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mercoledì 25 gennaio 2012
“Chi cura i curanti?”. Venerdì e sabato, convegno sui possibili percorsi terapeutici per i professionisti della salute vittime di abuso da alcol e/o s
All’incontro parteciperanno gli esperti spagnoli dell’unica clinica di tutta Europa specializzata in quest’ambito, promossa nel quadro del progetto “Galatea”.
“Chi cura i curanti?”, ovvero quali sono i percorsi terapeutici a disposizione dei professionisti della salute che incorrano in episodi di sofferenza psichica o condotte di abuso/dipendenza? Intorno a questo interrogativo si dibatterà venerdì 27 e sabato 28 gennaio, all’hotel della Città di Forlì (corso della Repubblica, 117). L’occasione sarà una due giorni promossa dal Sert dell’Ausl di Forlì, diretto dal dott. Edoardo Polidori, e dalla Regione Emilia-Romagna per discutere, insieme agli esperti spagnoli del progetto “Galatea”, di fattibilità, eventuali snodi critici, reale fabbisogno e quanto altro possa essere utile al fine di comprendere maggiormente il problema e i percorsi di cura opportuni.
Il tema è tutt’altro che secondario, con un medico su dieci vittima, durante la vita professionale, di tali problematiche, ma ancora poco esplorato, nonostante queste patologie influenzino negativamente la vita quotidiana, sia a livello familiare sia professionale, nel luogo di lavoro e nelle relazioni con i pazienti: consapevole del pregiudizio e della stigmatizzazione che riguardano tali patologie, il medico tende sostanzialmente a negarle o a cercare di occultarle il più possibile. In tutta Europa, esiste una sola clinica specializzata in quest’ambito, in Spagna, a Barcellona, e saranno proprio i professionisti spagnoli ad aprire il dibattito, illustrando la loro esperienza. «L’anno scorso, come Sert, abbiamo effettuato una visita-studio in Spagna incontrando i rappresentanti della clinica di Barcellona, attiva da 5 anni – illustra il dott. Polidori – sulla scorta di quanto appreso, abbiamo deciso di invitarli da noi, dato che in nessuna altra parte d’Europa esistono iniziative analoghe». Il fenomeno, infatti, merita di essere analizzato a fondo. «Nel caso dei medici – prosegue il dott. Polidori – l’estrema riluttanza a chiedere aiuto, con conseguente peggioramento della prognosi, è un comportamento che trascende la dimensione individuale, andando a incidere sul benessere pubblico, in quanto coinvolge la salute dei pazienti». Nel modello spagnolo (progetto “Galatea”), per ovviare il timore dello stigma, il paziente viene identificato con uno pseudonimo e in nessun momento il suo nome è portato a conoscenza dei curanti o di altri colleghi. Il progetto, oltre una consulenza medico-legale, prevede poi visite da parte dello psichiatra e, a seguire, dello psicologo, che imposterà la psicoterapia individuale o di gruppo.
Dagli spunti offerti dai colleghi spagnoli si spera di ricevere indicazioni utili per realizzare anche da noi percorsi di questo tipo. «La nostra Regione – spiega il dott. Polidori – ha promosso questo primo incontro per valutare la fattibilità di un progetto che offra percorsi terapeutici ai professionisti coinvolti, a vario titolo, in processi di cura: medici, psicologi, farmacisti, educatori professionali, infermieri, assistenti sociali. L’obiettivo è superare le barriere che attualmente impediscono a queste figure di “concepirsi come pazienti”, facilitando l’accesso a un sistema di cura qualificato in caso di patologie psichiatriche o comportamenti di addiction». Secondo il dott. Polidori, tale fenomeno, tuttavia, non può essere circoscritto al mondo della salute, in quanto interessa molteplici categorie professionali: «Bisogna abbandonare lo stereotipo secondo cui l’abuso di alcol e/o sostanze è circoscritto a individui ai margini della società. Purtroppo, tali comportamenti sono sempre più diffusi e trasversali».
Venerdì e sabato, all’incontro, parteciperanno, oltre ai referenti spagnoli del progetto Galatea, professionisti delle dipendenze patologiche, esponenti degli Ordini Professionali interessati o semplicemente interessati al tema.
I lavori saranno aperti, alle 9 di venerdì, dalla dott.ssa Licia Petropulacos, direttore generale dell’Ausl di Forlì, dal dott. Giancarlo Aulizio, Presidente Ordine dei Medici della Provincia di Forlì-Cesena, e dalla dott.ssa Mila Ferri, responsabile Servizio Salute Mentale, Dipendenze Patologiche, Salute nelle Carceri della Regione Emilia-Romagna.
Tiziana Rambelli
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