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martedì 7 ottobre 2008

Razzismo fino a prova contraria

Razzismo fino a prova contraria

Settimane di solidarietà e di appelli alla tolleranza per gli stranieri quelle che ci siamo lasciate alle spalle. Manifestazioni da Caserta a Parma, da Ancora a Roma ( circa 20mila i manifestanti di sabato scorso) per chiedere no al razzismo, no alla violenza. Dopo il clima da far west di Castel Volturno (dove la camorra ha firmato diversi omicidi tra gli immigrati), l’omicidio a Milano di Abba, il senegalese preso a sprangate per un pacco di biscotti e il raid di Tor Bella Monaca contro i cinesi ( dove Tong Hong-Shen è stato aggredito senza motivo da balordi del quartiere), l’Italia “s’è desta”. Dal Pontefice al Capo dello Stato, da Fini a Veltroni, da Alemanno a Marrazzo, è stato un coro unanime di sdegno e condanna.
Se nella Capitale siamo di fronte a una “nuova emergenza xenofoba” (si spera diversa dal quella post elezioni del Pigneto quando chi aveva distrutto un po’ di vetrine, esibiva con tranquillità il suo bel tatuaggio de “Che-vara”, salvo parlare per settimane di orde di estremisti incappucciati) sarebbe imprudente dare valutazioni anticipate.
Ogni giorno si aggiunge un tassello nuovo: la signora somala maltratta a Fiumicino, poi le scritte anti-ebrei al Verano ( ad esser preso di mira è stato anche Schifani), quelle contro i rumeni a Torre Gaia, Torre Angela e alla Borghesiana. E ancora, i cori dalla curva nord all’Olimpico nella partita Lazio-Lecce, il sindaco Alemanno che va in ospedale a far visita al cinese picchiato, portandogli le scuse della città, poi il saluto alla comunità rumena tutto all’insegna di messaggi di integrazione etc.. Roma è scossa dopo gli episodi di violenza e razzismo e tra gli immigrati c’è paura.
E’ presto parlare di emergenza, dicevamo, per il semplice fatto che anche nel caso di Tor Bella Monaca, come al via del Pigneto poco prima dell’estate, più che di motivi razzisti, si è ben compreso che si tratta in realtà di un gesto isolato fatto da “disadattati” (stupidi di sicuro) di un quartiere “disattatato”. Cioè da sempre dimenticato e ai margini della periferia romana dove il confine tra legale e illegale è sempre stato sottilissimo. I novanta minorenni identificati nei quattro giorni successivi al pestaggio, da Tor Bella Monaca alla Borghesiana infatti, fanno pensare più a un’emergenza degrado nelle periferie “soffocate” da microcriminalità più che a fiammate xenofobe. Gravi sicuramente, perché legate a minori sbandati, ma non di certo legate ad altro. Il degrado, l’abbandono e la violenza della periferia sono una costante, ecco perchè l’episodio dell’aggressione al cinese è solo uno dei tanti. E’ la strada il territorio di scontro, non le ideologie.
Sorge il sospetto che dopo gli episodi di Castelvortuno (dato che ai Casalesi più che il colore della pelle, interessava mantenere lo status quo per estorsioni e traffico di droga), di Milano e Roma, ci troviamo davanti a troppo pubblicizzati “casi” da cui si fare “casistica”. Di sicuro non saranno certo episodi diversi tra loro sparsi in tutta Italia a fare “emergenza”.
Due giorni fa Alemanno ha fatto visita scuola Aralia al Trullo, unica della capitale dove si insegnano Lingua e cultura rumena, insieme al premier di Bucarest, Calin Popescu Tariceanu (a Roma per un vertice con il Governo italiano). Il sindaco ha ribadito nuovamente la “fratellanza con il popolo rumeno” quasi a lancia l’ennesimo segno di distensione dopo i “casi” che hanno creato un’immagine negativa della nostra città.
A che vi scrive è capitato di vedersi puntato un cacciavite al collo per essere derubato dello scooter su via Nomentana il sabato sera, da ragazzi che poi la Municipale disse provenissero proprio da Tor Bella Monaca (visto che il motorino fu ritrovato lì dopo settimane); è capitato doversi dividere il “bottino” della borsa della sua ragazza nella centralissima “spacca Napoli”, a due passi da piazza del Gesù in piena mattina (si salvarono solo documenti e chiavi di casa) con due “scugnizzi” del posto, e doversi levare sotto minaccia il casco integrale mentre ero in sella di una moto a Taranto vecchia perché “qui chi entra deve essere visto in faccia” dissero i due che mi affiancarono tagliandomi la strada. Quello che è successo a me, può esser capitato ad altre centinaia di italiani: episodi delinquenziali presenti ovunque, soprattutto comuni in grandi aree metropolitane che nulla hanno a che fare con “l’emergenza razzismo”. Ecco perché ci vuole cautela e non bisogna aver fretta di scendere in piazza per gridare allo scandalo.
Da parte mia, ringrazio le mie origini meridionali (sono pugliese) che mi hanno dato la giusta carnagione olivastra per essere l’unico a non pagare in tutta Roma e Ostia il parcheggio agli abusivi…..Ci si saluta con il pugno stretto verso il petto al “bella fratello” e proseguo la mia strada dietro il “sorriso solidale” di chi mi lascio tutte le volte alle spalle. Una fratellanza al sapor di melanina. Sicuro che al ritorno sulla macchina non troverò nessuno sfregio per non aver pagato.
Daniele Memola

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