Una casa editrice, tutta al femminile, nel XXI secolo rischia di essere una cosa scomoda e imbarazzante, perché non esiste un tessuto sociale e politico (un movimento) che la sostenga nemmeno tra le giovani leve che si preoccupano ovunque di sottolineare - quando prendono posizione su qualcosa che riguarda le donne - di non essere in ogni caso "femministe". E le femministe storiche sono spesso aggregate tra loro in situazioni socio-culturali-politiche di difficile gestione e a volte di difficile sopravvivenza per avere tempo da "spendere" per nuove iniziative.
Eppure una casa editrice al femminile è un'operazione necessaria proprio adesso, perché il Pensiero delle donne ancora una volta è la risposta all'invisibilità, all'intolleranza, all'economia dell'accumulo, alla disgregazione della violenza.
Non perché le donne siano pacifiste per natura, ma perché conoscono sulla pelle la fatica di esistere, il disagio dell'esclusione e il coraggio della resistenza. Il Pensiero delle donne è Cultura, un modo di guardare il mondo da un altro punto di vista, segnando una differenza che non chiede "conciliazione" ma riconoscimento, sempre, della pluralità, del molteplice, della complessità di contro e di fronte a tutti i discorsi che professano la neutralità del Pensiero, la globalizzazione delle anime, l'universalità dei desideri e dei bisogni.
Una casa editrice che si chiama Il Caso e il Vento ha come missione quella di segnare una rotta sapendo che è il percorso e non la meta che darà un senso al viaggio. E che l'area di movimento è oceano e non stagno, è marea e non porti.
La scommessa più audace è proprio quella di ridare valore ai soggetti che qualcuno vorrebbe deboli, ma che non lo sono - se non per sfinitezza a volte - e di riproporre un'economia di scambi diversa. Per questo nella fatica di fabbricare libri alziamo ancora il tiro: saranno libri ecologici (su carta Alga, per esempio); saranno libri di esordienti (spietatamente selezionati); o libri di Autrici che la classe intellettuale magari cita per necessità ma che non conosce e anzi misconosce, come Marjia Gimbutas, archeologa di fama mondiale, malmasticata in Italia; saranno libri che avranno di nuovo l'antico onore di essere percorsi, prima della pubblicazione, da letture sapienti, editing accurati. Perché i libri che servono alla nostra vita sono pochi. Perché il libri che restano nella nostra memoria di lettrici e di lettori sono ancora di meno.
Alziamo il tiro: chiediamo alle librerie, che non sono supermercati, di accogliere i nostri libri; chiediamo ai librai e alle libraie di organizzare con noi eventi di lettura: circoli di lettura. Perché un mondo che non legge è un mondo destinato alla miseria.
Alziamo il tiro: fondiamo la nostra distribuzione sul passa parola, sulla nostra capacità di camminare per strada e di trovare una realtà che ci somigli: allora lì lasceremo una copia, allora lì sapremo che il libro costruito potrà essere forse l'ascia di cui parla Kafka, capace di spezzare il lago ghiacciato che è dentro ognuno/a di noi.
Alziamo il tiro. Chiediamo in un mondo atomizzato la creazione di una rete di solidarietà, un modo di scambiare le passioni. Un'economia del dono, come dice Genevieve Vaughan.
Noi camminiamo. E ci aspettiamo di avere compagni e compagne di viaggio, accanto. Con cui discutere, progettare, ribaltare, sperimentare ancora. Anche compagni, certo, perché per rispetto delle Pari Opportunità un uomo che sia bravo, ma veramente bravo a scrivere noi lo pubblichiamo. A patto che non sia femminista e che sia, invece, portatore consapevole della propria Differenza.



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