Eutanasia in tv/Neri (CNB): "Spettacolarizzazione non aiuta dibattito"
"Le mie perplessità non sono di natura morale. Da quando mi occupai per la prima volta di eutanasia, nel 1995, con un libro, ho sempre considerato inopportuna la spettacolarizzazione della morte, che in questi casi diventa quasi obbligata. Provo una forte resistenza, perché non credo sia questo che possa far maturare il dibattito." Così Demetrio Neri, ordinario di Bioetica all'Università di Messina e componente del Comitato Nazionale per la Bioetica, commenta in un'intervista a Econews il caso di suicidio assistito trasmesso da una tv inglese.
"Un dibattito matura in maniera lenta: in Olanda hanno cominciato a discutere di eutanasia nel 1970, e solo trent'anni dopo sono arrivati a una legge. Il caso Welby è stato importante, da questo punto di vista, perché Welby ha voluto fare di se stesso l'emblema di una battaglia, ma quando era lucido. Nel momento finale non ha certo cercato le telecamere per spettacolarizzare la morte."
Neri si conferma favorevole al suicidio assistito: "Non da ora mi batto perché anche in Italia si sviluppi un dibattito serio e sereno sulle questioni del fine vita, e sono anche favorevole all'eutanasia attiva su richiesta del paziente. Il suicidio assistito è una forma di eutanasia più facilmente accettabile dalla maggioranza delle persone."
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