FRONTE NAZIONALE SICILIANO "SICILIA INDIPENDENTE"
-Sikritarìa Nazziunali-
Kumunikati Stampa
AGCA LIBERO, OCALAN DENTRO. CHE TURCHIA È QUELLA CHE VOGLIONO NELL'UE?
Ma la Turchia proprio nelle principali istituzioni europee è distinata ad entrare, come risultante delle forti pressioni provenienti soprattutto dell'attuale Presidente degli USA George W. Bush.
Tutto ciò ingenera crescente preoccupazione ed indignazione in tutti noi indipendentisti del Frunti Nazziunali Sicilianu, che rifiutiamo l'ingresso della Turchia nell'Ue sia per la propria lontananza di quella terra e quel popolo dalle radici storiche e culturali dell'Europa stessa, sia perché la Turchia contemporanea è ben lungi, nonostante gli sforzi di alcuni, dall'essere uno stato di diritto occidentale.
Lungi dal voler attaccare il Popolo Turco, la sua bellissima cultura islamico/asiatica, e soprattutto la gente comune, noi indipendentisti siciliani non possiamo però non rilevare e ricordare all'opinione pubblica le tante, troppe violazioni dello Stato Turco a carico degli inviolabili diritti umani e dei popoli, nonché gli attacchi alla stampa ed alla libertà d'informazione. Perché la vittima di Agca fu un giornalista, Abdi Ipekci, direttore del quotidiano "Milliyet", che in prima pagina oggi ha titolato: «Questo è il giorno della vergogna».
E, come il defunto Ipekci, esponente della miglior Turchia contemporanea è Orhan Pamuk, scrittore di succcesso che ha "osato" parlare del Genocidio degli Armeni, a tutt'oggi negato dal Governo Turco. E come Pamuk sono giudiziariamente perseguitati dai tribunali turchi Elif Shafak, scrittore armeno, Yashar Kemal, cantore kurdo, Mara Meimaridi, scrittrice greca.
Tutti colpevoli dell'aver parlato dei soprusi della Turchia, delle terre che tutt'oggi occupa, dei Popoli che ha sottomesso e sottomette. A Cipro come in Armenia come nel Kurdistan.
Quindi il nostro no a questa Turchia è anche la conferma del nostro no siciliano ed indipendentista all'Unione Europea delle burocrazie politiche e dei potentati economici. E la conferma della nostra incessante lotta nonviolenta per un'Europa ed un Mediterraneo, di cui la Sicilia era e sarà il centro culturale ed economico, dei Popoli liberi, delle Nazioni autodeterminate, a fianco degli amici kurdi, amazig, catalani, sardi, corsi, baschi e di tutte le alte Nazioni senza Stato.
Roman H. Clarke, Vicepresidente FNS
Fatto gravissimo soprattutto perché con la salute non sono ammissibili speculazioni.
L'FNS si unisce pertanto a quanti pretendono controlli specifici a tappeto e le etichettature di prodotti alimentari.
Provvedimenti opportuni e necessari, questi, ma non sufficienti. Bisogna andare oltre.
In quanto Siciliani dobbiamo aprire un contenzioso a trecentosessanta gradi. In quanto tutto ciò succede proprio mentre il GRANO DURO SICILIANO, che è "pulito" e che non ha questi problemi, subisce arretramenti e discriminazioni.
Il nostro grano duro, così come altri prodotti agricoli tipicamente siciliani, è stato e continua a rimanere vittima di scelte di politica economica che hanno privilegiato le importazioni. Il pretesto ufficiale, in questo caso, sarebbe che il grano duro siciliano avrebbe scarso contenuto proteico e che in conseguenza non incontrerebbe la preferenza dei moderni pastifici che puntano sulla produzione di pasta da consumare al dente. Argomento confutabile, questo, da almeno due punti di vista. Il primo è che le "granelle" siciliane sono SALUTARI, in quanto NON vengono sottoposte a quei "trattamenti" particolari di cui hanno bisogno, per ragioni geografiche e di clima, i grani importati dal Nord America e da altri luoghi. E per i quali talvolta i "trattamenti" possono essere peggiori del male che vorrebbero sconfiggere. È il caso delle famigerate "irradiazioni" utili ad accelerarne la maturazione. L'altro punto di vista è che le qualità di grano duro, in Sicilia, sono diverse e quindi si può procedere alla selezione di quelle - di volta in volta - più richieste dal mercato.
Vorremmo anche aggiungere che se il consumatore fosse stato bene informato avrebbe da sempre preferito il prodotto siciliano.
Guardiamo comunque avanti. Possiamo trovare soluzioni, concrete ed utili - contemporaneamente - alla salute del consumatore ed all'economia siciliana, rilanciando e sostenendo adeguatamente e lealmente la GRANICOLTURA SICILIANA, dalla fase della produzione a quella della commercializzazione sui mercati. Certamente si dovrà se necessario migliorare ulteriormente la qualità e remunerare in modo più congruo ed equo gli Agricoltori del settore, che sono rimasti a coltivare il grano.
Sia chiaro che questa è un'occasione unica per pretendere un'inversione di tendenza. Ma non pensiamo che nessuno ci regali niente. Gli interessi consolidati e coalizzati contro l'ipotesi di una Sicilia "produttiva" sono sempre molto forti ed hanno capillari complicità nell'ASCARISMO nostrale. Occorre, pertanto, che i politici e gli uomini di buona volontà, le Organizzazioni di categoria maggiormente affidabili, i GRANICOLTORI e soprattutto il Governo Regionale scendano in lizza - con grinta, con proposte coraggiose e ... soprattutto con la consapevolezza di essere Siciliani - per difendere e per rilanciare sui mercati interno ed internazionale il nostro tipico GRANO DURO, che è (lo ripetiamo) un GRANO PULITO.
Ed è anche un'occasione per pensare a tutta un'agricoltura siciliana più genuina, più autentica, più biologica, commercialmente corretta ed orgogliosa della tipicità dei propri prodotti. E decisamente schierata dalla parte dei Consumatori e della loro salute.
Giuseppe Scianò, Sikritariu FNS
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Si ringrazia per la cortese attenzione.
L'Addetto Stampa
(Giovanni Basile)
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Giuseppe Montalbano, 1976
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