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sabato 5 dicembre 2009

Copenaghen, un Pianeta da salvare “la Terra”


Tra futuro e realtà si introducono molte possibilità collegate alla speranza di vivere al meglio nella nostra terra, una fra queste è quella di operare alacremente per ridurre il riscaldamento globale. Obbiettivo principe è quello di allontanare definitivamente lo spauracchio del 21 dicembre 2012, data ipotetica ma infausta che dovrebbe secondo gli incas rappresentare la fine della nostra era dando spazio ad un nuovo mondo. Un percorso irto di ostacoli che ha visto primeggiare nel disinteresse globale gli interessi miliardari dei vari stati del mondo che hanno imposto negli anni regole inquinanti e distruttive per la nostra terra. Ora siamo al capolinea ed il riscaldamento globale rappresenta una delle maggiori minacce del pianeta. Alcuni leader mondiali si accorgono del pericolo e 11 anni fa data di entrata in vigore del Protocollo di Kyoto che fù aperto alle firme il 16 Marzo 1998, con la condizione che tutti i paesi industrializzati si impegnassero a ridurre, per il periodo 2008–2012, le emissioni di gas ad effetto serra almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990. Un tra ttato controverso e difficile per alcuni paesi che entra però in vigore nel 2005 dopo la sottoscrizione di ben 160 nazioni. Tra i continenti l’Europa si pone in primo piano ed attraverso la commissione europea si è proposta la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 (rispetto ai livelli del 1990), di raggiungere il 20% di utilizzo di energie pulite edil 20% di risparmio energetico entro il 2020. Un obbiettivo che l’Europa cerca di raggiungere attraverso una serie di investimenti basati su finanziamenti di 16 miliardi di euro a favore dell’energia solare, 13 miliardi per la cattura e lo stoccaggio geologico di CO2, 7 miliardi per l’energia nucleare e 6 miliardi per l’energia eolica. Per raggiungere l’obbietivo l’europa cercherà di contenere i gas serra e ridurre la dipendenza dell’Unione europea dalle importazioni di petrolio e metano. Importante preliminare prima di arrivare a Copenaghen l’accordo Usa-Cina ,paesi che da soli rappresentano ben 40% delle emissioni di CO2 mondiali, che ha portato la Cina ad annunciare che ridurrà l’ammontare di emissioni di gas serra per unità di prodotto interno lordo (cioè l’intensità carbonica), del 40% entro il 2020. Certamente un ottimo risultato che si aggiunge al pacchetto di proposte che il Presidente Usa Obama, sembra, porterà il 9 dicembre in Danimarca basate su un taglio delle emissioni dei sei gas serra inclusi nella Convenzione sui mutamenti climatici, rispetto ai livelli del 2005, del 17% entro il 2020 (che sarebbe solo circa il 4% in meno se si usasse come linea base quella presa dal Protocollo di Kyoto che misura le riduzioni rispetto alle emissioni del 1990), del 30 % entro il 2025 (che sarebbe un 16% di riduzione rispetto al 1990) e del 42 % entro il 2030 (che sarebbe un 30% circa di riduzione rispetto al 1990). Infine la proposta bomba della Danimarca che prevede la riduzione del 50% dei gas serra entro il 2050 con un impegno spesa dell’80% per i paesi più ricchi. Molti i presupposti quindi per la reale riuscita del summit di Copenaghen dove gran parte dei paesi mondiali sembrano accorgersi che la sopravvivenza del pianeta e del suo ecosistema sia più importante ed economico del processo involutivo di distruzione globale, l’attuazione quindi di un impegno spesa pari all’1% del Pil può ritornare utile in un prossimo futuro.

Maurizio Cirignotta

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