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sabato 10 agosto 2013

Aria di Padova: un’afosa miscela di cancerogeni... e il Sindaco non rispetta la legge. Interrogazione al Senato

Padova, 10 agosto 2013 - Il tumore è nell'aria, lo sancisce l'ultimo prestigioso studio europeo presentato un mese fa e pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, secondo cui esiste una stretta relazione fra inquinamento atmosferico e tumori del polmone. A Padova non conosciamo i numeri delle vittime del degrado dell'aria poiché dal 1999 il Registro dei Tumori dello Iov Istituto Oncologico del Veneto non è stato più aggiornato. Sappiamo, invece, che la cronica miscela di cancerogeni cui la popolazione è sottoposta la espone certamente a danni enormi. Lo conferma l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che inserisce la nostra città tra le aree più a rischio accanto a città industriali come Taranto con l'Ilva e Venezia con Porto Marghera, o metropoli come Milano e Torino per i dati sull'inquinamento da benzoapirene dal 1999 sempre oltre i limiti sanitari, un composto altamente tossico classificato come cancerogeno genotossico, in particolare per i polmoni.

Lo studio del progetto "MEDparticles", che fa parte di una ricerca condotta per 13 anni su oltre 300 mila persone residenti in 9 Paesi europei, ha rivelato che ogni 10 microgrammi di particolato atmosferico PM10 in più per metro cubo d'aria fanno aumentare il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. Percentuale che sale al 51% per un particolare tipo di cancro, l'adenocarcinoma, che colpisce i polmoni anche in un significativo numero di non fumatori. Padova è una delle città del Veneto in cui non esiste un Piano di Risanamento dell'aria come la legge impone al sindaco dal 2005.

Da otto anni la popolazione attende che l'amministrazione applichi la legge e predisponga e adotti un Piano per la città e l'Area Metropolitana con allegata la Valutazione Ambientale Strategica per rientrare nei parametri di legge sanitari per una serie di cancerogeni sistematicamente oltre i limiti: polveri sottili, benzo(a)pirene, biossido di azoto, ozono. Secondo lo studio citato, esiste un chiaro nesso fra l'aumento della concentrazione degli inquinanti nell'aria e l'aggravarsi dello scompenso, addirittura nel giorno stesso della massima esposizione. Il rischio di morire o finire in ospedale per una crisi di insufficienza cardiaca cresce del 3,5% all'aumentare di 1 parte su un milione di monossido di carbonio, del 2,3% all'aumento di 10 parti per miliardo di biossido di zolfo, dell'1,7% per uno stesso aumento di biossido di azoto e di circa il 2% per ogni incremento di 10 μg/m3 di polveri.

Provate ai immaginare quali danni sanitari può aver provocato solo l'ultimo di una serie di episodi di inquinamento acuto verificatesi nel quartiere Forcellini a Padova, dove la centralina rileva i cancerogeni scaricati dall'inceneritore Hera-Acegas Aps:  per 17 giorni consecutivi (dal 30 gennaio al 15 febbraio 2011) la popolazione è stata esposta ad un inquinamento da polveri sottili con una media di 134 microgrammi al metro cubo d'aria, con giorni in cui le polveri hanno toccato il record di 236µg/m3. Vale a dire che per 17 giorni – nel silenzio dell'amministrazione comunale, poiché nessuna comunicazione del danno sanitario è stata fornita alla popolazione – la città ha respirato polveri per livelli che hanno superato del doppio i limiti sanitari che la legge fissa a 50 microgrammi per metro cubo d'aria al giorno.
Dell'argomento abbiamo interessato i ministri della Salute, dell'Ambiente e degli Affari Europei con una interrogazione di cui i senatori del Movimento5Stelle si sono fatti interpreti http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=713742. Continueremo a rivolgerci a tutte le sedi opportune, comprese le Procure, per ottenere dal Comune di Padova il rispetto delle legge perché il degrado dell'aria è degrado di legalità.  

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