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lunedì 1 gennaio 2007

Napolitano, "In politica necessario clima più sereno e costruttivo"

Nel primo discorso di fine anno da Presidente della Repubblica forte richiamo alla coesione sociale e alla politica come bene di tutti

"Serve il dialogo tra gli schieramenti per una nuova legge elettorale"
"Sforzo maggiore per integrare gli immigrati". E poi dice basta alle morti bianche


 Napolitano, ROMA - C'è molta attesa, per il tradizionale discorso di fine anno del presidente della Repubblica. Il primo dell'era Giorgio Napolitano, che lo scorso maggio ha raccolto il testimone da Carlo Azeglio Ciampi. Ecco i temi che maggiormente stanno a cuore al capo dello Stato, e che dunque probabilmente affronterà: esortazione ai due schieramenti ad attuare una matura democrazia dell'alternanza, frenando uno scontro frontale esasperato che ha fatto suonare già alcuni campanelli d'allarme; appello alla coesione sociale, realizzando i principi di equità e di giustizia; solidarietà europea; necessità di attrezzarsi per tenere il passo con le sfide della competizione globale e della sicurezza, che impone doveri di presenza, a volte anche militare, oltre i nostri confini.

Questi i probabili punti cardine del messaggio, che sarà trasmesso alle 20.30, in diretta radiotelevisiva, dalle principali reti. E, come sempre in questi casi, oltre ai contenuti saranno valutati anche gli elementi di stile, di continuità e di innovazione, ai quali il presidente sembra non del tutto disinteressato.

Un primo punto di continuità che emerge consiste nella scelta di parlare dallo stesso luogo dei suoi predecessori, lo Studio alla Palazzina, dove ieri il capo dello Stato ha fatto una prova generale davanti ai riflettori e alle telecamere, consultando una traccia estesa di appunti, per verificare che potrà restare nel tempo di venti minuti. Una novità, invece, potrebbe essere quella di presentarsi in piedi e non seduto alla scrivania, per rendere più viva e colloquiale una comunicazione che ha per interlocutori gli italiani.

Quanto al contenuto, l'esperienza insegna che in questi discorsi i presidenti non fanno clamorosi annunci: trattano i temi su cui si sono espressi negli ultimi mesi e sui quali sollecitano l'attenzione dell'opinione pubblica, indicando problemi, aspettative, limiti da superare; sollecitando la consapevolezza delle potenzialità inespresse e la fiducia operosa.

Napolitano certamente parlerà dei focolai di crisi internazionale, a cominciare dal Medio Oriente, che si riflettono nel Mediterraneo e quindi fino alle porte di casa nostra. Recentemente, Napolitano ha indicato ai cittadini della Repubblica un'Italia che si è fatta onore a Nassiriya, che quando si unisce e si muove in concerto con l'Europa fa grandi cose, guadagnandosi l'ammirazione del mondo, com'è avvenuto con la missione in Libano. Un'Italia che dal primo gennaio avrà un seggio al Consiglio di Sicurezza e lo userà come se fosse un seggio dell'Unione europea, per svolgere una funzione di pace, di ritorno alla gestione diplomatica delle crisi, di rivalutazione dei forum multilaterali, senza escludere - nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione - la partecipazione a missioni militari di interposizione e di pace autorizzate dall'Onu.

Queste missioni, ha sottolineato recentemente Napolitano, dovrebbero essere gestite in modo da sottrarle alla conflittualità maggioranza-opposizione. Il dialogo, ha ricordato spesso, è un metodo e uno strumento per perseguire l'interesse generale del Paese e per risolvere i problemi chiave. A cominciare, ha detto dieci giorni fa, da quelli delle riforme istituzionali e della legge elettorale, fino a quelli della giustizia ancora troppo lenta e con tensioni interne da superare, a cominciare da quelle emerse sulla scelta del nuovo presidente della Corte di Cassazione, su cui il Csm anzichè unirsi si è spaccato in due metà, come una mela.

Tra i temi quasi scontati, ci sono poi quelli delle morti bianche, ancora troppo numerose; della tolleranza; della laicità dello Stato, che deve accompagnarsi al rispetto per tutti i culti; della integrazione degli immigrati; della formazione, della ricerca e dei giovani, che sono una risorsa da coltivare e ai cui problemi occorre dedicare più attenzione.


Origine: Repubblica

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