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COMUNICATO STAMPA
Testamento biologico/Riccio (medico Welby): "Si arrivi a legge agile"
"Una legge dovrebbe avere pochi articoli, il contrario di quello che sembrerebbe in arrivo." A dirlo è Mario Riccio, anestesista rianimatore che sospese le cure di Piergiorgio Welby, in un'intervista rilasciata a Econews [si prega di citare la fonte] a margine del convegno "Padroni della vita."
"C'è un consenso internazionale unanime", prosegue Riccio parlando di idratazione e alimentazione, "che dice che la terapia nutrizionale è terapia medica. In America, durante il caso Terry Schiavo, nessuno si è sognato di dire che la terapia nutrizionale non è terapia."
"Con la non vincolatività per il medico," osserva ancora Riccio, "il testamento biologico diventerebbe un puro esercizio di scrittura da parte del paziente. L'obiezione di coscienza è invece un tema importante, che andrebbe trattato in modo serio. La prestazione sanitaria non può non essere erogata: una struttura sanitaria può riconoscere che un medico non voglia interrompere una terapia, però si dovrebbe mettere in grado di fare comunque il trattamento che il paziente vuole. Non può accadere come in Lombardia, dove un'intera regione decide che non si può interrompere una terapia."
Sul fiduciario, poi, Riccio dice: "E' una figura fondamentale: è impensabile che una persona, per quanto preparata, possa mettere per scritto tutte le situazioni in cui potrebbe trovarsi. Pare però che nella legge che verrà la figura del fiduciario sarà molto limitata."
Riccio "smonta" poi il concetto di accanimento terapeutico: "Accanimento terapeutico è un ossimoro che si usa solo nel nostro paese, e che non riesce a definire nulla. Ognuno di noi ha un concetto di accanimento, dalla signora che preferì morire piuttosto che farsi amputare una gamba, al testimone di Geova che non vuole la trasfusione."
Riccio conclude poi ai microfoni di Econews segnalando gli aspetti che potrebbero "svuotare di senso" una legge sul testamento biologico: "Rendendo il giudizio del paziente solo un parere, non investendo nella figura del fiduciario, limitando i trattamenti che i pazienti possono esprimere e ancora rendendo troppo burocratica la formulazione del testamento di vita."
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