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martedì 3 febbraio 2009

Ecolamp: Second Life delle lampadine

Ecolamp, la Second Life delle lampadine


CHRISTIAN BENNA

Accendere la luce del riciclo anche in casa delle imprese artigianali. In quelle piccole aziende e ditte individuali formate da oltre 20 mila installatori di materiale illuminotecnico. E spegnere invece gli sprechi, tubi fluorescenti ed ecolampadine, moderne e a basso consumo ma ad alto potenziale di inquinamento se abbandonate nel sacco nero dei rifiuti. Parte dal 1° febbraio, e durerà sei mesi, fino al 31 luglio, Extralamp, il servizio del consorzio Ecolamp per permettere agli installatori italiani, a cui non è consentito l'accesso alle isole ecologiche per ragioni normative, di avviare a nuova vita sorgenti luminose che oggi giacciono nei magazzini.
La partita è decisiva. E non solo per l'ambiente. Ma anche per il mondo degli affari. E per i consumatori. Tutti motivi per cui, già dal 2004, i big dell'illuminotecnica (General Electric, Filometallica, Leuci, Osram, Philips e HavelssSylvania, 130 produttori in tutto) si sono riuniti in Ecolamp, il consorzio per il recupero e lo smaltimento di apparecchiature di illuminazione diventato operativo però solo lo scorso anno con la messa in moto del Raee, la legge sui rifiuti elettrici ed elettronici. Il cliente finale paga un ecocontributo su ogni prodotto acquistato, che va a sostenere i processi di raccolta e trattamento dei produttori organizzati in consorzio.
La filiera è pronta, ora bisogna oliare i meccanismi del ritiro e della raccolta delle merci. Una montagna di materiali, incluse sostanze nocive come la polvere di mercurio, presente fino a 50 mg nelle eco lampadine, che una volta esausti, invece di finire in discarica, potrebbero essere riutilizzati.
Basti pensare che ogni anno, in Italia, vengono venduti 135 milioni di pezzi di lampade a scarica ad alta intensità (basso consumo, neon), circa il 20% del mercato europeo, con un tasso di crescita dell'1,5% annuo, per 120 diversi modelli in catalogo.
Intanto grazie a tecnologie di avanguardia si può recuperare fino al 99% della vecchia lampada e rimettere in commercio oltre il 90%. Il trattamento, che avviene nei 7 impianti selezionati dal consorzio Ecolamp, prevede la frantumazione e poi la separazione dei componenti. Solo il vetro, circa l'85% del prodotto usato, può tornare rapidamente in commercio: nell'edilizia (lane di vetro e isolati), nella vetrificazione delle piastrelle e in futuro anche nella produzione di nuove lampade. Lo stessi accade per le parti plastiche e metalliche, e anche per il mercurio, che viene distillato e recuperato evitando il rischio di finire in atmosfera o peggio ancora in discarica.
La prima mossa di Ecolamp, diretta alle utenze domestiche, sta riscuotendo successi. Sono stati disposti circa 6.000 cassonetti, posizionati nei centri raccolta delle isole ecologiche. Nel settembre 2008 il consorzio ha ritirato 60 tonnellate di lampadine, mentre a dicembre la quota è quasi triplicata, pari a 160 tonnellate. Ma l'obiettivo è ben più ambizioso: centrare il traguardo di 6000 tonnellate entro la fine dell'anno 2009.
Per agguantare il target serve però il contributo delle imprese, dei ventimila installatori su cui grava ancora il divieto di accesso alle isole ecologiche (destinate solo ai consumatori privati, ai piccoli rifiuti di minor impatto ambientale).
Infatti l'80% dei rifiuti di sorgenti luminose proviene da utenze non domestiche, illuminazione pubblica, industria, piccoli e grandi installatori. «In attesa che si sblocchi la situazione normativa – spiega Fabrizio D'Amico, direttore generale di Ecolamp magari creando percorsi e luoghi ad hoc per la raccolta dei rifiuti degli installatori, lanciamo Extralamp. Un servizio che sarà attivo fino al 31 luglio, grazie al quale sarà il consorzio a raccogliere direttamente il materiale esausto».
Ogni installatore potrà effettuare una sola richiesta di ritiro di sorgenti luminose scariche al mese, per una quantità minima di 400 chili, al di sotto dei quali il ritiro non potrà essere effettuato. «Extralamp – dice il direttore generale del consorzio è quasi un atto dovuto nei confronti degli installatori che non riescono a conferire le sorgenti luminose giunte a fine vita e avviarle al riciclo, e che da mesi ci segnalano grandi difficoltà. È un segnale forte dell'impegno del consorzio a trovare soluzioni operative e concrete, e a supportare gli addetti ai lavori del settore illuminotecnico che non hanno ancora potuto contribuire al nuovo modello di gestione dei prodotti a fine vita. Le potenzialità sono immense. E non solo per l'impresa».
Oggi il tasso di raccolta domestica è pari al 15%, ma quello effettivo di recupero non supera il 5%. Il passo decisivo potrebbe arrivare da un decreto che darà il via libera alla raccolta presso la grande distribuzione organizzata, un servizio di consegna del rifiuto nel momento in cui si compra il prodotto nuovo.

fonte: http://www.repubblica.it/supplementi/af/2009/02/02/economiaitaliana/015lampade.html

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