Viagra, record tra i medici lo usano otto urologi su dieci
Da oggi specialisti a congresso a Firenze. E' allarme per i tumori alla vescica
È stata dell'urologo di Reggio Emilia Sebastiano Spadafora l'idea di inviare un questionario a tutti i suoi colleghi chiedendo loro se, nel campo delle disfunzioni erettili, si curassero da sé, autoprescrivendosi le pillole on demand, cioè da assumere al momento (e per il momento), come Viagra o Levitra. O quella del weekend ad effetto prolungato come il Cialis.
Ecco come il dottor Spadafora spiega il senso di questa ricerca unica nel suo genere. "Quando il medico diventa paziente - dichiara l'urologo reggiano - talvolta è vittima di una strana sindrome che lo rende restio a sottoporsi a quegli interventi o terapie che prescrive normalmente ai suoi malati".
Poiché le molecole che curano i disturbi sessuali hanno numerosi effetti collaterali (mal di testa, dolori muscolari, congestione al naso, vampate al viso), e controindicazioni fino al rischio di morte in caso di cardiopatie, "noi urologi - spiega ancora Spadafora - abbiamo voluto capire quale fosse l'approccio verso questi farmaci da parte nostra, medici dell'apparato genitale maschile". I risultato è stata un'autentica sorpresa: l'81 per cento del campione di circa 200 urologi, età media 46 anni, ha risposto sì alla domanda se avesse mai utilizzato farmaci anti impotenza.
Incredibilmente, ha ammesso di averli provati anche il 7 per cento degli urologi donne. Molti sono diventati, per così, dire, consumatori abituali: il 28 per cento del campione li utilizza regolarmente da 3 mesi, l'11 per cento da 6 mesi, il 33 per cento da un anno e il 28 per cento è ormai habitué, facendone uso da più di due anni.
Per Sebastiano Spadafora, la ricerca ha soddisfatto una curiosità scientifica ("l'urologo, nel caso dei disturbi sessuali, si comporta esattamente come il suo paziente"). E lancia - a suo dire - un messaggio "tranquillizzante" per la popolazione: "molti pazienti - ha spiegato lo specialista - sono diffidenti perché temono che quelli anti impotenza non siano farmaci sicuri. Ebbene, il fatto che l'81 per cento di noi li abbia utilizzati, significa che non sono pericolosi".
Ma il convegno di Firenze svelerà un'altra notizia choc, questa volta allarmante nel campo dell'oncologia. "L'Italia - dice Giovanni Muto, presidente dell'associazione Auro. it - è al primo posto nel mondo per l'incidenza e la mortalità del tumore della vescica. Il dato è dell'Organizzazione mondiale della Sanità".
Il cancro alla vescica è correlato all'esposizione da sostanze tossiche come la storia della Ipca di Ciriè ha dimostrato. Gli urologi ospedalieri da Firenze chiederanno ai ministri della Ricerca e della Salute di finanziare una ricerca per capire perché questa patologia, che colpisce 31 italiani ogni 100 mila, sia più presente e mortale nel nostro Paese.
Origine: Repubblica
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