“L'assillo della
contemporaneità è il successo. Tutte le arti vengono esercitate più che come
espressione dello spirito e come esperienza di innalzamento culturale,
esclusivamente come affermazione della propria personalità.” – Silvano Trevisani
Silvano
Trevisani, giornalista professionista, è nato e vive a Grottaglie. Attualmente è redattore capo del settimanale
“Nuovo Dialogo” e direttore della rivista “l'Officina – Laboratorio delle
culture e delle storie” (Edit@ dal 2014). È stato per molti anni responsabile
dei servizi culturali del “Corriere del giorno di Puglia e Lucania”, ha
lavorato per la redazione di Bari di “Repubblica”, ha collaborato con “l'Osservatore
Romano” e collabora con giornali e riviste.
Saggista,
poeta, scrittore e critico d'arte, ha pubblicato numerosi volumi e saggi di
storia,
economia, arte, letteratura, oltre a opere di poesia e narrativa. Ha ideato le
celebrazioni ufficiali per il ventennale di Giorgio de Chirico, nel 1998, per conto della Fondazione de
Chirico, realizzato un saggio per il catalogo De Chirico e la Metafisica del
Mediterraneo (Rizzoli, 1998); ha curato il diario inedito di Carlo Belli, teorico dell'astrattismo
geometrico (AltaMarea, 1997).
Per
la narrativa: il
romanzo umoristico Lo norevole (Manni, 1997), con prefazione di Vincenzo
Mollica, Storie di terre di sole (riedita da Capone, 2007), prefazione
di Donato Valli e Ombre sulla città perduta (Radici Future, 2017).
Tra
i suoi numerosi saggi: Creatività
e inclusione (Rubbettino, 2013); Alda Merini e Michele Pierri, cronaca
di un amore sconosciuto, (Edit@ 2016).
Per
la poesia ha
pubblicato le sillogi Poesie (Nuova Amadeus, 1995), prefata da Giacinto
Spagnoletti, vincitrice del Premio Saturo d'argento e del Premio
Vanvitelli-Caserta, 5 poesie d’amore,
in “Amore, amore… nei versi di dieci poeti pugliesi” (Edizioni
AltaMarea, 1998, con prefazione di Donato Valli), L'altra vita delle parole
(Nemapress, 2012), con prefazione di Plinio Perilli e postfazione di
Cristanziano Serricchio, Geometrie del desiderio, con le illustrazioni
di dieci grandi artisti (Edizioni Galleria Margherita, Taranto 2012), Terra
Madre, con le illustrazioni della scultrice Lucia Rotunno (Print Me, 2017).
Ha
collaborato con Macabor Editore per alcuni numeri della collana “Sud – I poeti” ed ha curato nel
2019 il volume “Alda Merini tarantina”
di cui tratterà la seguente intervista.
L’antologia,
disponibile in libreria da maggio, tratteggia la poetessa dei Navigli nella
bella città di Taranto proponendo un’interpretazione
dei fatti che portarono al matrimonio con il poeta e medico Michele Pierri
da parte di intellettuali ed amici che hanno conosciuto la coppia e le due
identità.
“Alda
Merini tarantina” è anche un viaggio nella Puglia poetica grazie alla presenza della sezione “Voci dal
silenzio – Poeti pugliesi contemporanei e da non dimenticare” e da una
interessantissima “Antologia dei poeti pugliesi”.
A.M.: Buongiorno
Silvano, sono lieta di poter dialogare con lei a proposito della nuova
pubblicazione di Macabor Editore “Alda Merini tarantina” che vuole sì ricordare
il decennale della morte della poetessa ma anche proporre una riflessione sulla
poesia pugliese. Quando nasce l’idea di collaborare all’antologia poetica?
Silvano Trevisani: Ho
conosciuto Alda Merini, Michele Pierri, quasi tutti i figli di Michele,
Giacinto Spagnoletti e molti degli amici che furono vicini alla coppia negli anni
di Taranto. Ho avuto per le mani poesie e documenti inediti e ho per molti anni
letto quello che si diceva su Alda, quando era ancora viva, e sul suo rapporto
con Taranto, del quale mi sono occupato in alcuni libri molto documentati.
Degli anni di Taranto, che sono fondamentali nella rinascita di Alda, si è
scritto pochissimo e in maniera quasi sempre sbagliata. Soprattutto nei
giornali che si sono occupati di lei in occasione della scomparsa, mi è
capitato di leggere errori grossolani, datazioni erronee, giudizi superficiali.
