"Il Prete deve essere un Prete per il recupero, per la legalità, per la lotta del bene che vince sul male. Forcella deve diventare un quartiere vivibile. Io ho lasciato il quartire celebrando l'ultima messa lo scorso 24 giugno. Sono stato costretto a lasciare il quartiere, in una lettera che ho scritto al Cardinale ho detto che o continuavo a lavorare insieme a tutta la Chiesa di Napoli o terminavo una tappa per accettare un nuovo incarico. Del resto il diritto canonico prevede che ogni 9 anni ci sia una nuova destinazione per i parroci. Il Cardinale mi ha risposto che era meglio un Prete vivo che un Prete morto. Ora sono in attesa di un incarico" ha affermato ad Ecoradio Don Luigi Merola.
Abbiamo chiesto a Don Merola quanto ha pesato durante il suo lavoro a Forcella la solitudine "Falcone diceva prima della mafia uccide la solitudine, a volte ho avuto l'impressione di dare fastidio, alcuni confratelli erano arrabbiati con me. La mia Parrocchia era aperta tutto il giorno non solo per parlare di Dio. Dobbiamo denunciare e poi progettare senza delegare agli altri la costruzione del proprio futuro. Tutti ci dobbiamo rimboccare le maniche per salvare Napoli".
"Ho raccontato spesso ai ragazzi che la camorra non ha mai dato lavoro a Forcella, toglie la concorrenza con il "pizzo" e in più un boss campa al massimo fino a 35 anni, o muore o va in carcere - ha concluso Don Merola ad Ecoradio - Oggi a Forcella comanda il clan Mazzarella e le istituzioni si devono svegliare".
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