Sul fatto che l'Italia si troverebbe a pagare più di altri paesi, Ronchi osserva: "Sono affermazioni generiche: nello scenario cost-efficiency l'Italia è tra i paesi che pagano di meno. Dipende però dalle scelte che si fanno. Dal punto di vista delle riduzioni dei gas serra l'Italia non ha brillato per impegno, e nemmeno sullo sviluppo delle rinnovabili. Mentre altri paesi si sono impegnati subito per le rinnovabili noi ci siamo mossi tardi, e i risultati si vedono. Sull'efficienza energetica eravamo partiti bene agli inizi degli anni '90, ma oggi siamo al di sotto della media europea, ampiamente meno efficienti rispetto a paesi che prima consumavano più di noi, come Germania, il Regno Unito o la Francia. Abbiamo perso tempo."
Su quali siano i motivi di questo ritardo, Ronchi risponde: "Sottovalutazione e inerzia. Ora però i ritardi vanno recuperati, perché la competitività in questa economia globalizzata si giocherà sull'utilizzo più efficiente delle risorse scarse, e l'ambiente è una risorsa scarsa. Hanno detto che rispettare Kyoto danneggerà l'economia: è il contrario, è non innovare che danneggerà l'economia."
Alla domanda se le posizioni del governo siano un favore agli industriali, Ronchi dice: "E' un favore alla parte più arretrata dell'industria italiana. Abbiamo i grandi produttori di energia e alcuni grossi impianti, ma parliamo di non più di una decina di aziende, che non riescono a stare dentro ai tetti posti dalla direttiva Emission trading dell'Unione Europea. La media dell'industria italiana, però, è efficiente e ha ridotto le emissioni. Si rappresenta la parte più arretrata dell'industria."
Sulla posizione del ministero dell'Ambiente, accusato da alcune associazioni di tutelare gli interessi delle industrie, Ronchi dice: "Il ministero dell'Ambiente dovrebbe tutelare l'ambiente. Dimas non è un ecologista spinto, ma fa il suo lavoro. In Italia, in effetti, c'è un'anomalia."
"Se l'Europa", conclude Ronchi ai microfoni di Econews, "non riesce a spingere non c'è soluzione: solo lei può portare al tavolo Usa e Cina. E l'Italia, in Europa, dovrebbe avere un peso, e non essere una zavorra. La mancanza di misure, come ha dimostrato il rapporto Stern, che non è un rapporto del WWF, per limitare la crisi climatica avrebbe delle conseguenze sull'economia globale di tutto rilievo."
Econews Agenzia Radiofonica
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