Ho cercato di raccontare la verità oggettiva, forse disturbando qualcuno di
quelli che si ritenevano i soli biografi, ma ho voluto che si ricordasse che
Alda è stata tarantina, che ha svolto un ruolo culturale negli anni di Taranto e
dimostrare che gli anni di Taranto sono stati per lei fondamentali. Ricorrendo
quest'anno il decimo anniversario della morte, ho pensato che sarebbe stato
bello coinvolgere nella celebrazione i poeti pugliesi a me più cari (per molti
anni ho curato le pagine culturali del quotidiano Il Corriere del giorno), ma
allargando l'orizzonte anche ai poeti scomparsi, che hanno dato lustro alla
Puglia poetica. È nata così l'idea di un'antologia che nascesse e si
sviluppasse attorno al ricordo di Alda Merini “tarantina”.
A.M.: Nella sua
introduzione tratteggia la casa editrice Macabor come impegnata per “la conoscenza e la diffusione della poesia,
genere che incrocia il massimo della militanza con il minimo della diffusione,
in un paese in cui tutti scrivono e nessuno legge”. Quali sono le cause di
questa “impellente” necessità di scrittura senza alcun interesse verso la
lettura?
Silvano Trevisani: L'assillo
della contemporaneità è il successo. Tutte le arti vengono esercitate più che
come espressione dello spirito e come esperienza di innalzamento culturale,
esclusivamente come affermazione della propria personalità. In tempi di
esasperazione dell'individualismo (leggansi i vari moniti di papa Francesco)
quasi tutte le persone scolarizzare, oggi, sono indotte a credere che il
possesso di strumenti comuni di espressione le renda potenziali artisti:
scrittori, poeti, pittori, cantanti, ballerini, attori, registi, sceneggiatori,
musicisti, e così via... Ma se per la maggior parte delle arti occorre
acquisire abilità aggiuntive (ad esempio il musicista deve almeno saper leggere
il pentagramma) per la scrittura l'accesso è molto più semplice, e la
pubblicazione di propri testi è molto favorita dall'abbattimento del costo
della stampa. Si sa che la poesia, poi, è un'attitudine quasi universale,
soprattutto in età adolescenziale, solo che oggi quasi tutti coloro che hanno
scritto poesie, non aggiornandosi, si convincono di aver scritto qualcosa
d'importane e non ci pensano due volte a stampare. Detto questo, accade che la
maggior parte dei poeti, che continua a scrivere secondo forme e linguaggi di
livello scolastico, sia convinto che la vera poesia sia la sua, non avendo
attrezzatura critica, e non ha mai l'interesse a leggere i libri degli altri,
neppure per affinare il proprio stile. Perciò tutti scrivono ma pochissimi
leggono. Ciò porta la poesia a essere un genere per niente commerciabile e gli
editori come Macabor, che pubblicano poesia e anzi organizzano progetti di
poesia, sono davvero degli eroi. Che meritano sostegno e collaborazione, anche
perché non sono editori-stampatori e non favoriscono il proliferare delle
pubblicazioni per trarne profitto.
A.M.: Si è scelto
di dedicare un capitolo dell’antologia a Michele Pierri, punto di riferimento
della cultura pugliese purtroppo, oggi, poco conosciuto. Qual è stato il suo
rapporto con Pierri?
Silvano Trevisani: Michele
Pierri è stato, soprattutto per noi tarantini, ma non solo, un punto di
riferimento. Persona straordinaria e umile dalla vita avventurosa e
affascinante. Grandissimo poeta che ha scontato, come tutti coloro che scelgono
di rimanere al Sud, la distanza dai centri di potere, nonostante fosse amato da
Ungaretti, Betocchi, Pasolini, Maria Corti e moltissimi altri. Lo consideravo
mio maestro e lo frequentavo soprattutto per conoscere il suo parere sulle mie
poesie. Ho incrociato molte volte Alda, negli anni del loro matrimonio, che
interveniva spesso con le sue osservazioni e i suoi apprezzamenti. Michele, che
era molto umile e molto disponibile, mi disse di far leggere le mie poesie a
Giacinto Spagnoletti, che era il critico letterario più autorevole, e anch'egli
tarantino. Così feci: passai tutto a Giacinto, secondo il consiglio di Michele,
che però ebbe vari problemi di salute e soprattutto per la vista, e mi portò
via molto tempo. Alla fine, curò la pubblicazione della mia prima racconta di
poesie. Purtroppo, però, Michele era già morto da qualche anno.
A.M.: Michele ed
Alda si incontrano nel 1981 con “frequentazioni telefoniche ed epistolari”.
Come fu affrontato il problema della “pazzia” della Merini?
Silvano Trevisani: Michele,
rimasto vedovo da alcuni mesi della amatissima moglie Aminta, morta nel 1980,
da cui aveva avuto dieci figli (un undicesimo era morto infante), fu
sensibilizzato da Giacinto Spagnoletti alla vicenda di Alda, che era da poco
uscita dal manicomio, chiuso per effetto della legge Basaglia ed era
completamente smarrita. Michele ritrovò una lettera del '52 in cui Giacinto,
scopritore di Alda, parlava già della sua pazzia e della sua grande poesia e ne
fu toccato. Cercò di esserle utile con le sue parole e la sua disponibilità e
lei gli si attaccò morbosamente. Quando poi si sposeranno Michele, che era un
grande medico ed era stato anche direttore sanitario dell'Ospedale di Taranto,
la fece visitare da vari amici specialisti che riscontrarono come la bipolarità
di Alda fosse effetto della sua smania di affermarsi come poetessa, frustrata
già negli anni dell'adolescenza. In effetti, Alda che non risolverà mai i
problemi mentali, troverà un certo equilibrio solo dopo il grande successo
degli anni '90.
