Bioetica/Vaticano, D'Agostino (CNB): "Giusto che Congregazione abbia preso posizione, riflettere su invasività delle tecnologie"
"L'ultima presa di posizione della Congregazione della Dottrina della Fede in materia bioetica risale al 1987. Mi pare dunque molto ragionevole, anche per rispondere alle sollecitazioni della sanità cattolico, prendere posizioni esplicite su tutta una serie di problemi." A dirlo è Francesco D'Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale per la Bioetica, nel corso di una lunga intervista a Econews, sull'Istruzione Dignitas Personae.
"Oggi il massimo problema etico", spiega D'Agostino, "è quello della progressiva invasività della tecnica nella vita quotidiana. Se c'è un'esperienza fondamentale della vita quotidiana è la sessualità. La fecondazione in vitro sostituisce, marginalizza, e al limite rende superfluo l'atto sessuale come atto procreativo. Questo è un immenso problema etico e antropologico. Credo sia contraddittorio continuare a battersi per il rispetto dell'ambiente, della natura e contro l'invasività della tecnologia, facendo come unica eccezione quella della tecnologia procreativa. Questo è un problema su cui la Chiesa da decenni porta l'attenzione, e che può essere condiviso o non condiviso, ma non è una posizione banale o retrograda quella della Chiesa. E' anzi d'avanguardia, perché è in sintonia con tutte quelle posizioni che ci mettono sull'avviso rispetto all'invasività del progresso tecnologico."
Alla domanda 'cosa si aspetta dalla Corte Costituzionale, chiamata a decidere sulla legge 40?', D'Agostino risponde: "Sulla legge 40 si possono fare molti discorsi di sottile tecnica legislativa. A me, come studioso di bioetica, interessa più che la problematica tecnica la problematica bioetica di fondo. La legge 40 porta messaggi bioetici molto chiari, e cioè è lecito portare avanti pratiche di procreazione assistita, purché sia nel rispetto anche del nascituro. Quindi, no al congelamento degli embrioni, e no a qualunque sperimentazione sugli embrioni. Non credo che siano principi che la Corte Costituzionale possa sindacare, perché sono di tipo biopolitico e non biogiuridico. E' chiaro poi che ci possono essere escamotage di tipo tecnico, per cui la Consulta potrebbe ritenere incostituzionale la norma che impedisce di produrre più di tre embrioni per volta. Ma credo che se si arriverà a tanto sarà per effetto di un'opzione biopolitica che si fa strada in maniera furbesca attraverso considerazioni di tipo giuridico."
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