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martedì 9 dicembre 2025

Israele: Netanyahu chiede la grazia, perché?


I crimini commessi durante la guerra in Palestina dove oggi stanno affiorano fosse comuni e scoperte inaccettabili che rappresentano il vero vulnus dei crimini di guerra commessi da Israele e dal governo di Netanyahu. In tal senso l’opinione internazionale attraverso la CPI si è espressa il 21 novembre del 2024 in camera preliminare. La Corte penale internazionale (CPI) ha emesso due decisioni cruciali per la situazione nello Stato di Palestina. All’unanimità, la Camera ha respinto le richieste presentate da Israele ai sensi degli articoli 18 e 19 dello Statuto di Roma e ha emesso mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant.

I mandati di arresto emessi tengono in considerazione i presunti crimini commessi dai due esponenti politici israeliani, tra l’8 ottobre 2023 e il 20 maggio 2024, durante il conflitto a Gaza. La Camera preliminare ha riscontrato fondati motivi per accusare Netanyahu e Gallant di crimini contro l’umanità e crimine di guerra. Secondo la Corte, Netanyahu e Gallant hanno agito consapevolmente per impedire aiuti umanitari, violando il diritto internazionale umanitario. Tali azioni avrebbero causato malnutrizione, disidratazione e sofferenze gravi alla popolazione civile, con un impatto devastante su ospedali e infrastrutture essenziali. La Camera ha sottolineato che le restrizioni erano motivate politicamente e non da necessità militari. Molti gli interrogativi sulle responsabilità ed il rispetto del diritto internazionale nel conflitto Israelo-Palestinese.

Le accuse internazionali fanno solo parte di una immagine che il premier ha imposto ad Israele in un processo di difesa esasperata per i fatti successi sfociati in una serie di attacchi terroristici di gruppi armati, provenienti dalla Striscia di Gaza, con conseguente uccisione di 1200 civili e militari israeliani, e nel rapimento di circa 250 di questi, avvenuto il 7 ottobre 2023 nel territorio di Israele, pianificato e operato da Ḥamās, con il sostegno di altre milizie palestinesi. Nel contro tale azione di ritorsione ha provocato circa 65.000 morti tra civili e miliziani di Hamas.

Oltre alle problematiche internazionali il premier sembra avere altri problemi relativi al processo per corruzione e frode a suo carico che si impone fortemente sulla sua testa. La richiesta di grazia è quindi esponenziale a reati esterni al paese ma principalmente interni. Qui il motivo di una grazia preventiva per promuovere un processo di riconciliazione con il suo popolo. Il processo per corruzione è certamente una mossa politica senza precedenti che rappresenta un mezzo mediatico di contesa tra l’opinione pubblica israeliana e non solo visto che da uno speciale sondaggio che detta la seguente domanda: “Sei Favorevole alla concessione del perdono presidenziale a Benjamin Netanyahu?” Tra gli Ebrei il 43% è favorevole mentre il 37% e contrario, gli Arabi si sono espressi con il 67% di contrari e 16% di favorevoli. Nel Totale il 43% è contrario ed il 38% è favorevole.

Il documento di Grazia è stato presentato dal premier al Presidente Isaac Herzog e consta di 111 pagine e seguono l’appello di Donald Trump che – durante il suo discorso alla Knesset a ottobre – aveva chiesto di scagionare l’alleato politico dai numerosi capi di imputazione che gli vengono addebitati. Secondo il premier è giusto dimostrare in tribunale la sua innocenza ma occorre anche dare una immagine alla nazione che sembra perdere pezzi di democrazia. Secondo Netanyahu: “Il processo in corso sta lacerando dall’interno Israele, alimentando forti disaccordi e aggravando le divisioni”, ha dichiarato il premier, aggiungendo che “porvi fine immediatamente contribuirebbe ad allentare le tensioni e a promuovere la riconciliazione di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno”.

Capire bene il disegno del Premier è sicuramente machiavellico perché una eventuale grazia supererebbe ogni forma di giustizia interna e solleva i tribunali dalla loro imprescindibile giurisdizione. Modus operandi che certamente ha alimentato un processo di divisione nella società israeliana. La risposta del presidente Herzog è alquanto ambigua per la sua definizione operativa: “In maniera responsabile” in quanto occorre la definizione del procedimento giudiziario.

Un caso simile si verificò nel lontano 1984 ma in quel caso gli imputati avevano già ammesso la loro colpevolezza. I procedimenti penali che attualmente inseguono Netanyahu sono tre. Tra le altre accuse quella di comparaggio per avere sollecitato assieme alla moglie i favori di organi di stampa e di una società di telecomunicazioni e dell’editore Yedioth Ahronoth. Naturalmente molti i paragoni che possono essere fatti con Donald Trump ed in maniera speculare. Le accuse sono al premier sono dedicate ai fallimenti della sicurezza israeliana nei fatti del 7 ottobre 2023. Una vicenda attenzionata anche da New York Times dove Netanyahu viene accusato di avere prolungato volontariamente la guerra su Gaza ed altri conflitti in Iran, Siria e libano che ancora oggi possiamo notare. Le continue violazioni della tregua su Gaza stanno minando la seconda fase del processo di pace e Hamas lo ha ribadito.

Certamente una situazione di divisione e opposizione della società Israeliana che vede incrinare il futuro della sua figura politica. Israele andrà alle urne nell’autunno del 2026. L’opposizione politica guidata da Yair Lapid ha chiesto formalmente a Herzog di non graziare Netanyahu chiedendo la testa del primo ministro attraverso e sue dimissioni. Sempre Lapid ammette: “Non è possibile concedergli la grazia senza un’ammissione di colpa, un’espressione di rimorso e un ritiro immediato dalla vita politica”. In realtà dietro la concessione della grazia vi è l’inizio di una crisi del sistema democratico israeliano e del potere costituzionale che incombe certamente sulla Corte Suprema Israeliana e sulla sua immagine.

Benjamin Netanyahu non è il primo ministro in carica in Israele a essere processato dopo essere stato accusato di corruzione, ma non è certo l'unico ad essere stato coinvolto in simili scandali. Quasi tutti i primi ministri israeliani dal 1996, tra cui Ehud Barak, Ariel Sharon ed Ehud Olmert, oltre a Netanyahu, sono stati indagati con l'accusa di corruzione, così come diversi altri ministri del governo, membri della Knesset e sindaci.

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