L’osservazione in un determinato punto permette di comprendere ciò che avviene in qualsiasi altro luogo. L’universo è un tutto. Le leggi che regolano le trasformazioni di energia sono le stesse in tutto l’universo. Gli elementi costitutivi si incastrano gli uni negli altri. Stelle e pianeti formano sistemi planetari; le stelle sono raggruppate in ammassi stellari che formano le galassie. Queste sono raggruppate in ammassi di galassie, all’interno di un universo che è statisticamente omogeneo.
Un altro punto consente di sottolineare l’unità del mondo: l’aspetto dinamico di tutti i fenomeni. La materia non è inerte e passiva. Essa è “animata da un moto perpetuo, danzante e vibrante”, secondo i ritmi descritti dalle strutture molecolari, atomiche e nucleari.
L’immobilità delle “cose” e la loro permanenza sono solo un’apparenza. In realtà tutto è in movimento, tutto è vivo! Ciò si accorda con la mitologia indiana, che considera l’universo come un tutto organico che si muove ritmicamente.
L’universo è in evoluzione. Affinché potesse apparire la vita, l’universo dovette prima avere il tempo di produrre, al suo interno, gli elementi fondamentali, necessari agli esseri viventi, in primo luogo il carbonio necessario alla vita. Questi atomi possono essere sintetizzati solo nel cuore delle stelle, dove si è prodotta la nucleo-sintesi degli elementi indispensabili alla vita.
Il principio cosmologico antropico ammette due forme, dette debole e forte. In base all’interpretazione debole la vita è un fenomeno della natura, reso possibile grazie a certe condizioni determinate nella storia della cosmogenesi. L’interpretazione forte aggiunge che la presenza della vita e dell’uomo nell’universo è una chiave d’intelligibilità di tutti i processi cosmici. L’universo è tale perché sin dall’inizio fu organizzato in vista della comparsa di un essere pensante che potesse conoscerlo.
Il principio antropico manifesta l’unità dell’universo ragionando dialetticamente sui punti seguenti:
Se la matematica permette di descrivere il cosmo, è perché esso è intimamente strutturato da relazioni che possono essere comprese dalla ragione. La matematizzazione è possibile perché il reale stesso non è puro caso: la mente vuole superare il diverso che si oppone all’universo. Il termine greco kòsmos assume un significato in questa prospettiva. Indica l’unità della totale simmetria, armonia. Fermarsi a un determinato momento del sapere significa perdere il senso dell’impresa. Si rivela qui una dipendenza dal futuro. Gli eventi non sono determinati solo dalle condizioni attuali, ma dallo stato finale che si deve raggiungere. La nozione di struttura spiega la capacità dei sistemi di orientarsi verso uno stato ottimale. Gli scambi organizzano l’energia in funzione di questo stato. Attraverso questo processo si giunge al problema della finalità interna.
Oggi non si può parlare del mondo come cosmo senza porre la domanda del senso del suo divenire e della sua organizzazione in forme sempre più complesse nello spazio e nel tempo.
Il dio unico della filosofia monoteista è pensato come principio senza principio, radicalmente altro rispetto al cosmo.. Questo termine indica l’azione di Dio, che fa il mondo “partendo dal nulla”, cioè senza nessun elemento preesistente.
Prof.ssa Emanuela Riccardi - Docente di Teologia
Nessun commento:
Posta un commento