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martedì 31 gennaio 2006

La tutela del diritto d'autore e del diritto d'accesso nell'era dell'informazione e comunicazione digitale

Uno dei temi dibattuti nell'ambito della Conferenza Internazionale su "The Future Digital Economy. Digital content - creation, distribution and access" in merito a questo periodo storico dell'Informazione e Comunicazione Digitale e Globalizzata, viene posto dalla legittimità della difesa di due fondamentali diritti: da una parte tutelare il diritto d'autore e dall'altra abbattere sempre di più le barriere tecnologiche e culturali per garantire un diritto d'accesso a tutti cittadini della Società dell'Informazione.

La rivoluzione digitale dell'Infromation & Communication Technology pone, infatti, sempre più degli interrogativi per trovare adeguate soluzioni e regolamentazioni che proteggano gli autori di contenuti digitali, oggi che, con la convergenza multimediale, tutto è diventato digitale: dalla trasmissione dati all'editoria, dalle telecomunicazioni alla radiodiffusione, cinema e tv, intrattenimento, servizi di ogni sorta..

Se i contenuti digitali non vengono protetti di fatto non hanno valore. Quindi viene meno un meccanismo fondamentale che regola la vita sociale: l'economia.

Per fare un esempio banalissimo, prendiamo il mio caso: un utente internet qualsiasi.
Per me scrivere ora queste righe, che verranno pubblicate gratuitamente e chiunque potrà copiarle e farle proprie, non è evidentemente un'attività di business.

Le sto scrivendo per soddisfare un mio bisogno culturale e di condivisione e confronto di mie personali riflessioni con gli eventuali altri internauti che si imbatteranno in questa pagina del web. Questo per me è gratificante. Ma sicuramente non mi fa portare la cena a casa!

Ma se in questo momento io stessi scrivendo, come attività professionale, per esempio, un romanzo, o un programma software, uno studio di interesse pubblico, la musica di una canzone, il copione di un film, certamente vorrei che il mio impegno lavorativo e il mio sforzo intellettuale mi venisse riconosciuto, economicamente remunerato, e non vorrei che qualcun altro se ne appropriasse indebitamente.

Sempre per fare un esempio vicino alla quotidianità, programmi come il famoso Napster che è stato utilizzato per anni per scaricare gratuitamente musica di ogni genere sul proprio pc, fare copie non autorizzate di film, ma anche fotocopiare oltre un certo numero di pagine di un libro di testo scolastico, di fatto, hanno finito per ledere sensibilmente i legittimi interessi economici dei produttori di queste diverse opere dell'ingegno umano, che con la digitalizzazione sono riproducibili da chiunque con estrema facilità.

La rivoluzione digitale quindi pone dei problemi al copyright, o diritto d'autore, o proprietà intellettuale.

D'altro canto la bit revolution è il fondamento che per molti studiosi fa sì che mai come in questo periodo storico, (una buona parte del) l'umanità ha avuto a disposizioni strumenti e mezzi che consentono un accesso all'informazione (concepita in tutti suoi sensi: dalle news giornalistiche alle opere intellettuali) di massa.

Una volta anche lo scrivere era un mezzo di comunicazione, privilegio di solo ridotte minoranze. E non sto pensando all'antico Egitto e agli scriba: l'alfabetizazione di massa in Italia è avuta nel secolo scorso.. meno di 100 anni fa.

Oggi io (cioè un essere umano che ha avuto la fortuna di nascere in una società "occidentale", che per quante ingiustizie abbia, mi fa appartenere al "primo mondo" e non al "terzo mondo" e all'interno di questo mondo, ho l'accesso e relative competenze (minimali: nons ono un informatico) ad internet e posso accedere alla più grande biblioteca mai esistita prima.
Col cellulare pocco comunicare a distanza e in movimento e sempre più il telefonino sta diventando il terminale non solo per comunicazioni "parlate", ma sempre più multimediali.
Con la tv digitale (satellitare o terrestre) posso accedere a programmi e canali in altre lingue..

E così via. Oggi i mezzi di comunicazione del Terzo Millennio sono tecnologie di libertà (come scrisse nell'omonimo saggio lo studioso Ithiel De Sola Pool), di democrazia partecipata, e ogni cittadino ha diritto ad accedervi, e questo diritto d'accesso deve essere garantito ed esteso sempre di più a tutta l'umanità.

Che ne pensate voi?

Potete commentare senza necessità di alcuna registrazione cliccando su comments sotto questo articolo, o se desiderate dare maggiore visibilità al vostro pensiero potete inviarmi una richiesta di registrazione per pubblicare il vostro articolo.

