“Se nossos governantes não fizerem escolas, em 20 anos
faltará dinheiro para construírem presídios.”
(“Se i nostri
governatori non faranno scuole, in 20 anni saranno necessari soldi per
costruire le prigioni.”) ‒ Darcy Ribeiro
Figlio del farmacista Reginaldo Ribeiro dos Santos e
dell’insegnante Josefina Augusta da Silveira, lo scrittore, antropologo, educatore ed uomo politico Darcy Ribeiro
nasce il 26 ottobre del 1922 a Monte Claros (Minas Gerais in Brasile).
Frequentò gli studi nella sua città natale, entrò nella facoltà di Medicina ma
la abbandonò ben presto decidendo di lavorare in ambito di scienze politiche.
Si laurea nel 1946 in
Sociologia con una specializzazione in etnologia presso l'Universidade de São
Paulo e l'anno successivo iniziò una decennale peregrinazione nella regione
del Pantanal, nelle foreste del Brasile centrale e in Amazzonia, che lo portò a
convivere con alcuni popoli indigeni: i
Kadiwéu, cui dedicò la sua prima monografia (Kadiwéu, 1950), ed i Kaapor. L’antropologo è tra i
fondatori dell'Universidade de Brasília, di cui divenne il primo rettore, fu ministro dell'Educazione ed ebbe
altri incarichi durante la presidenza di João Goulart (1961-64).
In seguito al golpe
militare fu costretto all'esilio: soggiornò in America Latina (Uruguay,
Venezuela, Cile e Perù), in Europa ed in Algeria. Rientrò in Brasile nel 1976,
dove venne eletto vicegovernatore dello
Stato di Rio de Janeiro; nel 1991 fu eletto senatore e l'anno seguente
divenne membro dell'Academia brasileira de letras.
Durante il lungo periodo dell’esilio si dedicò alla
progettazione di programmi di riforma ed alla composizione dei cinque volumi
dei suoi Estudos de antropologia da civilização. Pubblicò il primo romanzo, “Maíra” (1976), al suo rientro in Brasile.
Seguirono “O mulo” (1981), la fiaba “Utopia selvagem” (1982) ed il romanzo “Migo”
(1988).
Nel 1991 seguì l'opera memorialistica “Testemunho”, nel 1995 il saggio di antropologia
culturale “O povo brasileiro”, la raccolta di saggi e discorsi “Noções de
coisas” (1995) ed i Diarios índios (1996).
Oltre ad una ricchissima produzione saggistica si ricorda il libro
autobiografico pubblicato lo stesso anno della morte “Confissões” ed il libro di poesie pubblicato postumo
nel 1998 “Eros e Tanatos”.
Personalità poliedrica e indipendente, ha dato un contributo
rilevante, culturale e progettuale, in ciascuno dei settori in cui ha operato. È morto il 17 febbraio 1997 all’età di 74
anni, vittima di cancro.
Nell’autobiografia
scrive: “Termino esta minha vida já
exausto de viver, mas querendo mais vida, mais amor, mais saber, mais
travessuras” (“Termino questa vita
già sfinita dal vivere, ma voglio più vita, più amore, più conoscenza, più
scherzetti”).
Il libro “Utopia
selvaggia ‒ Saudade dell’innocenza perduta. Una fiaba” di Darcy Ribeiro
sarà pubblicato nel mese di maggio 2019 dalla casa editrice mantovana Negretto Editore con la traduzione di
Katia Zornetta e con prefazione di Giancorrado Barozzi.
Il termine “saudade”
richiama l’epoca medioevale delle liriche dei Canzonieri galego-portoghesi
scritte fra il XII d il XV secolo nelle quali ritroviamo “soydade” e “suydade”
con successiva evoluzione del dittongo oi in au. Il fenomeno è insolito e ha
diverse ipotesi, ha derivazione dal latino sōlĭtās, solitātis, (“solitudine”, “isolamento”)
ma è da considerare la presenza di influssi da altri termini, per esempio dal
verbo latino saudar (“salutare”) o da espressioni arabe suad, saudá e suaidá (“profonda
tristezza”).
La Saudade va
collegata esclusivamente al Portogallo e successivamente alle colonie, una
parola intraducibile in altre lingue come similmente accade per spleen, flâneur e sehnsucht. Potremo
definirla come una nostalgia, quasi un’aspirazione metafisica di qualcosa di
intimo che conosciamo nel campo dell’intuito e che quindi esiste prima ancora
di conoscerne l’esistenza. La saudade è
collegata alla tradizione marinara del Portogallo che geograficamente è
aperto all’oceano Atlantico.
Un senso di malinconia e solitudine che nasceva sia nei marinai che lasciavano la
propria terra sia da coloro che invece
restavano in patria ad attendere il ritorno. Dei canti simultanei di uomini che attraversavano il grande mare
per la bramosia di scoperta e successivamente di commercio e di donne che davanti a scogliere e spiagge s’interrogavano sul
possibile rimpatrio. Dunque non possiamo
semplicemente tradurre saudade in nostalgia (in portoghese “nostalgia”,
“falta”) o solitudine (in portoghese
“solidão”) perché è una parola collegata al viaggio, al mare ed alla distanza,
a quel sentimento di chi parte e di chi resta congiunto dall’aspettativa di
incontro e di riapparizione.
Durante i secoli poeti e scrittori hanno cercato di dar voce
a questo sentimento, di narrarlo ed esplicarlo. Giungiamo sino ai nostri giorni con Darcy Ribeiro e quel suo “Saudade dell’innocenza perduta” come
se questo sentire non conosciuto temporalmente fosse accreditato nella realtà
grazie all’intuito. In questo modo abbiamo un duplice significato del
sottotitolo della fiaba “Utopia selvaggia”,
la saudade può esser riferita sia alle popolazioni indios ancora viventi
nella grande Amazzonia, percependo in loro un’innocenza perduta a causa della
violenta invasione dell’europeo; sia alla
Penisola Iberica nel sentimento legato al ricordo di quei coloni che
lasciarono la patria per trasferirsi in Brasile e di quelle generazioni
successive che non hanno mai visitato la terra d’origine ma alla quale hanno
sempre sentito in appartenere nel profondo.
“Chi siamo noi, se non
siamo europei, e nemmeno siamo indios, se non una specie intermedia, tra
aborigeni e spagnoli? Siamo coloro che furono disfatti in quel che eravamo,
senza mai arrivare ad essere quel che saremmo stati o avremmo voluto essere.
Non sapendo chi eravamo quando permanevamo innocenti in loro, inconsapevoli di
noi, ancor meno sapremo chi saremo. […] Stanchi e nauseati dallo sforzo di
fingere di essere chi non siamo, imparammo finalmente ad aprire gli occhi e a
creare specchi per guardarci.” ‒ “Utopia selvaggia”
Written by Alessia Mocci
Ufficio Stampa Negretto Editore
Info
Sito Negretto Editore
https://www.negrettoeditore.it/
Pagina Facebook Negretto Editore
https://www.facebook.com/negrettoeditoremantova/
Fonte
http://oubliettemagazine.com/2019/02/16/le-metier-de-la-critique-darcy-ribeiro-e-la-saudade/
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