per l’aspetto economico è minore rispetto al disagio di aziende operanti in tutti i paesi dell’Unione Europea dinnanzi all’onere di compilare almeno 72 report diversi ogni anno.
“I costi di raccolta e riciclaggio sono stimati in crescita dai circa 0,76 miliardi di euro del 2005 fino ai 3 miliardi del 2020, e variano da categoria a categoria” dice il dottor Magalini. “Per i grandi elettrodomestici quali lavatrici o piastre per la cottura, il costo maggiore è dato dal trasporto. Per frigoriferi e congelatori il trattamento da origine ai costi maggiori”.
“Il valore crescente di componenti o materiali recuperati ha reso il riciclaggio più attraente economicamente” ha aggiunto.
In parole povere il maggior miglioramento dal punto di vista ambientale e la più alta eco-efficienza possono essere raggiunti passando da un approccio orientato ai prodotti ad uno, più sensato, orientato alle categorie di rifiuto, dice il dottor Huisman.
Altre importanti condizioni di successo che sono state identificate nello studio sono:
- Una maggior attuazione degli elementi chiave della legislazione a livello europeo e nazionale in merito a tutte le procedure organizzative ed operative per gli attori coinvolti, con particolare enfasi riguardo la messa al bando di ogni spedizione illegale di rifiuti;
- Differenziazione di requisiti legislativi e responsabilità chiave degli attori dagli standard operativi;
- Semplificazione ed armonizzazione dei provvedimenti legislativi nei diversi Stati Membri;
- Promozione della consapevolezza dei consumatori per stimolare un maggior tasso di raccolta delle apparecchiature dismesse;
- Rimozione dell’artificiale e annosa differenziazione tra prodotti B2B e B2C e tra rifiuto storico e nuovo sia per ragioni di semplificazione che ambientali.
“I prodotti elettronici hanno un grande impatto positivo sulle nostre vite” dice Konrad Osterwalder, rettore della UNU. “In ogni caso la loro crescente disponibilità e facilità di acquisto li rende allo stesso tempo in crescente problema ambientale, che noi tutti, in prima persona, dobbiamo affrontare. Il vecchio detto – riduci, riusa, ricicla – calza particolarmente bene ai rifiuti elettronici”.
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Background
La Commissione Europea ha stipulato un contratto con la UNU perchè contribuisse al processo di revisione della Direttiva 2002/96/EC sui RAEE, previsto per il 2008. Questo progetto è stato condotto dal Focal Point europeo del Zero Emission Forum, con sede a Bonn, presso l’istituto per l’ambiente e la sicurezza umana della United Nations University.
Partner dello studio sono stati AEA Technology (Regno Unito), Gaiker (Spagna), Regional Environment Centre for Central and Eastern Europe (Ungheria) e Technical University Delft (Paesi Bassi).
Portato a termine tra Settembre 2006 e Agosto 2007, obiettivo dello studio è stata la valutazione di opzioni per lo sviluppo della Direttiva RAEE. I due punti fondamentali del lavoro sono stati:
- Valutazione dell’implementazione della Direttiva RAEE negli Stati Membri, con particolare attenzione agli aspetti ed impatti ambientali, economici e sociali;
- Sviluppo di opzioni legislative e non per il miglioramento dell’efficacia ambientale, l’efficienza economica e la semplificazione della Direttiva.
Lo studio condotto dalla UNU ha implicato una serie di questionari e più di 180 interviste con attori coinvolti nella raccolta e riciclaggio, combinate con una estensiva review di informazioni esistenti al fine di creare una solida e completa base dati, rappresentativa della situazione attuale in Europa.
Un dettagliato database con più di 350 fonti bibliografiche è stato creato, unitamente ad con un modello aggiornato per la valutazione ambientale ed economica, comprendente le 64 sostanze maggiormente rilevanti, la loro destinazione lungo la supply chain, i 31 più rilevanti processi di recupero, riciclaggio e smaltimento, 15 diversi indicatori per l’impatto ambientale e i principali costi dalla raccolta allo smaltimento finale.
United Nations University
Creata dall’Assemblea Generale dell’O.N.U. ne 1973, la United Nations University rappresenta una comunità internazionale di studiosi impegnati nella ricerca, in training avnazato e nella diffusione di conoscenza correlati a rilevanti problemi globali. Le attività si focalizzano principalmente sulla pace e sulla risoluzione dei conflitti, sullo sviluppo sostenibile e sull’utilizzo della scienza e della tecnologia per contribuire al benessere dell’uomo. L’università ha un network globale di centri di ricerca ed addestramento post-laurea, con sede centrale a Tokyo.
UNU è co-fondatore di StEP Initiative (Solving the E-Waste Problem. http://www.step-initiative.org) e svolge la funzione di segretariato. StEP rappresenta un’iniziativa multi-stakeholder che svolge ricerca applicata lavorando a soluzioni olistiche e globali per il problema dei rifiuti elettronici.
Per maggiori informazioni:
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Andrea Pietrarota
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