Andrea Pietrarota, apietrarota@libero.it

2 commenti:

  1. Prima di parlare di diritto d'accesso esteso a tutta l'umanità e cantar vittoria, guardate cosa stanno combinando le maggiori case produttrici di PC (ed hardware in generale) in combutta con le Lobbyes della musica, del cinema...dell'intrattenimento multimediale in generale.
    Non è il futuro, il Trusted Computing è già realtà.
    Diversi Notebook, Pda, ed in futuro tanti dispositivi saranno TC Compliant.Che significa? Che acquisterete un prodotto di cui non sarete padroni, che sarà governato da chi gestirà le chiavi criptate che saranno generate n modo TOTALMENTE Sicuro all'interno del vostro (?) PC.
    Già, perchè il vostro PC potrà essere UNIVOCAMENTE identificato nella rete...
    Non ci credete? Allora approfondite!
    http://www.no1984.org

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  2. Cantar vittoria?

    ..E chi canta?

    Io sono pure stonato..

    Io mi sono interrogato sull'argomento e non so quale sia la soluzione.

    Per esempio, a me sembra assurdo, ma gran parte delle cose scritte sul web sono protette dal diritto d'autore, anche se si tratta magari dei testi di presentazione di una brochure aziendale..

    Se io li copio, anch per scrivere un bell'articolo su quell'azienda, chi ha scritto i suddetti testi può rivalersi su di me.

    Io ho rubato i suoi contenuti, la sua proprietà intellettuale.

    Il mondo umano è retto dalle leggi dell'economia. Questo è un dato di fatto. Possiamo immaginare utopie in cui tutto è di tutti, con o senza una corrispondenza al proprio impegno nella costruzione della "res publica". Ma con l'utopia restiamo al livello di sogni irrealizzabili.

    Il problema che io mi pongo è come fare a trovare un giusto equilibrio tra i diritti dei cittadini nell'economia digitale e quelli delle imprese che investono nella produzione di contenuti digitali (dal cd, al dvd,
    per restare terra-terra, ancora ai supporti "atomici", a semplici bit informatici che poi letti dai nostri terminali ci restituiscono voce, immagini, musica, video ecc).

    Da una parte è legittimo che chi investe in un mercato voglia difendere i suoi investimenti, brevewttare i suoi macchinari, non farsi copiare dalla concorrenza.

    Ragionaiamo sempre terra-terra è giusto che le imprese cinesi clonino la produzione italiana?

    No? E allora anche noi non dovremmo duplicare un film, una compilation se non per fini ed utilizzi personali.

    Già ma se poi io, con la digitalizzazione, ho gli strumenti per duplicare facilmente e all'ennesima potenza il film che ho appena comprato e mi metto nondico a venderlo, ma semplicemente a regalarlo a tutti i miei amici, e tutti i miei amici fanno altrettanto...

    Alla fine - senza che nessuno abbia fatto una sola copia per finalità di commercio "pirata", per assurdo, "uccidiamo" economicamente chi ha realizzato quel film che tutti hanno così tanto apprezzato da duplicarlo all'infinito per i loro amici.

    Sto ragionando x paradossi...

    L'altra faccia della medaglia è più o meno quanto hai scritto tu , caro Anonimo.

    Le grandi cooncetrazioni, i trust che ormai travalicano i confini nazionali, non sono più facilmente controllabili e anzi sempre di più stanno diventando loro i potenti che controllano gli stati.. figuriamoci che ne può essere della libertà di noi singoli individui...

    Altro.. che 1984 di G. Orwell e Il Grande Fratello (no.. non quel programma che a me fa venire l'orticaria, ma la maggior parte del pubblico apprezza tanto..).

    Umberto Eco tanti anni fa parlando del futuro dei mezzi di comunicazione coniò una dicotomia che ormai si ripropone continuamente: la contrapposizione tra gli apocalittici e gli integrati.

    I primi che vedono un futuro funesto in cui i Media e chi li controlla avrà un potere assoluto, e chi invece crede negli aspetti positivi dell'innovazione tecnologica e ne apprezza soprattutto le opportunità.

    Tra pessimisti disperati e ottimisti euforici, io sono per un moderato scetticismo..

    Ma non voglio cadere in inutili cinismi.

    Per questo scrivo.

    In Cina (ossia, credo un quarto-?- della popolazione mondiale) i blog sono vietati..

    Siamo fortunati ad essere nati qui.

    Cerchiamo, ognuno come può di meritarcela questa fortuna.

    E magari di estenderla un pochino a chi ne ha avuta di meno di noi.

    Senza retorica.
    Andrea

    RispondiElimina

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