Teresa Ciccarone e Melina di Nardo ricorrono al ricamo in maniera tradizionale sia per temi che per natura degli oggetti: di loro Ritorno a casa propone stralci di corredo, federe, lenzuola, decorate ai ritmi lenti delle lunghe sere invernali.
Marina Bolmini e Francesca Pagni re-inventano invece il linguaggio tradizionale alla luce di tensioni contemporanee, mescolano significati e impulsi antichi e moderni e sovrappongono materiali e memorie: con loro il ritorno appare una sorta di dolce morire in bilico tra tecniche e segni che hanno il sapore di coscienza ancestrale.
Il titolo Ritorno a casa allude alla sensazione che investe quando nel ritornare nei luoghi del ricordi, riportati alla fine del labirinto dal filo di Arianna, riscopriamo le tessiture degli oggetti e la sincerità di una trama fitta di lino. Al nostro ingresso in mostra un groviglio d’emozioni contrastanti ci attanaglia: nostalgia, disagio, consolazione, di fronte ad una realtà, che ora appare ridimensionata.
Sono le opere di Francesca Pagni che aprono il percorso espositivo, in un’istallazione in cui tutto può avvenire. I personaggi di Francesca sono sospesi nel loro vivere quotidiano, venati dalla consapevolezza disincantata che nulla potrà più essere come prima. Il segno nero incide le sagome come un solco di bitume, che ne fa risaltare i blu, i rossi, i gialli. Il bidimensionale annulla i confini di spazio e richiama disegni infantili. Sono segni che riportano all’archetipo, al passato collettivo. I luoghi dell’infanzia, che nella mente comune sono puri, incontaminati e hanno il sapore di casa, in Francesca non sono dolce rifugio a cui fare ritorno, ma esprimono una sensazione di forte estraneità: luoghi, volti, oggetti, assumono ora una luce diversa. La realtà si ribalta, le composizioni si articolano incomprensibilmente su diversi registri e gli essere fantasiosi, un tempo teneri compagni di giochi, improvvisamente diventano minacciosi. I ricordi s’intrecciano e sovrappongono come gli strati di tessuto che Francesca mette sui quadri e il filo grosso si sostituisce al pennello nei pupazzi di stoffa che prendono vita e si aggirano per l’istallazione.
La seconda sala è di tutt’altro impatto: qui il mito di Penelope non è più sinonimo d’attesa, la tela non è disfatta, ma è esposta. La calma scende e regna sovrana, gli occhi si trastullano nei punti preziosi di Melina di Nardo, nelle linee sinuose dei fiori gentili tracciate dall’ago sul cotone fine. I colori tenui rispettano gli incantesimi delle trame delle lenzuola, degli asciugamani, dei serviti da tavola. La presenza di Teresa Ciccarone s’impone con due lavori a mezzopunto e ad uncinetto (Esplosione e Scialle) che detonano fiori e colori. Teresa rende inoltre omaggio alla madre aprendone l’armadio e mettendo in mostra alcuni pezzi del corredo antico: mutandoni orlati di pizzo, sottane di linone, federe che, a punto erba, recitano “pace e amore”.
La terza e ultima sala, con opere di Marina Bolmini, è quella del non ritorno, dell’oblio. Marina non fa sconti con i suoi Quadretti tranquillanti, i quali negano con forza qualsiasi possibilità di lucida riconciliazione: l’unico modo di scendere a patti con il Ritorno a casa è stordirsi con i paradisi artificiali dei prodotti farmaceutici di cui Marina, con sapienza di provetta ricamatrice a punto croce, illustra le doti miracolose e la posologia. Nonostante l’aspetto innocuo e lindo delle piccole opere, il messaggio è chiaro: le compresse dai nomi fascinosi, terminanti in consonati, danno alla contemporaneità quell’illusione di salvezza che le nostre nonne trovavano nella reiterazione manthrica del gesto dell’ago e del filo sulla tela.
RITORNO A CASA
a cura di Lucia Giardino e Giorgia Marotta
Marina Bolmini, Teresa Ciccarone, Melina Di Nardo, Francesca Pagni
dal 5 al 16 agosto 2007
Inaugurazione domenica 5 agosto ore 19.00
Biblioteca comunale, Guilmi (CH)
contatti:
Lucia Giardino lucygarden@gmail.com
Giorgia Marotta gimarotta@virgilio.it
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