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lunedì 5 aprile 2010
Gela, mafia o malaffare, il sospetto del dubbio
Sulla questione Mafia in Sicilia la politica di destra e di sinistra ha creato e stà creando un impero di parole che continuano a tacciare il cittadino del Sud di un’infamia che molte volte non gli compete. Il caso eclatante di tale considerazione è avvenuto a Gela, dove alcuni Politici proprio sulla questione Mafia hanno fatto la loro fortuna e dove ancora oggi non si riesce a capire come mai vengano bruciate tante auto a casalinghe, lavoratori ecc. Forse un caso singolo quello del sig. Niki Interlici ma il dubbio di una grande montatura sulla Mafia, sicuramente resta. Una storia macchiavellica che ha avuto come sfondo il recupero di ingenti somme di denaro dalle assicurazioni e dallo stato accedendo ai contributi previsti dalla legge per le vittime del racket. L’ Interlici infatti assieme ad un amico il sig. Di Noto hanno organizzato alla perfezione un grande business che doveva portare nelle tasche dei due, ingenti somme. L’inchiesta denominata “Fuego” è iniziata nel 2009 ed è stata coordinata dal Capitano dei Carabinieri Pasquale Saccone che durante le indagini è riuscito a scoprire che erano stati gli stessi Interlici e Di Noto attraverso l’azione diretta forse di Minori ad incendiare la Smart dello stesso Interlici in via Apollo a Gela nel Marzo del 2009 e provocare l’incendio del magazzino dello stesso Interlici nell’Agosto del 2009. Sui fatti la procura ha firmato le due ordinanze che sono state firmate dal Gip del tribunale di Gela Lirio Conti, su richiesta della locale Procura, guidata dal Procuratore Lucia Lotti. Degne di nota sono anche le dichiarazioni fatte dallo stesso commerciante nei mesi scorsi quando ha accusato la locale associazione Antiracket per averlo lasciato solo. Certamente una vittoria dello stato che però getta molta acqua sul fuoco sulla problematica Mafia in Sicilia e fa scaturire ogni volta il “dubbio dell’innocenza”.
maurizio cirignotta
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