Il percorso dell'imponente patrimonio che tutto il mondo ci invidia, nel Museo Archeologico di Napoli, comprende 150 opere ed è articolato in sezioni esaltate da uno scenografico gioco di luci, che simboleggia la distanza tra la vita immortale degli dei e la caducità della vita umana.
Ercolano, ha restituito le testimonianze più ricche e complete del mondo antico. Le altissime temperature sviluppate dall'eruzione del Vesuvio hanno, infatti, determinato un fenomeno di conservazione assolutamente originale e in larga misura privo di confronti anche nella stessa Pompei.
Il The New York Times, facendo una disanima sul disastro rifiuti, ha scritto: Il rilancio della regione può partire solo dai tesori riportati alla luce da anni di scavi nelle città di Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis, dichiarate dall'Unesco "Patrimonio dell'Umanità".
All'inaugurazione della mostra, il governatore Antonio Bassolino, presente il sindaco di Ercolano, Nino Daniele, ha dato notizia dello stanziamento di trenta milioni di euro per la cittadina vesuviana. "La somma servirà - ha detto Bassolino a valorizzare il patrimonio culturale della città e sarà impegnata sia per l'ampliamento dell'area archeologica in corrispondenza della basilica di Nonio Balbo sia nella realizzazione di un teatro".
L'esposizione, nell'atrio monumentale del Museo, riunisce per la prima volta, tessuti scheletrici degli abitanti della cittadina distrutta dall'eruzione del '79 d.C. La sezione di reperti tessili è integrata da un repertorio iconografico costituito da sculture e affreschi che consentiranno di inquadrare meglio i tessuti nel loro originario modo di vestire.
La rassegna propone per la prima volta la statua di Nono Balbo, gli splendidi rilievi e la peplohoros, l'Amazzone dell'area della Villa dei Papiri, di cui si conserva una ricca raccolta nella biblioteca nazionale.
La terribile eruzione che in una notte cancellò uomini e cose, ha fatto sì che a noi giungesse una città intera, sia pure nelle forme proprie impresse da una catastrofe appena compiuta: tetti scoperchiati, muri abbattuti, porte scardinate, statue travolte, suppellettile disseminata ovunque, tutto però in larga misura recuperabile o ricomponibile e, quel che più conta, fresco e vivido come mai accade negli scavi condotti in altre zone archeologiche del mondo, ove il tempo ha avuto modo di sgretolare gradualmente le strutture e le opere originarie, o in altri casi di trasformarle, di inglobarle, spesso di distruggerle completamente.
Mario Carillo
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