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giovedì 3 ottobre 2013

Lampedusa,il fallimento della Cooperazione Europea

La storia macabra di un barcone partito dalle coste libiche il 2 ottobre 2013 con 500 persone a bordo in maggioranza somali ed eritrei . Persone che hanno creduto nel viaggio della speranza ed a una vita migliore nel continente europeo. Una speranza alimentata da una legge la Bossi-Fini che favorisce con tutta la sua debolezza l’immigrazione nel nostro paese che oggi è diventato la porta d’Europa per il continente Africano. Una tragedia annunciata che si potrà ripetere in futuro se i processi di Cooperazione Internazionale Europei non riusciranno attraverso delle progetti bilaterali dedicati a creare degli accordi per il controllo delle coste di partenza dei migranti. Una strage con 103 morti accertati e centinaia di dispersi. Le cause della tragedia può ricadere su un incendio scoppiato a bordo per colpa degli stessi migranti che hanno bruciato una coperta per farsi notare dalle coste italiane, uno sbaglio costato caro a tante persone. Attualmente ancora 260 dispersi di cui non si sa l’epilogo. Un illecito compiuto sotto l’egidia di un business di centinaia di mila euro per viaggio della speranza, ogni migrante paga la bellezza di 4000 euro che servono per il viaggio e per un appoggio momentaneo nel paese di arrivo.

Una rete quella europea che a parole vuole una lotta efficace contro l’immigrazione illegale chiarendo alcune regole:

· Rilasciare i visti presso centri consolari comuni;

· Esaminare la possibilità di un dispositivo di autorizzazione elettronica per viaggiare per i cittadini dei paesi non appartenenti all’UE;

· Esaminare ulteriormente le procedure di visto, soprattutto in relazione ai visti di lunga durata.

Non chè il modo di contrastare il fenomeno.

Secondo l’Europa occorre gestire le frontiere attraverso le seguenti linee guida:

· rafforzare la dimensione operativa dell’Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne (Frontex);

· sviluppare un approccio integrato alla gestione delle frontiere basato su un uso intensificato delle nuove tecnologie e del Settimo programma quadro (7° PQ);

· continuare a sviluppare il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR);

· cooperare con i paesi non appartenenti all’UE onde sviluppare la gestione delle frontiere nei relativi paesi d’origine e di transito;

· fornire un supporto finanziario per lo sviluppo di un sistema integrato per la gestione delle frontiere europee;

· sviluppare un sistema di controllo del genere “sportello unico” ai valichi di frontiera rafforzando la collaborazione tra le autorità dei paesi dell’UE.

Intensificazione della lotta contro l’immigrazione illegale:

· investire risorse per indagare sui casi di traffico e di tratta;

· collaborare con i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nella lotta contro il lavoro illegale;

· sviluppare strumenti di analisi dei rischi, valutare le politiche e migliorare le tecniche di quantificazione;

· sostenere la cooperazione tra le amministrazioni, soprattutto in relazione ai controlli incrociati, facilitando lo scambio di buone prassi;

· incoraggiare l’uso di tecnologie biometriche come strumento importante di lotta contro l’immigrazione illegale e la tratta di persone;

· garantire che i cittadini dei paesi non appartenenti all’UE che risiedono illegalmente nell'UE abbiano accesso ai servizi essenziali per il rispetto dei diritti umani fondamentali;

· proteggere e assistere le vittime della tratta di persone, anche per quanto concerne il loro recupero e reinserimento nella società;

· estendere il quadro giuridico esistente ai nuovi fenomeni criminali connessi all’immigrazione illegale e allo sfruttamento sessuale dei minori;

· garantire l’applicazione concreta degli strumenti internazionali nel campo del traffico di migranti e della tratta di persone all’interno dell’UE.

Attuare le politiche di rimpatrio attraverso le seguenti linee guida:

· garantire un riconoscimento reciproco alle decisioni di rimpatrio nell'UE, promuovendo la cooperazione tra i paesi dell’UE nell'applicazione dei provvedimenti di rimpatrio;

· controllare l’esecuzione e l’applicazione della direttiva sulle norme e procedure comuni relative al rimpatrio di cittadini di paesi non appartenenti all’UE soggiornanti illegalmente (quando sarà in vigore);

· definire misure per agevolare l’identificazione dei rimpatriati privi di documenti e considerare la possibilità di introdurre un lasciapassare europeo per facilitare il rimpatrio di migranti privi di documenti;

· promuovere l’attuazione di accordi di riammissione da parte dei paesi non appartenenti all’UE;

· sviluppare un’impostazione comune in materia di regolarizzazione dei migranti illegali.

Molte indicazioni disattese formalmente dall’ Europa in tutti questi anni nei confronti dell’Italia che oggi con Lampedusa è in prima linea nell’Immigrazione clandestina.

                                                                             Di Maurizio Cirignotta

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