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mercoledì 6 dicembre 2006

COSTITUZIONE DEL COSMO: IL PRINCIPIO ANTROPICO

L’universo merita il suo nome, è costituito di materia e di radiazione, della stessa natura in ogni luogo: variano soltanto le proporzioni. Così non sono stati scoperti nell’universo elementi che non siano presenti sulla Terra. Ad esempio l’elio, così chiamato perché si trova in abbondanza nel Sole, è stato scoperto sulla Terra dimostrando che Sole e Terra sono costituiti della stessa materia.
L’osservazione in un determinato punto permette di comprendere ciò che avviene in qualsiasi altro luogo. L’universo è un tutto. Le leggi che regolano le trasformazioni di energia sono le stesse in tutto l’universo. Gli elementi costitutivi si incastrano gli uni negli altri. Stelle e pianeti formano sistemi planetari; le stelle sono raggruppate in ammassi stellari che formano le galassie. Queste sono raggruppate in ammassi di galassie, all’interno di un universo che è statisticamente omogeneo.
Un altro punto consente di sottolineare l’unità del mondo: l’aspetto dinamico di tutti i fenomeni. La materia non è inerte e passiva. Essa è “animata da un moto perpetuo, danzante e vibrante”, secondo i ritmi descritti dalle strutture molecolari, atomiche e nucleari.
L’immobilità delle “cose” e la loro permanenza sono solo un’apparenza. In realtà tutto è in movimento, tutto è vivo! Ciò si accorda con la mitologia indiana, che considera l’universo come un tutto organico che si muove ritmicamente.
L’universo è in evoluzione. Affinché potesse apparire la vita, l’universo dovette prima avere il tempo di produrre, al suo interno, gli elementi fondamentali, necessari agli esseri viventi, in primo luogo il carbonio necessario alla vita. Questi atomi possono essere sintetizzati solo nel cuore delle stelle, dove si è prodotta la nucleo-sintesi degli elementi indispensabili alla vita.
Il principio cosmologico antropico ammette due forme, dette debole e forte. In base all’interpretazione debole la vita è un fenomeno della natura, reso possibile grazie a certe condizioni determinate nella storia della cosmogenesi. L’interpretazione forte aggiunge che la presenza della vita e dell’uomo nell’universo è una chiave d’intelligibilità di tutti i processi cosmici. L’universo è tale perché sin dall’inizio fu organizzato in vista della comparsa di un essere pensante che potesse conoscerlo.
Il principio antropico manifesta l’unità dell’universo ragionando dialetticamente sui punti seguenti:
1. La velocità di espansione dell’universo è vicina alla velocità critica. Un’espansione più lenta avrebbe provocato la sua prematura ricontrazione, mentre un’espansione più rapida avrebbe impedito la condensazione della materia in stelle e galassie.
2. La materia è quantistica. Se così non fosse, gli elettroni potrebbero gravitare su qualsiasi orbita e esisterebbe così un’infinità di composti chimici differenti e instabili.
3. Una forza nucleare più debole non avrebbe permesso la formazione di deuterio nei primi minuti dell’universo. Ma il deuterio è una tappa obbligata per la formazione dell’elio, che è il punto di partenza per la nucleosintesi degli elementi pesanti. Con una forza nucleare più forte gli atomi di idrogeno non avrebbero potuto prendere la forma che hanno e, pertanto, sarebbe stato impossibile avere le molecole organiche.
4. L’universo è elettricamente neutro. Se non lo fosse, i pianeti non potrebbero essere stabili nelle loro orbite.

Il principio cosmologico antropico forte si inscrive in questa dialettica. Lega rigorosamente l’astrofisica e la biologia, finalizzandole verso la coscienza. L’uomo mantiene con il cosmo un rapporto complesso che la tradizione filosofica ha espresso con i due termini di “microcosmo” e “macrocosmo”. Essi derivano dall’antico kòsmos che caratterizza un’unità e una totalità ordinata. Come microcosmo, l’uomo è un mondo completo, perché dotato degli elementi che formano il macrocosmo. È costituito di tutti gli elementi dell’universo e se questi si trovano in lui, ciò che fa dell’uomo un essere vivente è l’atto che lo costituisce nella sua singolarità. L’uomo realizza meglio di ogni altro essere vivente la ricchezza della vita. È il compimento dell’evoluzione cosmica.
Se la matematica permette di descrivere il cosmo, è perché esso è intimamente strutturato da relazioni che possono essere comprese dalla ragione. La matematizzazione è possibile perché il reale stesso non è puro caso: la mente vuole superare il diverso che si oppone all’universo. Il termine greco kòsmos assume un significato in questa prospettiva. Indica l’unità della totale simmetria, armonia. Fermarsi a un determinato momento del sapere significa perdere il senso dell’impresa. Si rivela qui una dipendenza dal futuro. Gli eventi non sono determinati solo dalle condizioni attuali, ma dallo stato finale che si deve raggiungere. La nozione di struttura spiega la capacità dei sistemi di orientarsi verso uno stato ottimale. Gli scambi organizzano l’energia in funzione di questo stato. Attraverso questo processo si giunge al problema della finalità interna.
Oggi non si può parlare del mondo come cosmo senza porre la domanda del senso del suo divenire e della sua organizzazione in forme sempre più complesse nello spazio e nel tempo.
Il dio unico della filosofia monoteista è pensato come principio senza principio, radicalmente altro rispetto al cosmo.. Questo termine indica l’azione di Dio, che fa il mondo “partendo dal nulla”, cioè senza nessun elemento preesistente.

Prof.ssa Emanuela Riccardi - Docente di Teologia
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

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