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venerdì 3 ottobre 2008

SVILUPPO DEL MEZZOGIORNO

E' un notevole contributo che Giuseppe Corona offre alla riflessione dei lettori .

Condividiamo i contenuti

di Raffaele Pirozzi


LA DOPPIA FACCIA DELLO STATO di Giuseppe Corona


Il Mezzogiorno soffre di un paradosso che tocca oggi le più alte vette di parossismo. Il paradosso: che lo Stato, con la sua mano pubblica, si presenta con due facce, della debolezza e della forza. Debole là dove dovrebbe essere più forte, forte là dove dovrebbe essere più debole.

Debole nella difesa della legalità, forte nel sostegno assistenziale all'economia, sia essa quella della produzione di merci o quella della produzione di servizi.

La cosa è nota a tutti. Se questo intreccio di forza e debolezza non sia all'origine dei mali, oggi così virulenti, è, invece, domanda che non vien posta.

Al proposito la Campania è laboratorio perfetto, dove si esaltano tutti i mali.

Le terapie che si offrono destano, anch'esse e per alcuni versi, preoccupazione.

Alla jaquerie del partito del no e all'insostenibilità del livello di violenza della malavita un leit motif accomuna le risposte: l'esercito ovvero l'intervento militare. Lo stato di guerra è teoria dei più alti livelli ministeriali.

Bisogna chiedersi se questa non sia una scorciatoia, se la repressione, da sola, sia sufficiente a risolvere il problema.

Per quel che riguarda i guasti fatti dall'invadenza del pubblico e della politica la risposta ha trovato un altro pas-partout: il federalismo fiscale, toccasana rispetto alla malapolitica, invito perentorio al meridionale a fare da sé. Anche qui: è il federalismo, da solo, il toccasana miracoloso che si annuncia?

Va bene, ovviamente, la repressione, va bene, ovviamente, il federalismo, ma la prevenzione, da una parte, una strategia di exit dall'intossicazione assistenzialistica, quando si appronteranno?

Forse è una banalità, ma rimane pur vero che decollo dello sviluppo e pubblici servizi efficienti vanno a braccetto con la prevenzione del malaffare.

Si deve fare da sé, come negarlo, ma quali opportunità di vantaggio e in che forma ci vengono concesse, quale riforma della politica viene promossa? Si tratta solo di tagli e basta?

Si deve reprimere, come negarlo, ma chi, e come, prosciuga il mare in cui nuotano il pesce della malavita e quello della protesta plebea?

Non si corre il rischio, così, di aggravare la malattia, che l'amputazione serva solo a fare sorgere le mille teste della esasperazione e della violenza, in un circolo vizioso senza vie di uscita?

Chi ha a cuore le sorti della Campania e del Mezzogiorno deve oggi parlare un linguaggio severo e rigoroso.

Forse così, misurandosi sui mali reali e non con liti da comare, potrebbero crescere forze di governo e di opposizione.

Se in Italia ci sia un pericolo per la democrazia e se si aggiri in essa un qualche Putin potrà essere, invece, eccitante argomento da salotto, ma, detto francamente, per un territorio dove la democrazia non c'è più, mentre Putin c'è ormai da lungo tempo, rischia di apparire discussione oziosa e perdita di tempo. E non si tratta di un piccolo territorio, ma del Mezzogiorno.


Napoli, 03/10/08

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