IL COORDINATORE DEL DIPARTIMENTO POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO DELLA CGIL HA INVIATO UN ARTICOLO DAL TITOLO "SUL LAVORO LA POLITICA E' AMBIDESTRA" CHE MERITA ESSERE LETTO E RIFLETTUTO.
Il direttore di www.notiziesindacali.com
SUL LAVORO LA POLITICA È AMBIDESTRA
di Renato Fioretti
Coord.re del Dipart.to Politiche Attive del lavoro della Cgil Campania
La tesi secondo cui la contrapposizione fra destra e sinistra è un residuo del passato si è tradotta in posizioni sulle questioni del lavoro che rendono indistinguibili i due schieramenti.
Per chi, come me, ha sempre ritenuto che dichiarare la "fine delle ideologie" e - in modo quasi ineluttabile - considerare superati gli aspetti più significativi della (naturale) contrapposizione della politica "di destra" a quella "di sinistra" rappresentassero il tentativo più perverso per avviare, nel nostro paese, la sostanziale delegittimazione della c.d. "sinistra radicale" e realizzare una forzata semplificazione del sistema dei partiti attraverso la costituzione di due grandi blocchi: il Centro e il Centrodestra, è (purtroppo) giunta l'ora di costatare il realizzarsi delle più fosche previsioni!
Nonostante avverta già l'eco delle più vibrate proteste e il rimbombare delle accuse di qualunquismo; cercherò di chiarire, attraverso questa breve nota, quali sono gli elementi a sostegno della mia tesi.
Avrei, certo, buon gioco nell'elencare tutti gli argomenti e le questioni che, se nel corso della precedente legislatura rappresentavano alcuni capisaldi del programma di governo del Centro-sinistra, sono stati (sostanzialmente) cancellati dall'agenda politica del Pd.
In ossequio alla sintesi, mi limiterò ad alcuni esempi: alla scomparsa di qualsiasi tipo di discussione rispetto ai Di.co (acronimo dei "Diritti e doveri delle persone stabilmente Conviventi"), alla supina acquiescenza con la quale si assiste alle continue "incursioni" vaticane su temi strettamente politici - quali la condivisione della condanna Onu dei reati contro gli omosessuali - e al veemente ostracismo messo in atto, dall'interno dello stesso Pd, nei confronti del senatore Ignazio Marino, sostenitore del "Diritto alla libertà di cura" attraverso il c.d. "Testamento biologico".
C'è, però, un tema rispetto al quale, paradossalmente, più che di "convergenze parallele", parlerei di "estremi che convergono"!
Si tratta delle grandi questioni che attengono ai problemi del lavoro.
A questo riguardo, eviterò di riproporre il lungo elenco di dubbi e anatemi legati alla famosa (e famigerata) legge-delega 30/03; sarebbe troppo facile evidenziare le numerose contraddizioni che caratterizzano le attuali posizioni di molti dirigenti del Pd rispetto a quelle che esprimevano in quanto esponenti dell'ex Centro-sinistra.
In questa sede, intendo riferirmi ad altre questioni; alcune meno recenti e una che è cronaca di questa settimana.
La prima è costituita da una proposta che, nelle intenzioni dei suoi sostenitori (bipartisan), pare possa rappresentare la panacea di tutti i mali che attualmente affliggono il mercato del lavoro italiano.
E' la previsione del c.d. "Contratto unico", che, ideato da Tito Boeri, fu ampiamente condiviso da Tiziano Treu - tanto da inserirlo nella bozza di programma dell'allora costituendo Pd - sponsorizzato dal neo senatore (Pd) Pietro Ichino e accolto, quale "proposta molto suggestiva", da parte di Walter Veltroni.
In (brutale) sintesi: si tratta di un particolare contratto di lavoro "con tutele crescenti nel tempo" che, sebbene definito "a tempo indeterminato", prevede, in sostanza, una deroga triennale all'applicazione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori!
E' evidente che si tratta - addirittura - di "un passo indietro", rispetto alla proposta che, nel 2002, consentì alla sola Cgil di mobilitare milioni di lavoratori e cittadini a sostegno delle norme che tutelano dal licenziamento senza giusta causa.
Tra l'altro, rispetto a questo tema, la situazione è - dal mio punto di vista - ancora più preoccupante per i lavoratori. Infatti, alla (non scontata) contrarietà espressa dai massimi dirigenti di Cisl e Uil, è corrisposta un'ampia "apertura di credito" da parte dei c.d. "riformisti" della Cgil.
La seconda questione è strettamente connessa alla seconda; si tratta, in pratica, di due percorsi paralleli. L'istituzione di un "salario minimo legale" e, non in alternativa, la differenziazione dei salari per aree geografiche.
Anche rispetto a queste altre due proposte, di là dai contenuti dei singoli provvedimenti (tutt'altro che condivisibili), quello che preoccupa - e, credo, confermi il mio giudizio negativo - è la ricorrente "comunione d'intenti", rispetto al tema lavoro, che, oggettivamente, rende difficile distinguere le posizioni di Veltroni, Treu e Letta (Enrico) da quelle dei maggiori esponenti del Centrodestra.
In questo senso, credo che (anche) i più recenti fatti di cronaca abbiano, purtroppo, confermato la situazione denunciata.
Infatti, alla sortita di Brunetta: "Stessa età (pensionabile) per uomini e donne", ha subito fatto eco la dichiarazione di disponibilità della Lanzillotta, ministro ombra della Funzione pubblica. Non meno disponibile si è dichiarata Vittoria Franco, ministro ombra delle Pari opportunità.
Si realizza, quindi, un contesto nel quale - in un momento di profonda recessione economica, che sta determinando l'espulsione di centinaia di migliaia di lavoratori dal contesto produttivo del nostro paese - diventa paradossale che alla netta contrarietà manifestata da Cgil Cisl e Uil, si associ solo una critica "da sinistra" della leader dell'Ugl!
Napoli, 28/12/08
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