Cercherò di essere velocissimo. La prima cosa per me da capire è se abbiamo o no una storia. Parlando di politica, noi una storia ce l’abbiamo. È una storia gloriosa, è una storia di servizio alla comunità e di grande vittoria nelle cose che si sono fatte. Parlo di vittoria per il bene comune. Quindi non avrei vergogna di rivendicare una storia senza la quale si capisce meno l’impegno politico dei cattolici in Italia.
Seconda cosa. Io sono l’ultimo, e vi ringrazio di avermi invitato perché sono veramente onorato di essere qui. Però, quando facevo il volontario nella parrocchia, ci hanno insegnato il servizio per quello che si poteva nella parrocchia. Il viceparroco segnatamente, quando mi sono diplomato al liceo, mi ha detto: “Guarda che la più alta forma di carità è la politica, perché la politica o la fai o la subisci. Quindi, se hai interesse al bene comune devi fare politica per fare il migliore servizio possibile ai più deboli”.
Ecco, noi da qui non possiamo uscire. Capisco lo strumento, capisco il vedere come, ma dobbiamo creare una classe dirigente, dobbiamo ritornare. Se non sono le parrocchie sono i movimenti, sono le reti, sono le scuole che non ci sono più. Ma se noi non ci impegniamo partendo dai giovani a dire che la politica non è né buona né cattiva, ma dipende da come la fai, e che comunque è ineludibile perché non ci può essere mai una società senza la politica, e quindi evitare questa criminalizzazione, difficilmente riusciremo a riempire quei vuoti cui faceva riferimento Mazzotta.
Quindi – e ho veramente finito – dal mio punto di vista noi dobbiamo certamente concentrarci su un progetto condiviso. Il Paese ne ha bisogno e il vuoto è anche di idee e di proposte.
Sui valori non mi sto a perdere perché il Cardinale e tutti gli altri, ovviamente… Gli otto punti che ho sentito sono tutti condivisibili, però dobbiamo assolutamente dire che dobbiamo sporcarci le mani. Non basta programma, non bastano parole. Occorre assolutamente, nelle forme che si riterranno più opportune, lavorare sulla classe politica e quindi sulla formazione e sull’impegno politico. Senza questo, noi non esercitiamo la carità che siamo chiamati ad esercitare. Grazie.
Fabrizio Palenzona – Todi, 17 ottobre 2011
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