Priva(te)cy - Istallazione Artistica InterattivaPiazza Risorgimento - Roma 22 Novembre / 2 Dicembre 2007
ContainerArt, in co-produzione con Enzimi, organizza a Roma una manifestazione itinerante di arte contemporanea e d’avanguardia, accogliendo - in container dislocati nella città - installazioni, quadri, video-opere e sculture degli artisti piu’ innovativi sulla scena nazionale e internazionale.
In questa occasione alcuni componenti del gruppo nITroStudio in collaborazione con Javier Ideami hanno realizzato Priva(te)cy, una video istallazione interattiva sul tema della privacy che chiede ad ogni visitatore di mettere in gioco consapevolmente la parte più preziosa di se: il volto.
La linea gialla segna il limite. Al visitatore non verrà chiesta la firma di una liberatoria ma il compimento di un atto liberatorio, consapevole: oltrepassare la soglia. Con questo gesto si acconsentirà al trattamento digitale della propria immagine che al termine del percorso verrà ceduta al sistema; il software la tratterà digitalmente per rendere impossibile il riconoscimento immediato della persona ritratta, prima di inserirla nel database di Priva(te)cy.
Il sito privatecy.net riceve in tempo reale gli scatti catturati: all’utente è data la possibilità di decidere se lasciare la propria immagine criptata o sbloccarla svelandosi agli altri visitatori. Il processo di sblocco avverrà tramite l’immissione di un semplice codice rilasciato dal sistema al momento della visita all’istallazione.
Il susseguirsi degli accessi al container contribuirà alla densificazione in tempo reale della sua controparte virtuale. Volume denso e stratificato, nel quale immergersi. Spazio relazionale dove sperimentare nuove forme di comunicazione e creatività.
Designer:
Claudio Ampolo, Emanuele Tarducci
Flash & php programmer:
Javier Ideami
info@privatecy.net
http://www.privatecy.net/
Virtual Narcissus: interconnected faces.
«L’arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile» (Paul Klee)
Sensuale e malinconico, il riflesso dell’inconsapevole Narciso evoca le origini dell’immagine e di ogni teoria della rappresentazione, come suggeriva Leon Battista Alberti nel De pictura (1435-36). L’astrazione della propria immagine è, infatti, uno strumento di conoscenza del reale che innesca la formazione di una coscienza individuale, attraverso il viaggio primario dentro sé stessi.
Il viso digitale si affaccia, oggi, sullo specchio oceanico delle informazioni, in perpetua trasformazione, e acquista una corporeità numerica e telematica, a vocazione interattiva. Il doppio di sé diventa, così, «una sorta di doppio elettronico composto di dati "sensibili" relativi agli individui in carne e ossa» (David Lyon): le nostre anime elettroniche viaggiano in una nebulosa di tracce immateriali disseminate da bancomat, carte di credito, tessere magnetiche, telefoni cellulari, telecamere a circuito chiuso, webcam, software di tracciamento dei passaggi in internet, cookies, memorie di computer e svariati dispositivi di uso quotidiano.
Già nel 1978 il rapporto Nora – Minc su L'informatizzazione della società ammoniva: «Sta per aver luogo una computerizzazione sociale di massa, che si diffonderà nella società come l'elettricità. Il dibattito si incentrerà sulla interconnettività. Il potere sarà in mano a chi crea le reti e a chi controlla i satelliti. La telematica, a differenza dell’elettricità, non veicolerà affatto una corrente inerte, ma informazione, cioè potere». I database elettronici hanno potenziato lo scambio e l’integrazione delle pratiche di sorveglianza, ma è la sinergia di telecomunicazioni e computer che mette in serio pericolo il concetto di privacy, ormai riservata a quelle stesse lobbies economiche che manipolano i flussi di informazioni.
Il tema della sorveglianza elettronica, dunque, affascina artisti e attivisti poiché indaga la sottile linea d’ombra, il confine inafferrabile fra sicurezza pubblica e controllo coercitivo da parte di poteri governativi e privati. Dall’inquietante premonizione di George Orwell in 1984 (1948), con la prefigurazione di un Grande Fratello che opera un terrificante controllo mediatico sul mondo, alle non meno insidiose piccole e grandi finzioni del reale portate avanti ogni giorno dai media, abbiamo ragione di pensare che le condizioni per una piena consapevolezza di sé sono fortemente alterate.
Nonostante qualche disillusione anche sulla libertà effettiva dell’universo connesso, condizionato dall’incidenza sproporzionata di Google sull’ecosistema informativo, Internet rimane il luogo esteso dell’ intelligenza collettiva descritta da Pierre Levy come cyberspazio mondiale, come mente comunitaria che travalica ogni frontiera, ogni potere, ogni omeostasi, traendo dall’informatica la propria struttura operativa e dando lentamente vita a "una specie di concoscienza eterea" (Theilard de Chardin). L’interconnessione dinamica di dati in tempo reale è, senza dubbio, un sistema decentrato e inarrestabile, presente come l’aria, si sente quando manca.
Se il nesso potere-sapere è fondamentale per Foucault, l’occhio onnipresente delle videocamere, rovesciato e restituito dall’arte a chi ne è quotidianamente oggetto, conserva il dono di una visione simultanea, di una percezione spazio-temporale stratificata in più dimensioni, usualmente non consentita dalla limitazione fisica dello sguardo. Rende visibile l’invisibile. Il riflesso di sé, così, si sdoppia fino a moltiplicarsi, acquisendo un’incredibile potenzialità cognitiva se immesso nella rete quale informazione condivisa e intercettabile dall’ambiente a-dimensionale del web.
E’ un nuovo spazio dell’identità. L’immagine del proprio volto si dissolve nei frammenti discontinui e quantificati di un preciso quadro numerico che si trasforma in forma visiva, ricomponendosi in qualsiasi momento, altrove, ovunque. In questa metamorfosi dinamica l’immagine virtuale recupera, dunque, la propria iconicità pura perdendo l’identità di pittura, di fotografia, di immagine televisiva o cinematografica: «Questa architettura di luce non è molto più che il ricordo di una trama, un sistema sequenziale, modulare e matriciale» (Paul Virilio).
Priva(te)cy invita a un atto di "autosorveglianza" e di consapevolezza collettiva: priviamoci della privacy ed offriamo volontariamente il nostro viso al viaggio condiviso dentro una conoscenza globale. Oltrepassare la saetta gialla fa la differenza fra rimanere in fila alla posta dietro una linea, sotto lo sguardo passivo di una telecamera a circuito chiuso, e compiere un salto spaziale e temporale nella diffusione istantanea della nostra memoria individuale che si andrà a innestare nei circuiti di pensiero di una memoria interconnessa.
Nella camera oscura del contaneir si rovescia il significato dell’immagine catturata ed inizia la gestazione emotiva di un ri-conoscimento nella vertigine dell’esplorazione: il Narciso virtuale donerà il suo il riflesso ubiquo in un attimo inaspettato e lo ri-conoscerà all’interno dell’opera collettiva interattiva, costruita in una pubblicazione web dinamica. Ciascuno potrà decidere individualmente se decriptare la rappresentazione celata del proprio viso e renderla attivamente partecipe di una coscienza di rete.
Da Roma a Gerusalemme al mondo intero lo spazio si comprime, il tempo accelera, nell’atto liberatorio dei visi interconnessi.
Paola Ruotolo
paolaruotolo@nitrosaggio.net



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