L’agricoltura “frena” la corsa dell’inflazione. Il netto calo congiunturale dei prezzi di verdura e frutta (rispettivamente del 4,6 per cento e dell’1 per cento) ha contribuito a contrastare i rincari dei prodotti dell’agroalimentare, ma il carrello della spesa resta sempre vuoto, con un calo dei consumi che ormai si è attestato, in valore, al 4 per cento. E’ quanto segnala la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati provvisori Istat di febbraio.
La crisi economica -avverte la Cia- “morde” sempre di più le tavole degli italiani, che sono costretti a una dura “spending review” casalinga. Così sei famiglie su dieci sono state obbligate a cambiare gli acquisti dei prodotti alimentari; mentre il 50 per cento ha ridotto decisamente la spesa. Il 34 per cento (7,4 milioni) ha optato ormai per prodotti “low-cost” o di qualità più bassa e il 28 per cento (6,5 milioni) ha ammesso di rivolgersi quasi esclusivamente ai discount.
Nel 2013 i consumi alimentari -afferma la Cia- hanno così continuato a subire un duro colpo. I derivati dei cereali (pasta, pane, biscotti) sono calati, in valore, del 5,2 per cento, latte e yogurt del 7,9 per cento, i formaggi dell’1,9 per cento, i prodotti ittici addirittura del 13,2 per cento, verdure e ortaggi del 2,6 per cento, la frutta del 2,9 per cento, l’olio extravergine d’oliva del 5,8 per cento, la carne dell’1,7 per cento.
Gli italiani sono diventati così attenti a economizzare che oggi quasi due famiglie su cinque sono tornate a fare la “scorta alimentare” come ai tempi di guerra ed è aumentato il tempo dedicato alla spesa -sottolinea la Cia-. Dopo anni di dispense minime e acquisti quotidiani o settimanali, il bisogno di risparmiare ha allungato i tempi davanti allo scaffale del supermercato, con il 65 per cento degli italiani che compara prezzi e punti vendita con molta più attenzione rispetto al passato.
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