Ecco uno dei problemi del pianeta: i rifiuti elettronici
Pubblicato da Angela Rossoni in ondamultimediale.blogosfere.it
Acquistiamo sempre più prodotti elettronici multimediali: schermi LCD ultrapiatti, lettori DVD ed MP3, cellulari e smartphone, fotocamere digitali, senza pensare che un giorno questi finiranno nella spazzatura. Blogosfere ha già dedicato più di un post su questo tema scottante.
Da noi in Europa come in ogni Paese industrializzato, esistono delle leggi molto chiare e severe sullo smaltimento dei rifiuti elettronici, che possono essere molto pericolosi e liberare sostanze ritenute nocive per l'ambiente e per la salute delle persone, essendo tossiche, cancerogene e mutagene: in particolare il piombo, il cadmio, il mercurio, il cromo esavalente, si trovano in molti vecchi apparecchi elettronici che sono già finiti o finiranno ben presto nelle discariche, o addirittura saranno dispersi nell'ambiente.
In Italia, il decreto legislativo 151 del 25 luglio 2005 impone a tutti i produttori e importatori di apparecchi elettrici ed elettronici di occuparsi anche delle operazioni di trattamento e di recupero delle apparecchiature elettroniche (dai televisori, ai computer, alle lavatrici, ai cellulari) giunte a fine vita. Il decreto recepisce la direttiva europea 2002/96/CE, nota anche come WEEE (Waste Electrical and Electronic Equipment), in Italiano RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), che è entrata in vigore 13 Agosto 2005.
Rispetto all'approccio classico per lo smaltimento dei rifiuti (e delle batterie usate al piombo, di cui si occupa il Cobat), basato sull'esistenza un consorzio obbligatorio, che comporta il pagamento di un'imposta (come la TARSU), per lo smaltimento dei RAEE è stato adottato un approccio multiconsortile (come in altri grandi Paesi Europei quali Germania, Francia e Spagna). Secondo i promotori di questa iniziativa, questo approccio garantisce un costo inferiore per i consumatori, grazie al meccanismo della libera concorrenza e una maggiore efficienza trasparenza.
In Italia esistono circa 15 consorzi per lo smaltimento ed il riciclaggio dei rifiuti high-tech tra cui: Ecodom, Ecolamp, ReMedia, Ridomus, Ecolight, Ecoped, Ecorit, Ecosol, Erp, coordinati dal CentrodiCoordinamentoRAEE. I consorzi sono governati dai produttori che scelgono di costituirlo e, in qualità di soci, lavorano per ridurre i costi operativi. L'obiettivo imposto dal decreto Italiano sui rifiuti elettronici è di arrivare, entro il 31 Dicembre 2008, a raccogliere e smaltire 4 Kg di rifiuti elettronici per abitante all'anno.
Si calcola che l'aumento dei prezzi sarà compreso fra l'1% per quasi tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche e il 2-3% per i frigoriferi, i televisori ed i monitor. Ben poca cosa per le nostre tasche, se si considerano i vantaggi.
Oltre a proteggere la salute umana e l'ambiente, il riciclaggio dei rifiuti elettronici consentirà di ottenere risparmi di energia pari a circa 2,8 milioni di tonnellate di petrolio all'anno. Inoltre, sarà possibile recuperare materie prime preziose dai rifiuti, evitando lo sfruttamento di risorse naturali e di giacimenti, che contribuisce anche questo, e non poco, all'inquinamento. Ad esempio, per i grandi elettrodomestici, come i frigoriferi ed i forni a microonde, è possibile riciclare fino al 75 % dei componenti, materiali e sostanze che li compongono. Per i televisori, è possibile recuperare fino al 90 % in peso. Per i piccoli elettrodomestici, gli strumenti elettrici ed elettronici e i giocattoli, il tasso di riciclaggio dei materiali è del 50%: si tratta comunque di una buona percentuale.
Fin qui, si tratta di buone notizie...almeno per noi. Ma dobbiamo considerare anche il rovescio della medaglia. Se i Paesi industrializzati stanno facendo applicare leggi molto severe che regolano il trattamento dei rifiuti elettronici, ottenendo almeno qualche (parziale) risultato, il problema è stato semplicemente spostato. Ovviamente verso i Paesi più poveri e quindi, incapaci di difendersi dai soprusi.
E' in corso un flusso di proporzioni enormi di rifiuti elettronici dai Paesi più ricchi, in particolare da Europa, Stati Uniti e Giappone, verso i Paesi del Terzo Mondo, in cui sono in vigore norme meno severe in materia, spesso non rispettate, quando non sono addirittura inesistenti.
In base ad un rapporto effettuato dalla BBC un paio di anni fa, l'Africa, ed in particolare la Nigeria, è diventata la discarica preferita dei rifiuti elettronici prodotti nel mondo, tra i Paesi più poveri in cui vanno a finire tali rifiuti. Qualcosa come 50.000 tonnellate all'anno di rifiuti arrivano da Europa, Stati Uniti ed Israele. Il fenomeno ha raggiunto dimensioni tali che le nazioni Unite hanno espresso un chiaro monito in merito a questa piaga. E non si tratta solo dell'Africa, ovviamente, ma anche della Cina, dell'India, e la lista potrebbe continuare ancora a lungo.
Persone disoneste e senza scrupoli hanno trovato una falla nella normativa internazionale: mischiando il 75 % di apparecchi elettronici guasti con appena il 25 % di apparecchi usati ma funzionanti, l'intero lotto viene considerato come merce di seconda mano, ed è quindi classificato come importazione legale in un Paese del Terzo mondo. Un PC di seconda mano è tipicamente venduto nei mercati di Lagos, in Nigeria per 150 dollari o meno. Il resto viene gettato nelle discariche locali, su cui i bambini del posto si aggirano alla ricerca di componenti da poter rivendere, e ricavare qualche spicciolo per la propria famiglia. Tutto questo mentre i rifiuti elettronici, con tutte le sostanze tossiche, cancerogene e mutagene che contengono, sono esposti alle intemperie o bruciati, rilasciando nell'atmosfera densi fumi tossici dall'odore insopportabili (almeno per le nostre narici non abituate a sentirli tutti i giorni). E non basta. Sempre limitandoci all'esempio della Nigeria (ma il discorso potrebbe essere esteso a qualsiasi Paese del Terzo Mondo), nella periferia di Lagos le discariche sono situate nelle immediate vicinanze di falde acquifere, inquinando le acque con sostanze chimiche altamente tossiche.
Insomma, le iniziative messe in campo dai governi Europei per contrastare l'inquinamento generato dai rifiuti elettronici, che sono senza dubbio positive, rischiano di spostare semplicemente il problema, se non si agisce su scala globale... e di creare un vero e proprio disastro ecologico, oltre che una vergognosa ingiustizia.
Qui sotto trovate altri video sull'argomento, con alcuni dati sui rifiuti elettronici...
oltre a due interessanti video di Greenpeace sull'impatto ambientale delle console di videogiochi
GUARDA IL VIDEO 3
e su un oggetto del desiderio che finalmente sarà disponibile in Italia per i canali "ufficiali": l'iPhone. Pare che dopo la campagna avviata da Greenpeace su Apple Steve Jobs abbia dato una sterzata alla propria azienda verso un maggiore rispetto per l'ambiente.
Il nuovo Mac Book Air è infatti uno dei primi prodotti elettronici ad essere realizzato secondo criteri verdi. Ed essendo Steve Jobs un trendsetter, che si proponga anche come campione della difesa dell'ambiente non può che essere considerato un fatto positivo.
GUARDA IL VIDEO 4
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