Negli Stati Uniti i principali college aprono isole per tenere corsi e lezioni in piena regola, con tanto di banchi e lavagne. La Linden Lab benedice la scoperta di questo mondo virtuale da parte dell'educational. "Gli studenti disposti a pagare di più"
di VALERIO MACCARI
CHE COSA si può fare su Second Life? Costruire il proprio avatar, interagire con gli altri e, con un po' di spirito di iniziativa, diventare un imprenditore. E, perché no, anche lo studente. Magari della prestigiosa Harvard University. O in uno qualsiasi dei corsi che più di 60 fra scuole e università hanno messo in piedi nel mondo virtuale inventato dai Linden Lab nel 2003.
La nuova frontiera dell'educazione, infatti, sembra essere destinata a passare anche per Second Life. Dopo la grande invasione delle grandi aziende - molte delle quali hanno aperto un negozi o filiali "virtuali" - e dei giornali, adesso anche scuole e università stanno provando a vivere l'avventura del metaverso parallelo di Linden Lab. Che al momento contra oltre 5 milioni di iscritti, due milioni dei quali vi accedono regolarmente. E molti di questi sono studenti.
La prima ad occupare un'isola in 3D è stata l'università del Texas, nell'agosto del 2006. La professoressa Anne Beamish, insegnante di progettazione urbana, ha creato insieme a Robin Harper un corso di design di spazi pubblici. "L'idea - spiega la Beamish - era di costringere gli studenti a ripensare la loro idea di spazio pubblico mettendoli in contatto con uno spazio "virtuale", simile e diverso allo stesso da tempo a uno spazio reale". L'iniziativa è stata un successo, tanto da spingere anche altri atenei a mettere in piedi dei corsi nel mondo virtuale ed esplorare nuovi modi di
insegnare. Le lezioni, per la maggior parte delle volte, si svolgono in classi virtuali del tutto simili a quelle reali, con tanto di banchi e lavagne. L'Università dell'Ohio, addirittura, ha comprato tre isole virtuali e ha iniziato la costruzione di un campus "replica" di quello reale.
Ma che senso ha ricreare le classi in un mondo 3D? "E' un modo - spiega la professoressa Rebecca Nelson, che insegna per la Harvard su Second Life - per creare un senso di comunità fra gli studenti virtuali. Per farti sentire vicino il tuo compagno di banco, anche se magari si collega dalla Corea"
Ed è proprio l'insegnamento a distanza che può essere rivoluzionato da Second Life. "Gli studenti interagiscono fra loro come se fossero in un campus", aggiunge ancora la Nelson, "rendendo di fatto invisibile ogni distanza". Charles Nesson, che nel mondo virtuale insegna legge, sempre per la Harvard, giura che l'iniziativa è gradita dagli studenti. "Gli allievi hanno mostrato una grande voglia di partecipare e mettersi in gioco, ma anche di aiutare, suggerendo nuovi modi per migliorare l'esperienza. C'è ancora strada da fare".
La sperimentazione educativa, infatti, è partita da nemmeno un anno. Ma gli esperti credono che il potenziale dell'educazione virtuale sia enorme. "La maggior parte delle persone - spiega Richard Walton - che organizza corsi di lingue su Second Life - pensa all'e-learning come qualcosa che non richieda partecipazione da parte dello studente. Uno studio passivo, fatto di materiale scaricato e test da compilare on-line. Ma in Second-life l'interazione umana avviene in tempo reale, permettendo di fare esperienza in prima persona. Che è il modo migliore, è noto, per imparare una lingua".
Anche gli italiani si stanno dando da fare. Andrea Benassi, ricercatore dell'Indire, ha aperto un campus su Second Life. Si chiama Second Learnign ed è dedicato agli studenti italiani. E il gruppo Espresso ha organizzato, a scopi didattici, incontri "impossibili" con i personaggi del Risorgimento italiano. E non sono stati pochi i "cittadini virtuali" che si sono collegati per parlare e discutere con Garibaldi.
Le iniziative educational sono guardate con benevolenza dalla Linden Lab, l'azienda che ha creato e amministra Second Life. John Lester, education manager della società, spiega: "Siamo convinti del potenziale rivoluzionario dell'apprendimento virtuale, e vogliamo esplorarlo in ogni dettaglio. Il suo maggior punto di forza è che offre, al contrario del tradizionale apprendimento a distanza, il contatto diretto con la classe e con l'insegnante. Dietro ad ogni avatar
c'è un vero essere umano. Questo permette all'insegnante di fare esercitare gli alunni e di stimolare discussioni proprio come se fosse una classe vera. Con il vantaggio che si possono integrare esperienze di tutto il mondo".
Ma non sono solo motivi "umanitari" a spingere Linden Lab ad aprire le porte. "Gli studenti di corsi virtuali, inoltre - ammette Lester - devono passare molto tempo collegati. E hanno maggiori probabilità di sottoscrivere abbonamenti premium".
Origine: Repubblica
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