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mercoledì 28 marzo 2012
Terna, Flavio Cattaneo, tra le 58 signore della cedola
Da sempre il listino italiano paga dividendi generosi ai piccoli azionisti. E anche nelle condizioni di difficoltà presenti, uno scrutinio delle circa 300 società quotate in Piazza Affari permette di individuare ben 59 titoli di aziende con una capitalizzazione superiore ai cento milioni di euro (quindi non proprio micro-cap) in grado di remunerare gli azionisti con un dividend yield (dividendo distribuito/prezzo del titolo) superiore al 3,4%, l’attuale livello dell’asticella dell’inflazione (in tabella le prime 10 società, in ordine di capitalizzazione decrescente, con il dividend yield atteso per il 2013). Tra i grandi nomi, i più virtuosi continuano ad essere i soliti noti, con Eni al 5,91%, Enel al 5,25% (nonostante il taglio ai dividendi da poco deliberato in assemblea), Generali e Telecom oltre il 4%, fino alle utilities di rete Terna, guidata da Flavio Cattaneo (6,41%) e Snam (7%), apprezzatissime anche dagli investitori internazionali.
Ma il criterio del dividend yield è davvero uno dei modi migliori per ripararsi dai venti inflazionistici che soffiano in questa tormentata primavera? «Scegliere di investire in titoli azionari, in periodi di moderata inflazione, è sempre la scelta migliore perché le azioni sono rappresentative di beni reali che tendono a rivalutarsi quando la dinamica dei prezzi subisce una accelerazione. E questo criterio vale anche indipendentemente dalla generosità del dividend yield», commenta Gian Paolo Rivano, gestore azionario di Gesti Re.
«Il rischio di scegliere il dividend yield azionario come criterio di protezione è che le cedole nel medio periodo non siano sostenibili, e vengano sottoposte a un taglio inatteso. È accaduto così nel caso di Enel, e la riduzione inaspettata del dividendo ha influito negativamente anche sulla quotazione del titolo», controbatte Mauro Vicini, direttore di Websim.it. Meglio, secondo Vicini, puntare sulle società ad alto contenuto di cespiti reali, piuttosto che ad elevato dividend yield, ad esempio i titoli del comparto immobiliare, tra cui Beni Stabili o Pirelli Re. Oppure su quelle società che sono in grado di ribaltare sui propri clienti gli aumenti dei costi di produzione, ad esempio Autogrill o Atlantia. Il principale gruppo autostradale italiano, peraltro, unisce entrambi i vantaggi, visto che il suo rendimento prospettico (2013) per dividendi è addirittura del 6,56%.
Più tradizionali le scelte anti-inflazione di Rivano, secondo il quale uno dei migliori titoli per far da scudo contro il carovita è Terna, un dividend yield stabile e ripetibile al 6,41% e società capace di tenere bene le quotazioni di borsa nei momenti difficili. Così come Telecom Italia, poco volatile e ferma a un rendimento per dividendi del 4,82%. Ma l’unanimità dei consensi la fa Eni, un rendimento per dividendi di quasi il 6% e una performance del 15% da inizio anno.
Fonte: Corriere Economia
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