A.M.: Alda Merini
e la città di Taranto. Perché la poetessa dei Navigli anelava la Città dei due
mari?
Silvano Trevisani: Alda
era delusa da Milano. Una volta dimessa dal manicomio, dopo circa quindici anni
d'internamento, si ritrovò sola: il marito, Ettore, un panettiere, brava
persona che però era molto lontana dai suoi interessi letterari, era malato
terminale e lei non si sentiva in grado di assisterlo. Era stata dimenticata da
tutti. Le case editrici non le dettero credito e nemmeno Maria Corti riusciva a
venirne a capo e lei stampò delle plaquette autoprodotte senza esito. Michele
rappresentava una via di fuga da Milano, perché le dedicava grande attenzione,
la sosteneva economicamente negli anni della malattia di Ettore. Insomma:
voleva cominciare da capo con un grande poeta che potesse accompagnarla e
sostenerla. E così cominciò ad assillare Michele, nel vero senso della parola.
Arrivò a iniziative sconcertanti, come scrivere al Papa. Insomma: capiva che il
suo futuro era nella città dei “due” mari. E lei di mari non ne aveva mai visto
neanche uno!
A.M.: L’editore
Bonifacio Vincenzi è il firmatario della presentazione in “Alcune
considerazioni su Silvano Trevisani” e scrive: “[…] egli spesso con la memoria scavalca il suo tempo e,
nell’inevitabile latenza, attraversa l’oblio per ritornare ai momenti
fondamentali dove la parola poetica non era ancora accesa e se ne stava nella
dimensione indeterminata del futuro.” Ritiene che queste parole siano
rappresentative?
Silvano Trevisani: Se
un critico letterario può, talvolta, valutare la qualità formale e letteraria
delle poesie, solo un poeta può entrare nei meandri e cercare i luoghi
spirituali, emozionali, letterari, nei quali una poesia ha preso corpo. E
Bonifacio Vincenzi è un poeta.
A.M.: Lino
Angiuli, Vittorino Curci, Dino De Mitri, Daniele Giancane, Giuseppe Goffredo,
Giacomo Leronni, Anna Santoliquido, Gerardo Trisolino hanno omaggiato Alda con
una lettera od una poesia. Compare anche una sua lirica intitolata “Per una
storia d’amore (Alda e Michele)”. È stata composta in occasione della
pubblicazione oppure in precedenza?
Silvano Trevisani: La
mia poesia l'avevo già scritta ma non pubblicata, poi per l'occasione l'ho
ritoccata. Nella mia silloge “L'altra vita delle parole” ne avevo dedicata
un'altra ad Alda.
A.M.: È in
programma una presentazione del volume “Alda Merini tarantina”?
Silvano Trevisani: Sì,
è in programma una presentazione a Taranto il 30 maggio prossimo, nel salone
degli specchi del Municipio.
A.M.: Salutiamoci
con una citazione…
Silvano Trevisani: “Poesia poesia/ sembra che non ci sia/ poi ti
prende la mano/ e ti porta lontano” − Riccardo Cocciante
A.M.: Silvano la ringrazio per il tempo che mi ha
voluto dedicare e la saluto con una citazione tratta dal volume “Alda Merini
tarantina” scritta da Giuseppe Pierri nel paragrafo “Un profilo biografico di
Michele Pierri”: “Tutte le attese, le certezze, le paure che
attraversano la mente del poeta atterrito dal dolore si riversano momento per
momento nella sua poesia che diviene esigenza di conoscere Dio quale Egli è, di
avere certezza dell’aldilà, anche immediata. La parola diviene violenta,
esasperata, di provocazione, quasi torturante, per costringere Dio a
manifestarsi, a dare un segno certo della sua esistenza, e non conta se si
dovrà pagare il prezzo dell’inferno, perché l’inferno è già qualcosa, è
certezza di Dio, “il suo ultimo scalino”.”
Written by Alessia Mocci
Info
Sito Macabor Editore
http://www.macaboreditore.it/home/
Acquista “Alda Merini tarantina”
http://www.macaboreditore.it/home/index.php/libri/hikashop-menu-for-products-listing/product/76-alda-merini-tarantina
Fonte
http://oubliettemagazine.com/2019/05/14/intervista-di-alessia-mocci-a-silvano-trevisani-vi-presentiamo-alda-merini-tarantina/
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