Roma, 26 giugno 2014_ Banca popolare Etica ha accolto con favore l'iniziativa del Governo che ha predisposto le linee guide per una riforma del Terzo Settore aprendo il testo a proposte integrative da parte degli addetti ai lavori e dei cittadini interessati.
Banca Etica è la prima - e tutt'ora l'unica - banca italiana interamente dedita alla finanza etica. E' nata 15 anni fa su impulso delle principali reti del Terzo Settore italiano e oggi conta tra i suoi soci e clienti migliaia di organizzazioni non profit. Dal 1999 a oggi è cresciuta fino a contare 17 filiali in tutta Italia, 20 banchieri ambulanti e una società di gestione del risparmio (Etica sgr) che colloca fondi comuni di investimento in cui rientrano solo titoli di aziende con elevate performances in termini di responsabilità sociale e ambientale. Attualmente il Gruppo Banca Etica intermedia circa 2,5 miliardi di euro, sta per aprire la sua prima filiale in Spagna e aderisce alle principali reti internazionali della finanza etica.
Banca Etica ha scelto di partecipare alla consultazione con proposte specifiche relative al ruolo che la finanza potrebbe avere nel moltiplicare le risorse a sostegno della società civile. Un ruolo particolarmente strategico in questa fase, perché la finanza al servizio delle imprese sociali consente di veicolare il risparmio dei privati verso lo sviluppo di un'economia sostenibile. Lo dimostrano 40 anni di Finanza Etica in Europa e 15 in Italia.
Per far crescere le esperienze positive di finanza al servizio del bene comune occorrono però alcune modifiche alle normative nazionali e internazionali:
- Definiamo cosa è finanza etica – Nelle linee guida per la riforma del terzo Settore predisposte dal Governo si parla di "finanza etica" in più punti. Banca Etica – che per prima ha introdotto questo termine in Italia - auspica una definizione coraggiosa che eviti un annacquamento dell'idea di cambiamento che decine di migliaia di cittadini vedono nella finanza etica. L'esigenza di ricreare un clima di fiducia nei confronti della finanza - percepita come fattore scatenante della crisi - ha portato alla proliferazione di prodotti finanziari che si auto-definiscono "etici". Al fine di creare norme capaci di stimolare la finanza realmente al servizio del bene comune, è necessario definire chiaramente le caratteristiche della finanza etica: sia in relazione al tipo di imprese che vengono finanziate (che lavorino effettivamente nell'interesse della collettività con particolare attenzione alle categorie più fragili) sia in relazione alle modalità di governance che devono essere improntate alla trasparenza e alla partecipazione delle comunità.
- Incentivi fiscali e riduzione delle barriere agli investimenti nel Terzo Settore. Banca Etica propone al Governo l'adozione di un regime fiscale incentivante per i prodotti finanziari che veicolano il risparmio privato verso progetti di interesse collettivo (sull'esempio dei TREM bond Italiani o della normativa Francese). Inoltre vanno riviste le norme attuali che che penalizzano chi investe sul sociale. La normativa internazionale attuale e le modifiche allo studio (Accordi di Basilea 2 e 3) penalizzano fortemente le banche che finanziano imprese sociali e realtà del terzo settore, imponendo livelli molto elevati di assorbimento patrimoniale. I finanziamenti agli enti del Terzo Settore sono tutt'ora considerati tra i più rischiosi (addirittura più dei derivati) nonostante i dati – inclusi quelli relativi ai prestiti erogati in 15 anni da Banca Etica - abbiano dimostrato chiaramente che gli enti non profit sono più affidabili nella restituzione dei crediti, con tassi di sofferenza inferiori alla media del sistema. Banca Etica chiede in particolare che sia introdotto anche per gli enti non profit il così detto PMI Supporting Factor che mira a favorire l'erogazione di credito a favore delle PMI. Le norme sulle banche, infine, dovrebbero distinguere tra diverse tipologie di istituti di credito: oggi si tende ad applicare le stesse regole a realtà profondamente diverse come sono da una parte le grandi banche d'affari speculative e dall'altra le piccole banche eticamente orientate, o quelle cooperative, mutualistiche, con forte base territoriale e orientamento al finanziamento delle PMI. Le piccole banche cooperative sui territori hanno continuato a sostenere l'economia reale esercitando un'importante funzione anticiclica e non possono essere gravate dagli stessi costosi adempimenti normativi imposti alle grandi banche d'affari che hanno dato origine alla crisi.
- Semplificazione burocratica. Banca Etica auspica anche una semplificazione burocratica per tutti gli strumenti innovativi – come il crowdfunding, i mini-bond, la capitalizzazione - che facilitano gli investimenti diretti dei cittadini e delle organizzazioni a favore di realtà ad alto impatto sociale. La semplificazione sarebbe senz'altro possibile quando le cifre investite sono contenute (ad esempio entro i 5mila euro).
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