Era il 19 ottobre del 1944, e il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia stava celebrando il proprio primo congresso in una Taormina gravemente ferita dalla guerra. Guerra che, in quella stessa giornata, portò a Palermo la gente in piazza, fiaccata dalla fame di pane e di libertà. Ne nacque un pacifico torrenziale corteo, capeggiato dai ragazzi della Lega Giovanile Separatista, la punta di diamante del MIS.
La repressione italiana che stava rioccupando militarmente e politicamente la Sicilia per proseguire quel dissennato sfruttamento coloniale che dura acremente ancora oggi, non si fece attendere. Il vice prefetto Pampillonia chiese l'intervento dell'esercito italiano per bloccare la folla vociante ma inerme che si dirigeva verso Palazzo Comitini, sede della Prefettura. Intervennero, guidati dal sottotenente Calogero Lo Sardo, scaglioni del 139° fanteria della Divisione Sabauda, che immediatamente aprirono il fuoco ad altezza d'uomo e lanciando numerose bombe a mano contro la folla, lasciando sul terreno tra 21 e 26 (o secondo alcuni addirittura più) caduti e oltre 150 feriti.Si consumò così la oggi obliata e nascosta "strage di via Maqueda" a Palermo, l'autentica "bloody sunday" siciliana.
Il MIS non scomparve, nonostante quello e altri episodi: arresti arbitrari di dirigenti, militanti e simpatizzanti, chiusura forzata di quasi tutte le sedi, e l'Eccidio di "Murazzu Ruttu" del 17 giugno 1945. Si giunse allo scontro armato fra Italia e Sicilia, culminato nella battaglia di San Mauro del 29 dicembre 1945. Cui seguì la "concessione" dell'autonomia, malvista dagli indipendentisti ma accettata per evitare altro spargimento di sangue.
La quasi immediata neutralizzazione dell'autonomia con la completa riassimilazione politica e amministrativa (ma non culturale) della Sicilia all'Italia è cronaca attuale.
Ma gli indipendentisti e il MIS non sono scomparsi. E sono proprio i giovani, ancora una volta a Palermo, a gridare con forza l'orgoglio siciliano e a portare avanti la lotta per l'indipendenza. Così come non è sparita la repressione italiana.Lasciamo la parola su fatti più recenti ad una nota dei giovani militanti del MIS di Palermo.
«Il MIS (Movimento per l'Indipendenza della Sicilia) riappare alla visione pubblica di Palermo con degli striscioni sui ponti delle rotonde di viale Lazio, di viale Leonardo da Vinci e sul ponte di via Pitrè, nell'atto di commemorare l'atroce strage di via Maqueda del 19 ottobre 1944, avvenuta da parte dell'esercito italiano ai danni dell'inerme e disarmata popolazione palermitana che chiedeva pane e indipendenza.
Ebbene, quegli striscioni sono apparsi la notte del 16 ottobre 2008, per svanire la sera successiva: qualcuno li ha deliberatamente fatti sparire. È fin troppo chiaro che vi sia "qualcuno" cui non sta a genio che il MIS riappaia e che commemori simili fatti di sangue in cui lo Stato italiano appare come il "cattivo" di turno.
Come chiamare questa, se non "repressione"?Si vieta di fatto, in una situazione che si pretende (ma non è, per nulla) democratica, l'esposizione di idee scomode per qualcuno, negando il diritto sacrosanto all'espressione della propria opinione e dei propri ideali, oltre che di fatti storici ampiamente documentati anche da immagini di cui pare "qualcuno" abbia paura di ricacciare fuori dal polveroso armadio, fatti storici che l'Italia vorrebbe non dover mai più tirar fuori.
Eppure sono fatti avvenuti, fatti che riguardano molto da vicino i rapporti tra la Sicilia e l'Italia, fatti che fanno male e paura.
È soddisfacente sapere che qualcuno teme simili manifestazioni, come quella dell'esposizione di simili striscioni commemorativi.
È soddisfacente perché evidentemente qualcuno teme, ha paura... ma cosa teme, esattamente?Il MIS non è morto come qualcuno vorrebbe che fosse.
Non è morto e lo dimostrerà».
A cura dell'Ufficio Stampa, Comunicazione e Propaganda del M.I.S.
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