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giovedì 12 ottobre 2006

TRA UN PONTE RINVIATO E MINACCE DI SECESSIONE, SERVONO DECISIONI DEFINITIVE

MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA
fondato nel 1943


- CUMUNICATU STAMPA -

TRA UN PONTE RINVIATO E MINACCE DI SECESSIONE, SERVONO DECISIONI DEFINITIVE

La Camera dei Deputati italiana ha approvato la mozione del centrosinistra che blocca la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Una notizia certamente positiva per noi indipendentisti siciliani, ma il corollario di commenti deve far riflettere.

Dal centrodestra, e in specie dal Presidente della Regione Siciliana, Cuffaro, si alza l'indignato allarme al «tradimento contro la Sicilia da parte dei deputati siciliani». Come se il Ponte si tratti di un servizio alla Sicilia e non, com'è invece vero, alla (eco)mafia politica cementificatrice.

Anzi, per una volta, il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia rivolge un plauso a quei deputati di origine siciliana che hanno permesso, almeno per il momento, di tener lontana la jattura del Ponte.

Ma, purtroppo, non basta. Siamo certi che ampie parti del sistema politico colonialista (in quanto, checché ne dicano Cuffaro e Lombardo, il male contro la Sicilia non risiede non solo da una parte, e anzi, solitamente, al di fuori dell'Italia, la sinistra è aperta alla piena e libera applicazione del diritto di autodeterminazione dei popoli) torneranno alla carica. Anche chiedendo la consultazione referendaria, che abbiamo già argomentato si tratterebbe di una votazione non libera.

Solo l'indipendenza può permettere ai Siciliani, tornati in possesso dell'inalienabile loro sovranità nazionale, di scegliere consapevolmente e liberamente ogni modifica del proprio territorio. Che, nella fattispecie del Ponte, non vogliono. Ma invece nel centrosinistra di governo convivono posizioni possibiliste e cerchiobottiste assieme a quelle nettamente contrarie alla realizzazione di tale struttura. Il voto di ieri vale solo come una "boccata d'aria", ma la lotta contro il macigno sullo Stretto, contro la libertà ed insularità della Sicilia, continua.

Ma quello del centrosinistra non è l'unico assurdo controsenso che emerge. Difatti, per bocca dell'on. Roberto Di Mauro, capogruppo Mpa, giungono addirittura minacce...di secessione della Sicilia dall'Italia!

«Parole come indipendenza e secessione assumono una forza sempre maggiore», ha affermato il parlamentare democristiano "neoautonomista". Certo, ma non grazie a chi, come l'Mpa, inneggia all'Italia, al tricolore, al cosiddetto "meridione", abusando e malusando il temine "autonomia" per ritagliarsi uno spazio di "ricatto" entro l'esistente sistema dei partiti italiani, cancellando a tal fine anche la Sicilia dal simbolo elettorale stesso.

Questi "autonomisti" non sono nemmeno stati capaci di rendersi autonomi dal giogo delle pseudocontrapposizioni partitiche, e non sono nemmeno stati capaci di passare dalla fazione di origine (il centrodestra) all'altra (il centrosinistra)!

La "secessione" (termine che, peraltro, nel caso della Sicilia è inadeguato: la Sicilia è già di per sé una nazione, peraltro insulare, storicamente "separata" dall'Italia, ma che solo da quando è ad essa politicamente unita è in uno stato di separatezza ed isolamento) della Sicilia non può e non deve essere agitata come uno spettro da chi, incapace peraltro di realizzarla, pesta i piedi per non aver soddisfatto l'infantile capriccio del Ponte.

Semmai, l'indipendenza, politica, sociale, ed economica, della Nazione Siciliana nell'ambito e al centro dello scenario euromediterraneo, è la nostra forte, inderogabile, indifferibile ed improcrastinabile promessa al Popolo Siciliano ed unica fonte di vera libertà, sviluppo, progresso, legalità e fratellanza.

E lo affermiamo, con rinnovata convinzione ed appoggio autentico da parte della nostra gente, proprio nel 60° anniversario dell'adozione dell'"Inno di Mameli". Presto quella misconosciuta e sanguinaria marcetta militaresca non risuonerà più sul sacro suolo Siciliano.

Catania, 12 ottuviru 2006

A cura dell'Ufficio Stampa, Comunicazione e Propaganda del M.I.S.


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«Noi vogliamo difendere e diffondere un’idea della cui santità e giustizia siamo profondamente convinti e che fatalmente ed ineluttabilmente trionferà».

Andrea Finocchiaro Aprile, 1944

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