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domenica 14 gennaio 2007

Libri, elogio del gatto con o senza stivali

Enigmatico, riflessivo, metafisico: affascinò artisti e scrittori. Per Leonardo era il capolavoro della natura. Come raccontano alcuni titoli in uscita.


Un trattato sulle influenze feline sull'umanità, il capolavoro del giapponese Soseki
che ha come protagonista un micio e il romanzo postumo del colombiano Madiedo
di DARIO OLIVERO


"I gatti sono amici del sapere" (Baudelaire)

E. T. A. Hoffmann fu forse il primo a renderlo protagonista di un libro di riflessioni filosofiche. Edgar Allan Poe gli deve l'inizio della fama. Huxley lo consigliava come compagno agli aspiranti scrittori. Lessing, Dickens e Mark Twain quel consiglio lo conoscevano bene. Baudelaire ne invidiava la capacità meditativa e onirica. Per Leonardo, semplicemente, era il capolavoro della natura. Dalla preistoria ad Andrew Lloyd Webber fino a oggi, l'uomo non ha mai smesso di interrogarsi affascinato sul gatto. Tigre in miniatura ma amante del focolare, rapidissimo ma imperdonabilmente pigro, inaddomesticabile ma abitudinario all'eccesso, perseguitato per sue presunte frequentazioni diaboliche o osannato come creatura che abita gran parte del tempo mondi superiori. Se qualcuno ha ancora bisogno di essere persuaso del fascino del gatto si troverà in ottima compagnia scorrendo le pagine di Impronte di gatto di Detlef Bluhm (tr. it. S. Vicini, Corbaccio, 18,60 euro). E' un lungo trattato che, come dice il sottotitolo, ripercorre le orme feline nell'arte, nella letteratura e nella lunga vita dell'uomo su questo pianeta. Viene il sospetto che, tra le tante forme di vita che hanno incrociato i destini dell'umanità, nessuna - pur nella sua sublime inutilità filosofica (con l'eccezione di certi suoi arruolamenti come scaccia-topi) - sia riuscita a consolarla e farla riflettere come questo piccolo predatore imborghesito.

"Il gatto è una correzione del creato" (Victor Hugo)

Tra i maestri riconosciuti che Bluhm cita nel suo trattato, un posto d'onore spetta a Natsume Soseki, maestro del romanzo giapponese moderno che deve la sua immortalità proprio al micio. Il suo capolavoro esce per la prima volta in italiano per Neri Pozza. Si intitola Io sono un gatto (tr. it. A. Pastore, 18 euro). E' un malloppo di 500 pagine (complimenti alla traduttrice) che onestamente noi occidentali faremmo gran fatica a leggere se non ci fosse questa curiosa voce narrante. In effetti usare il gatto senza nome che abita nella casa di un accidioso professore è un pretesto per una cavalcata nella decadenza del Giappone dell'inizio del secolo scorso. Ma intanto l'esperimento alla Hoffmann (o alla Balzac, un altro che fece parlare un gatto in un suo racconto) è portato avanti per pagine e pagine e il punto di vista felino sul modo di vivere di queste creature egoiste, ladre, incapaci di godersi il presente, sempre pronte a mentire a loro stesse è un ritratto in nero del genere umano che vale a qualsiasi latitudine. Come per esempio, quella loro caratteristica di non distinguere la diversità degli infiniti aspetti della realtà, delle persone (e ovviamente dei gatti) occupati come sono a tenere, parola di micio, gli "occhi sono voltati verso il cielo con il pretesto di elevare lo spirito".

"L'unico mistero del gatto è perché abbia deciso di diventare domestico" (Compton Mackenzie)

Rafael Chaparro Madiedo, nato a Bogotà, è morto a 32 anni, ha lasciato un romanzo che dal '93 a oggi è stato pubblicato e ripubblicato. La trama, per quanto sia possibile parlare di trama, è questa: un gruppo di personaggi vivono le loro ultime ore, muoiono - di morti più o meno violente - e continuano a vivere nell'aldilà intrecciando le loro storie in modo diverso come se fossero le infinite alternative che in una vita non è dato - o non c'è il coraggio - di avere. Che c'entrano i gatti? C'entrano perché in questo quadro astratto e visionario, l'unica linea tracciata in modo coerente e che tiene insieme il tutto sono i pellegrinaggi di Pink Tomate, gatto sempre in astinenza di amore e di sballo, e Lerner, il suo compagno indolente e stupidotto che si aggirano tra le vicende di un'umanità evaporata sulle nuvole. E sono testimoni di liti, suicidi, omicidi, destini che, con le loro poche ed essenziali parole, riescono a raccontare con commovente impegno. Si intitola Oppio sulle nuvole (tr. it. U. Bedogni, Lain, 13,50 euro).


Origine: Repubblica

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