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domenica 8 febbraio 2009

E pensare che eravamo comunisti (recensione)

TEATRO TESTACCIO fino al 22 febbraio
E PENSARE CHE ERAVAMO COMUNISTI
Scritto e diretto da ROBERTO D'ALESSANDRO
con ROBERTO D'ALESSANDRO
ANNA TOGNETTI
MARIA LAURIA
CLAUDIA CAMPAGNOLA
ROMANO FORTUNA
SIMON MAKKONEN
Regista assistente VITTORIO MENNELLA
Assistente alla regia Alessandro Calamunci-Manitta
Prima mostra di pittura all'interno di uno spettacolo teatrale,
con la presenza in scena dei quadri di Stefania Foresi
pittrice affermata che mette cortesemente a disposizione le sue opere
che nella finzione sono dipinti da Nilde.
E pensare che eravamo comunisti è una piacevole, agrodolce commedia che narra le vicende di una famiglia storicamente comunista alle prese con la crisi degli ideali politici e sociali della sinistra che perdono terreno nei confronti delle nuove tendenze consumistico-liberiste delle nuove generazioni.
Giulia e Rinaldo si sono conosciuti negli anni settanta nel periodo delle lotte studentesche e delle manifestazioni di protesta contro il sistema. Giulia, dopo vent'anni è ancora politicamente impegnata e divide la sua esistenza tra la famiglia, i figli e la sezione di Rifondazione, Rinaldo invece è passato da Democrazia Proletaria via via fino al Partito Democratico, lavora nel suo studio professionale e vede, con rammarico, raffreddarsi il suo rapporto con la moglie sempre più lontana e distaccata. Nilde, la figlia ancora indecisa sul suo futuro, ha la passione per la pittura e riempie le pareti di casa di quadri multicolori che non riesce a vendere; Enrico, suo fratello, è fidanzato con la figlia di un avvocato di grido e guida macchine di grossa cilindrata.
In famiglia c'è anche Oba, il domestico di colore, ma laureato in filosofia, paziente e un po' burlone e, infine a completare il quadretto familiare arriva anche la zia calabrese Maria con le sue piccanti specialità gastronomiche e le sue crisi matrimoniali.
La notizia che Enrico, per compiacere il suocero ha deciso di candidarsi nelle liste del centro-destra manda su tutte le furie Giulia che caccia di casa il ragazzo.
Solo un grave malore di Rinaldo ridimensionerà gli attriti riportando la pace e la comprensione in famiglia
La cosa che più colpisce di questa commedia è la sua amara attualità. Enrico e Nilde, pur essendo cresciuti a pane e politica, si arrendono ed uniformano alla società del consumo che li circonda. Giulia pur credendo negli ideali per cui ha sempre lottato e che avevano infiammato la sua gioventù, vive in un attico ai Parioli e comanda a bacchetta il domestico di colore.
Sedute ad un tavolo, Nilde chiede alla madre dove sia la differenza, oggi, tra la sinistra e la destra e quale significato abbiano più i termini comunista o fascista in questa società, dove non c'è più posto per gli ideali, dove tutto, anche i sogni e i più semplici e naturali progetti di vita dei giovani, vanno alla deriva nel mare dell'incertezza, del precariato e delle difficoltà.
Tra battute esilaranti che piaceranno ai simpatizzanti di ogni colore politico, una 'nduja piccante e un po' d'amore alla "Indovina chi viene a cena?" ,Roberto D'Alessandro celebra, con evidente rammarico, il deteriorarsi di un universo, quello degli ideali, che manca ai giovani di questo tempo ma anche e soprattutto ai loro genitori che non sanno più essere d'esempio perché essi stessi, per primi, hanno visto fallire la loro speranza di cambiare il mondo.
E pensare che eravamo comunisti è un bel testo che fa riflettere e divertire come nella tradizione dei Picari. Un plauso ad Anna Tognetti, nella parte di Giulia, a Maria Lauria, travolgente nella parte della zia e allo stesso Roberto D'Alessandro che, come sempre, dà ottima prova di sé sia come autore che come interprete e regista.
Interessante ed originale l'iniziativa di unire una mostra d'arte ad uno spettacolo teatrale: i quadri che nella commedia sono dipinti dalla giovane Nilde e che fanno parte della scenografia sono della pittrice Stefania Foresi e sono esposti per la vendita nel foyer e sul palcoscenico che alla fine dello spettacolo resta illuminato a disposizione del pubblico.
(Ilda Ippoliti)
Teatro Testaccio Via Romolo Gessi, 8 - Roma te. 06.5755482
UFFICIO STAMPA MARIA FABBRICATORE TEL. FAX 06.57286227 – CELL. 333.2182055 – E-MAIL: mariafabbricatore@yahoo.it

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