A caccia del sosia virtuale.
Raccontateci i vostri Googlonimi
Gli inglesi li chiamano Googlegänger, da "doppelgänger", gemello cattivo. Qui da noi potremmo ribattezzarli "Googlonimi", i nostri omonimi su Google. Un fenomeno curioso, talvolta divertente, talvolta estremamente pericoloso.
Eve Fairbanks, una giovane giornalista freelance americana, ha raccontato sul New Republic di quando, ancora studentessa, sua madre la invitò a pranzo fuori e, dopo un risotto trangugiato nell'imbarazzo, ebbe alla fine il coraggio di dirle: "So tutto della faccenda del porno". La signora aveva cercato il nome della figlia su internet ed era finita su un sito vietato ai minori col quale la ragazza, in realtà, non aveva nulla a che fare.
Spiegare a una madre, seppure non tecnologicamente evoluta, che Google può sbagliarsi, è impresa tutto sommato possibile. Ma come cautelarsi, ad esempio, nei confronti di potenziali datori di lavoro? Secondo una ricerca pubblicata dal sito ExecuNet, il 77 per cento dei responsabili risorse umane usa internet per raccogliere notizie sui candidati e addirittura il 35 per cento dichiara di aver eliminato aspiranti dipendenti in seguito a informazioni sul loro conto lette in rete.
Non sempre, per fortuna, la presenza di un Googlonimo è così fastidiosa. Jim Killeen, un imprenditore di Burbank, California, ha addirittura girato un film, "GoogleMe", sul suo viaggio in giro per il mondo alla ricerca dei suoi doppi. Il settimanale Newsweek ha appena raccolto una serie di storie di Googlegänger, tra cui quella di Maureen Johnson, una scrittrice di New York che condivide il nome con la protagonista del musical "Rent": "C'è gente che mi scrive per chiedermi se il personaggio è basato sulla mia storia", racconta.
E voi? Avete un doppio su Internet? Vi ha creato imbarazzo o siete diventati amici?
Origine: Repubblica
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