Dall'altra quella firmata dalla moglie dell'attore. Che attacca il giornalista
Luci e ombre di una leggenda Biografie 'contro' per John Belushi
di MATTEO TONELLI
Luci e ombre di una leggenda Biografie 'contro' per John Belushi ROMA - Due libri per raccontare una vita breve e intensa. Allegra e disperata. Carica di eccessi. Di debolezze e di sensibilità. Una vita finita per un'iniezione letale di cocaina ed eroina in una stanza dell'albergo "Chateau Marmont", sul Sunset Boulevard a Los Angeles, in California. Escono in questi giorni due biografie che ricostruiscono la realtà e il mito di John Belushi, l'immortale Jake dei Blues Brothers. Biografie contro. Anche se tra l'uscita dell'una e quella dell'altra sono passati più di vent'anni.
Una, quella di Bob Woodward, risale al 1985. Dettagliatissima, divenne introvabile in pochissimo tempo. Oggi è di nuovo nelle librerie (John Belushi, chi tocca muore. Frassinelli editore, 18 euro). L'altra (Belushi. Rizzoli editore, 42 euro) è stata scritta dalla vedova del comico, Judith, e da Tanner Colby, autore e produttore di "The National Lampoon radio hour", programma radiofonico a cui partecipò anche Belushi.
Woodward, premio Pulitzer che scoperchiò lo scandalo Watergate, alla morte di Belushi decise di scriverne la biografia dopo una telefonata ricevuta da Pamela Jacklin, cognata dell'attore. Dopo poco ci fu l'incontro con Judy Belushi, la vedova di John. Iniziò così un progetto che il giornalista americano portò avanti realizzando centinaia di interviste, raccogliendo agende, diari, lettere, fotografie, appunti, articoli. Persino ricevute dei taxi e conti della limousine. Ne venne fuori una minuziosa ricostruzione della vita di Belushi. Dagli inizi fino alla tragica fine.
E' un uomo inquieto quello descritto dal gionalista. Alle prese con gli eccessi: l'alcool, le notti nei locali e soprattutto la droga. Un uomo stritolato dai meccanismi dello show business. Uno che a trent'anni aveva il mondo in mano e che a trentadue lo fece piangere morendo per overdose. Valeva soldi, moltissimi, Belushi. Era, si legge nel libro di Woodward "uno che viveva sempre al limite. Uno di quelli destinati a finire in un incidente automobilistico o di overdose... tutta quella roba di cui sono morti gli eroi americani". E la droga, nel libro, la fa da padrona. E' una presenza costante, che marchia la vita dell'attore. Getta un'ombra cupa che segna tutta la biografia.
Un errore, a giudizio della vedova di John che, a distanza di anni, ha deciso di dare alle stampe, con Tanner Colby, una biografia del marito. Quasi 300 pagine piene di foto, ricordi e interviste. In cui l'obiettivo principale sembra essere quello di mostrare le luci e sfumare le ombre del marito. Al libro di Woodward, Judith dedica solo un rapido ma significativo accenno: "Una volta per sbaglio ho fornito la chiave della storia di John alla persona sbagliata e questa era un'occasione per rettificare le cose". E i due libri infatti trasmettono sensazioni diverse.
Claustrofobico, implacabile, dettagliatissimo quello di Woodward. Con l'ombra della droga che segna tutta la vita di Belushi. Una presenza costante, certo. Ma non l'unica. Sembra dire questo il libro di Judith Belushi. Che, grazie a decine e decine di foto, ripercorre l'esistenza del marito: John agli inizi della carriera, poi con Dan Aykroyd. E ancora la consacrazione con Animal House e Blues Brothers. Infine il funerale, con Aykroyd in moto e la giacca di pelle.
Molte luci nel libro, poche le ombre. Inevitabile la sensazione che la nuova biografia abbia in qualche modo voluto sfumare (o forse semplicemente non insistere) sul lato oscuro di Belushi. "Non abbiamo voluto rimuovere la questione della droga - spiega Tanner Colby - ma abbiamo deciso di non metterla sotto un microscopio. Nel libro ci sono le tre differenti anime di Belushi: l'attore appassionato, il migliore amico di tutti e l'uomo selvaggio e autodistruttivo travolto dalla proprio insicurezze che corre verso l'estremo". Proprio quello che Woodward focalizza, commettendo, a giudizio di Colby, l'errore di non capire che il vero Belushi era l'insieme delle tre anime.
Ma forse, più che sui libri, per capire chi era Belushi bisogna vederlo recitare. "Perché - ripeteva - l'unico posto dove sono a mio agio è il palco, perché so sempre quello che faccio". Ma, spenti i riflettori, la vita gli presentò il conto.
Origine: Repubblica



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