di Germana Grasso
Storia, tradizione e proiezione verso il futuro. Le intenzioni della famiglia titolare della Tipografia Arti Grafiche Falcone sono ispirate dall'amore verso un mestiere in via di estinzione e dalla ferma volontà di provare a tramandarne la memoria storica.
Queste intenzioni sono alla base del progetto per un museo-laboratorio di arte tipografica, che Vincenzo Falcone, titolare della tipografia e fondatore dell'associazione culturale Storico Borgo Sant'Eligio, ha intenzione di sottoporre al Comune di Napoli. L'ente dovrebbe mettere a disposizione un locale di circa 200 metri quadrati per ospitare l'allestimento di un museo composto da antichi macchinari tipografici, ancora funzionanti. «L'obiettivo è la conservazione di macchine da stampa d'epoca, provenienti perlopiù dalla bottega artigiana di Arti Grafiche Falcone, come ad esempio la pedalina Saroglia a tavoletta del 1923 (quella del film "I soliti ignoti") o la Platina Saroglia degli anni '30, e di materiali per la composizione a mano di lavori di tipografia, come ad esempio i caratteri in piombo – spiega Falcone. In tal modo sarebbe possibile racchiudere in un locale la storia e l'evoluzione delle arti grafiche dagli anni 30 fino ai giorni nostri».
Un materiale che rischia di andare perduto non solo perché a Napoli, «una città che non mostra interesse verso la cultura», non esiste un museo di tal genere, ma anche perché «la tipografia è stata smontata a dicembre perché il Comune doveva fare dei lavori nello stabile, terremotato dal 1980. Il Comune ha poi deciso di destinare lo stabile al polo orafo. Quindi siamo stati sfrattati. Sono riuscito a trovare un locale di fronte a quello dove eravamo prima, ma ho dovuto sistemare a mie spese i macchinari in un deposito, con la speranza di riutilizzarli per questo progetto. Se non sarà così - aggiunge con amarezza Falcone - manderò tutto al macero».
Ma il progetto non mira solo alla conservazione di macchinari e dei materiali tipografici e, di conseguenza alla memoria storica dell'antica e nobile arte "delle lettere". «Sposo l'idea di un museo che sia anche laboratorio, dove i giovani possano apprendere teoricamente e praticamente questo mestiere – continua Falcone. Il laboratorio consisterebbe nell'adoperare gli attrezzi e le macchine, dopo l'apprendimento attraverso lezioni impartite da artigiani e maestri d'arte con almeno 40 anni di esperienza».
Vincenzo Falcone è esponente di una famiglia che ha fatto della tipografia la propria ragione di esistenza fin dal 1922, quando Giovanni, padre di Vincenzo, fondò la bottega in vico San Marcellino, prima di trasferirsi nel 1933 in via Duca di Sandonato 69, sede abbandonata temporaneamente tra il 1942 ed il 1945 a causa degli eventi bellici. Nel 1950 inizia la collaborazione del figlio Vincenzo che intraprende l'attività paterna portando innovazioni alla stampa a rilievo, alla stampa a caldo e alla serigrafia. Nello stesso anno viene fatta una ristrutturazione dei locali, che prevede anche la realizzazione di vetri incisi a bulino dal prof. Porcaro raffiguranti Gutenberg, Castaldi e le prime prove di stampa a torchio, ancora custoditi da Falcone. «Con l'avvento del computer l'arte tipografica creata da Gutenberg sta scomparendo – dice Falcone. Ci sono, ancora oggi, lavori che si possono fare esclusivamente con antichi metodi tipografici. Nessuna stampante digitale, ad esempio, può fare la stampa in oro e a rilievo. Ci sono lavori che bisogna ancora stampare in off-set e non in digitale. Ad esempio la fustellatura, cioè la tecnica di sagomare carta e cartoncino, si può fare solo con le macchine tipografiche. Noi lavoriamo con il computer e stampiamo in digitale, seguiamo le innovazioni tecnologiche, ma, ad esempio, le partecipazioni di matrimonio le realizziamo ancora con i caratteri mobili».
ARTI GRAFICHE FALCONE
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