Sandokan, il Corsaro Nero, il Capitano Nemo, Achab, ma anche Corto Maltese e Dirk Pitt. Sono, questi, soltanto alcuni dei personaggi che, insieme con i loro autori (Salgari, Verne, Melville, Pratt, Cussler) popolano il più recente libro di Vittorio Paliotti. Naufragi, abbordaggi di pirati, assalti di pellirosse, esplorazioni in giungle abitate da selvaggi e da belve, escursioni fra i ghiacci dei due Poli, sono gli scenari, l'uno più imprevedibile dell'altro, che rendono i suoi capitoli quanto mai avvincenti. L'ultimo lavoro di Vittorio Paliotti s'intitola "Il romanzo d'avventure" (Marotta e Cafiero editori, pagg. 238, euro 15,00). Un titolo che già di per sé è tutto un programma, ma che il sottotitolo rende ancora più esplicito: "da Robinson Crusoe a Tex Willer".
E' questa la prima volta, occorre subito di osservare, che viene pubblicata una storia del romanzo d'avventure. Stranamente, mentre esistono vari studi sul romanzo d'appendice, su quello poliziesco e di fantascienza, sul fumetto e sull'intera gamma di quella che può essere definita "letteratura di evasione" o di "azione", nessuno si era mai impegnato in un lavoro organico sulla narrativa avventurosa. Tutt'al più se n'era fatto qualche cenno nei saggi dedicati ai romanzi per ragazzi. A colmare questa macroscopica lacuna ha provveduto, appunto, Vittorio Paliotti con un libro sul quale si è già appuntato l'interesse della critica. Con ogni probabilità, gli studiosi avevano avuto difficoltà ad accostare in un'unica opera critica, libri che sono considerati capolavori, come ad esempio quelli di Melville, Conrad, Stevenson o Kipling, a libri ritenuti di "consumo" come quelli, appunto, di Salgari e Verne, di Boussenard e May, per non parlare di London e Burroughs (ideatore, quest'ultimo, di Tarzan).
Ma Vittorio Paliotti ha saputo trovare la strada giusta per superare ogni ostacolo. In ciò à stato favorito dal fatto che Emilio Salgari, fino a poco fa ritenuto diseducativo e come tale odiato da professori e pedagoghi, è stato recentemente sdoganato dalle università di Torino, di Napoli e di Catania diventando addirittura oggetto di studio e materia di insegnamento. Lo stesso è accaduto per Jules Verne in Francia, dove, in occasione del bicentenario, l'autore di "Ventimila leghe sotto i mari" e di "Il giro del mondo in ottanta giorni", è stato ufficialmente celebrato a livello accademico.
Nell'originale opera di Vittorio Paliotti sono esaminati anche periodici diventati famosi come "Il giornale illustrato dei viaggi e delle avventure per terra e per mare" o "L'avventuroso". E perfino i fumetti con personaggi quali l'Uomo Mascherato, Cino e Franco, e Jim della jungla. In realtà, per poter arrivare a scrivere "Il romanzo d'avventure", Vittorio Paliotti ha impiegato anni e anni di lavoro, essendosi dovuto spostare nelle biblioteche più lontane e più impensabili, e avendo dovuto esaminare una materia rimasta, al livello culturale, del tutto inesplorata. Ma il libro che è nato da questa faticosissima ricerca, è un libro che si legge con lo stesso piacere con cui si legge un romanzo d'avventure. C'è sempre un pirata, o un tugh, o un pellerossa in agguato, dietro ogni pagina. Ma il lieto fine è assicurato.
Mario Carillo
Nessun commento:
Posta un commento