Associazione Subalpina Mathesis
Paravia
Fondazione CRT
Convitta Nazionale Umberto I
Con il patrocinio della Città di Torino
MATEMATICA IN NOIR
Teatro Vittoria, Torino 6 maggio 2008
Anche quest'anno l'associazione Subalpina Mathesis di Torino organizza una rassegna teatrale avente come tema la matematica.
L'Associazione Subalpina Mathesis di Torino è una libera associazione di docenti di discipline matematiche dell'Università e del Politecnico di Torino, delle Scuole Medie Inferiori e Superiori del Piemonte.
L'attività dell'Associazione è di indirizzo e coordinamento tra i docenti e gli studiosi di discipline matematiche, al fine di promuovere la buona qualità della didattica della matematica e di migliorare e mantenere elevato il livello professionale degli insegnanti di matematica.
La rassegna teatrale è composta da due spettacoli: il primo andrà in scena il 6 maggio 2008 alle ore 21 al Teatro Vittoria e vedrà la rappresentazione de La Lezione di E. Ionesco, con Martino D'Amico, Raffaella Greco e Silvia Corsi regia di Silvia Corsi e Raffaella Greco e Promateo di e con Silvia Corsi e Raffaella Greco, da un'idea di Margherita Roggero.
LA LEZIONE
Per spiegare perché sia stato scelto il testo di Ionesco basta citare le parole di Gian Renzo Morteo nella prefazione alla storica edizione italiana: "mostrare attraverso contenuti palesemente metafisici, il vuoto di realtà che si nasconde dietro la società umana. Spingere il burlesco fino al limite estremo, con un rovesciamento di ruoli tra i due protagonisti".
E' interessante parlare attraverso il testo di Ionesco agli spettatori a cui è rivolto lo spettacolo, agli insegnanti e agli alunni, della difficoltà di mantenere l'equilibrio tra carnefice e vittima e dell'assurdità di esercitare un diritto, quello allo studio, come se fosse un dovere.
Un'allieva impertinente e insofferente al ragionamento, un professore depositario di un sapere che, forse, non ha capo né coda, e va dunque imposto con la violenza: "La Lezione" è un testo universale e a-temporale, che però abbiamo anche voluto calare (su indicazione precisa di Ionesco) nel suo contesto storico. Il senso dell'Assurdo – cifra stilistica dell'autore – deriva infatti dalla difficoltà di pronunciare qualsiasi tipo di discorso (non solo in campo artistico) dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale: e l'incongruità lessicale e logica del Teatro dell'Assurdo può rivelarsi ora, a più di mezzo secolo di distanza, pregna di significati e indicazioni per il futuro.
L'invito di Ionesco è di essere consapevoli che le premesse ai nostri discorsi vengono sempre poste da noi, e sempre piuttosto arbitrariamente: prima di elaborare delle teorie sul mondo che giustifichino i nostri istinti di morte (come il professore che infine uccide l'allieva che "non voleva imparare"), faremmo meglio a rivedere le nostre premesse, a confrontarle con quelle altrui e a tentare un dialogo che vada oltre l'Assurdo.
PROMATEO
George Cantor, appare come uno dei tanti esempi di vite trafitte dalla matematica: dopo aver esplorato il campo fino ad allora minato (in termini matematici) dell'Infinito, pressato da giochi accademici e afflitto da una fragilità psicologica fatale, Cantor morì in un ospedale psichiatrico ormai dedito ad assurdi studi di storia della letteratura.
Spesso le vite dei matematici "folli" ci vengono raccontate come quelle degli artisti maledetti, segnate da un senso di fatalità ineluttabile, quasi che la Logica, spinta a grandi altezze, fosse destinata a tramutarsi nel suo contrario.
Non siamo del tutto d'accordo con questa ipotesi (di questo si tratta, matematicamente parlando), e abbiamo voluto esplorare in altre direzioni la vita di George Cantor, partendo da una bella idea di Margherita Roggero e Anna Iavarone, secondo cui Cantor potrebbe liberare il titano Prometeo dimostrando l'esistenza di divinità (infiniti) superiori a Zeus.
Cantor e Prometeo sono, nel nostro spettacolo, due "insiemi" separati.
Il titano, condannato a un'eterna tortura da Zeus per aver donato agli uomini il fuoco, le lettere e i numeri, ci ricorda che il suo scopo era "distrarre gli uomini dal pensiero della morte": a contrasto con la finitezza degli uomini, e il loro essere transitori, Prometeo è dunque un "insieme infinito", arcaico e classico, eterno ed eternamente ripetuto.
Dall'altro lato del palco, in una cornice ottocentesca grottesca e divertente, la vita di Cantor si snoda tra intuizioni precoci, contrasti famigliari, orchestre e balli, amori e invidie: una vita – matematicamente parlando – "finita", un frammento di linea tra il punto della nascita e quello della morte.
Ma attraverso la magia teatrale e la logica matematica, i due insiemi avranno momenti di intersezione: profezie e rivelazioni uniscono la vita di Cantor e il mito di Prometeo, fino a farci intuire l'infinito dietro il limitato tempo che ognuno di noi ha a disposizione nella sua vita.
Nessun commento:
Posta un commento