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lunedì 23 febbraio 2009

LASCIARE IL T.F.R. IN AZIENDA PER UN ANNO?

CRISI ECONOMICA: CORVI E COLOMBE DISCUTONO DEL T.F.R.SEMPRE PIÙ DIFFICILI LE PROSPETTIVE PER I LAVORATORI E LE FAMIGLIE.
di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco


Il Ministro delle attività Economiche Scajola ci ha provato ad aprire una polemica con Emma Marcegaglia, attuale presidente di Confindustria, ma l'obiettivo non è stato raggiunto.

Scajola fa parte di quel gruppo di Ministri che pochi conoscono e nessuno sa che cosa facciano realmente nel Governo Berlusconi.

Attaccando il Presidente della Confindustria, nella riunione della CISL, Scajola sperava di avere una attenzione forte dei media su di lui e contemporaneamente fare l'occhiolino alla organizzazione sindacale di Bonanni, che supporta apertamente ipotesi politiche centriste e può risultare molto utile come interlocutore per un vecchio democristiano come è il Ministro.

Il tentativo non ha ottenuto gli effetti sperati, perché la Marcegaglia, è al di sopra di ogni sospetto. Non era lei , insieme con Federica Guidi, neo eletta presidente dei Giovani Industriali, che si procurava i fazzolettini per asciugare la fronte imperlata di sudore di Berlusconi, mentre interveniva, ospite gradito nella assemblea generale della Confindustria?

Come si può dubitare della Marcegaglia, una delle più disponibili nella particolare vicenda dell'Alitalia? Può mai essere un "corvo" chi pensa che alla fine di questo anno la situazione economica sarà avviata verso una ripresa ed un netto miglioramento? L'unico motivo per cui è stata individuata come un nero uccello del malaugurio dall'inoperoso Ministro, dipende dalle continue affermazioni della Marcegaglia, che non perde l'occasione per affermare che le misure che ha preso il Governo per affrontare la grave crisi economica in atto, non sono sufficienti per aiutare lo sforzo delle Piccole e Medie Imprese italiane per reggere in questa difficile congiuntura.

Il Ministro ha dimostrato che non aveva capito nulla di quello che gli industriali volevano, attraverso la continua denuncia del suo Presidente. D'altra parte Scajola non è nuovo ad uscite sconsiderate; quelle su Biagi, il consulente assassinato dalle BR, gli costarono, addirittura le dimissioni da Ministro degli Interni nel precedente Governo Berlusconi.

L'improvvido attacco del Ministro ha costretto la Marcegaglia ad uscire allo scoperto prima del tempo. La proposta è stata lanciata senza la necessaria politica di comunicazione, senza la quale il raggiungimento dei risultati è impossibile. Per aiutare le Piccole e medie Imprese, dobbiamo trattenere in azienda i fondi del TFR che sono destinati all'INPS. Questa è stata la richiesta che ha fatto la Marcegaglia, non ottenendo una grande attenzione dei media, perché nel frattempo era costretta a spiegare ai giornalisti che non era un corvo.

Il Ministro Tremonti ha subito espresso la sua perplessità, ma si è riservato di approfondire l'argomento per non essere troppo scortese con gli industriali.

Questa piccola querelle, che appare di nessuna importanza, rappresenta un segnale significativo di quello che ci aspetta per il futuro, e sottovalutare i segnali è un errore che il paese reale non deve commettere.

Cerchiamo di interpretare questa vicenda. La prima riflessione che deve essere fatta riguarda i dati che ogni giorno vengono elaborati sull'andamento della crisi. La produzione industriale ha chiuso il 2008 con una diminuzione del 10%, un dato grave, perché si aggiunge a quello relativo agli ordini per i primi mesi del 2009 che sono in calo del 15%. Il P.I.L. per il prossimo anno è previsto in calo del 2,5%, ma questa previsione potrebbe essere smentita alla fine del 2009.

Il Governatore della Banca d'Italia: Mario Draghi ha lanciato un allarme sul rischio disoccupazione per i prossimi due anni, che se non affrontato tempestivamente, potrebbe rappresentare un grave problema per il nostro paese per il futuro.

In un contesto così grave, perché la Confindustria pensa al TFR?

Il Trattamento di Fine rapporto è salario differito dei lavoratori, che non viene erogato mensilmente, ma viene accumulato e restituito alla fine del rapporto di lavoro. Questo istituto salariale è stato oggetto dell'accordo del Luglio del 2007, tra il Governo Prodi, le organizzazioni sindacali e la Confindustria che ha definito la riforma pensionistica e le misure di nuova previdenza privata; richiesta a grande voce dagli industriali e dalle Banche.

Prima di questo accordo il TFR era depositato presso le aziende, che ne disponevano liberamente. Per organizzare la previdenza privata, gli industriali hanno ceduto questi ingenti finanziamenti a fondi pensionistici di carattere obbligazionario, affascinati , come erano, dalle sirene della Finanza creativa, che individuavano nella Borsa e negli investimenti innovativi, forti e facili guadagni in grado di sostenere gli investimenti delle imprese in Italia ed all'estero.

Ovvero, dal salario dei lavoratori, si era creato un sistema finanziario che sosteneva gli investimenti e l'aumento del capitale degli industriali. Il patto sancito nell'accordo del 2007, per ottenere questo, fu l'eliminazione dello scalone previsto dalla riforma delle pensioni di Maroni, che doveva essere finanziata con il deposito presso l'INPS dei TFR dei lavoratori che non intendevano accedere alla previdenza privata. In questo modo la perdita per l'INPS sarebbe stata colmata e si poteva provvedere ad un sistema pensionistico che arrivava all'aumento dell'età pensionabile in maniera graduale. La domanda che deve essere posta agli industriale ed alle banche è: che fine hanno fatto i soldi dei lavoratori investiti nella previdenza privata? Sono stati, forse bruciati nel crollo della Finanza americana e perduti nei titoli spazzatura? Gli industriali italiani ne lamentano lo scarso impegno delle Banche in questa fase, sono forse indebitati perché hanno investito in prodotti bancari che oggi sono solo carta straccia?

Le Banche non finanziano chi gli deve dei soldi, diventa necessario, per gli industriali, recuperare soldi da ogni parte, e i TFR da versare all'INPS sono il primo e più facile degli obiettivi.

Da tempo la Marcegaglia chiede di mettere mano alle pensioni ed all'accordo 2007. La continua denuncia del Governo era la tecnica utilizzata da parte della Confindustria, che serviva creare quel clima di attenzione che doveva sfociare prima o poi in una emergenza a cui rispondere con provvedimenti di urgenza, con accordi parziali con il Sindacato e senza discussione in Parlamento. Purtroppo per loro, Scajola non perde mai l'occasione per stare zitto.

Resta al Sindacato ed alle opposizioni comprendere a che punto è la notte di questa crisi continuamente annunciata, ma che per il momento colpisce solo quelli più deboli.


Napoli, 23/02/09


Raffaele Pirozzi direttore giornaleonline"www.notiziesindacali.com"

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