Il " FILOSOFO" CORONA TRATTA UN ARGOMENTO CHE SCUOTE LE COSCIENZE DI OGNI CITTADINO.
L'ARGOMENTO E' QUELLO DI ELUANA.
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ELUANA
di Giuseppe Corona
Quella di Eluana è vicenda destinata a scuotere nel profondo l'animo del nostro paese e a metterlo, ben più di una pur grave crisi economica, di fronte a una prova difficile dalla quale esso uscirà o, definitivamente, al seguito di una deriva modernista indifferente davanti ai più sconvolgenti dilemmi e misteri della vita e dell'uomo oppure, temprato da una nuova temperie dello Spirito che davanti a questi dilemmi e misteri smetta di arretrare per lasciarli penetrare nella carne, offerti alla contemplazione del loro abisso.
Decisivo sarà se ognuno di noi saprà rifuggire dalla pedante e ipocrita disputa legalistica e costituzionalistica, premessa per ogni politica politicante, se lo spirito autentico del Nazareno, non gli sbiaditi rituali che lo celebrano, saprà aiutarci e tenerci lontani dalla disputa dei dottori.
Capiremo noi che in gioco non è qualche articolo della Costituzione, che può ben andare al diavolo, ma il cuore del mistero umano, il mistero del dolore e della morte?
Se non lo capiremo, saremo irrimediabilmente perduti. Che non si avverta, nella vicenda di Eluana, il bisogno di una pausa di riflessione, perché il paese possa raccogliersi in un intimo colloquio, profondo e rispettoso, per venire a capo di simili, terribili enigmi, è qualcosa che dovrebbe fare vibrare nel profondo un sentimento, non di indignazione, ma di autentica e radicale ribellione dello Spirito. Se ancora esistono Spiriti nobili!
La mancanza di un simile avvertire fa il paio con l'atteggiamento dell'Occidente, in particolare dell'Europa, di fronte ad un'altra questione simbolo che, in questi giorni, dovrebbe scuoterci e, invece, ci lascia indifferenti: il mistero dell'ebreo e del suo Olocausto, mentre il vicino costruisce la bomba atomica per l'ennesima "soluzione totale".
Il decreto governativo poteva servire allo scopo e la motivazione che ne ha dato il capo del governo era, per l'appunto, questa. Per chi ha avuto il coraggio di ascoltarlo in umiltà.
Ma i dottori e trafficanti della politica preferiscono affilare i coltelli del diritto e della manovra politica per giocarsi la solita partita al bar, sperando di guadagnarsi la solita posta e, in vanto, esporla agli avventori.
La posta è, invece, l'Ethos del paese. Chi lo definisce? La comunità e chi la regge, o il "privato" come con tanta petulanza argomentano i nipotini di chi in nome dello Stato credette di poter stritolare e dannare popoli, razze e individui? Che tanto si scandalizzano per la "privatizzazione" del gas o dell'acqua, mentre non esitano a privatizzare il dibattimento intorno al destino dell'uomo, che solo il modo con cui affronta i misteri della vita e della morte segna? O lo definisce un'arida e algida sentenza di un magistrato, in un paese, peraltro, in cui i magistrati avanzano di carriera per anzianità o per camarille correntizie, senza alcuna verifica popolare?
L'Occidente gaudente decide ormai tutto in punto di diritto e di tecnica. Ma con il diritto e la tecnica si può concedere il permesso a tutto, anche il diritto di abolire il dolore.
Abolire il dolore, è quanto vuole con tutte le sue rimanenti forze questo Bhudda nevrastenico e stremato del super tecnologizzato Occidente, che, nella ricerca frenetica di droghe, anestetizzanti e ansiolitici, rifiuta la vita e crede di servirla.
Bhudda, però, ben altra cosa era: era un nobile, grande sofferente che si ritirò nei boschi e non decideva della vita e della morte degli altri. Qui il Nirvana del diritto totale e della tecnica è plebeismo, l'ubriacatura degli sconfitti.
Ma che ne è dell'uomo senza il dolore, che cosa, senza il dolore, delle sue più profonde e sublimi gioie?
Non chiamo a sostenermi Dio, merce avariata e screditata, chiamo in soccorso l'ateo, il più grande ateo dei tempi moderni: "Bada, uomo, bada!/ Che dice mai la mezzanotte fonda?/ Io dormivo, dormivo,/ Mi son svegliata da un sonno profondo:/ Profondo è il mondo,/ Oh sì, assai più che non credesse il giorno./ Profondo il suo dolore/ Ma più del duolo, profonda la gioia:/ Dice il dolor: trapassa!/ Dice la gioia: a me Eternità,/ profonda, profonda Eternità!".
Forse il Nazareno questo pensava sulla Croce, più vicino che si creda al grande ateo.
A che i tristi atei di questi tristi tempi, gaudenti ma non gaudiosi?
"Bada, uomo, bada!".
Napoli, 07/02/09
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